Canali di finanziamento alternativi alle banche, con attenzione particolare alle Pmi; un fisco più favorevole alla patrimonializzazione d’impresa; lo sviluppo di finanziamenti innovativi a lungo termine, soprattutto nelle infrastrutture; un rilancio delle cartolarizzazioni con più trasparenza.
Sono alcuni dei punti chiave del documento sulla “Finanza per la crescita” preparato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in vista della riunione dell’Ecofin informale in programma a Milano sabato prossimo. Un testo di nove pagine, che si affianca al documento sugli investimenti, in cui si analizza la «caduta drammatica» del credito all’economia reale, ininterrotta dal 2012, per poi scendere nel dettaglio delle proposte da presentare ai partner.
Per l’Europa, si legge nelle premesse, l’obiettivo principale deve essere «stimolare investimenti pubblici e privati per promuovere crescita e lavoro». Si cita la necessità di superare la «sterile dicotomia tra crescita e austerità» e molto spazio viene riservato a un mercato unico dei capitali che limiti la dipendenza del credito dalle fonti bancarie, in costante contrazione.
Il contesto generale delle regole, con la partenza dell’Unione bancaria, viene considerato una condizione necessaria ma non sufficiente per riformare nel profondo la finanza d’impresa. Secondo il documento italiano, bisogna spingere sulla regolamentazione dei fondi di investimento a lungo termine, completando il lavoro avviato dalla Comunicazione sul long term financing, e lavorare per un solido e affidabile mercato delle cartolarizzazioni basato su un set omogeneo di regole.
Soprattutto, bisognerà mettere sempre di più al centro delle nuove strategie le Pmi, il pilastro dell’economia della Ue. «I mercati dei capitali negli anni scorsi hanno lavorato bene per le grandi imprese mentre non sono stati attrattivi per le Pmi e le mid-cap. Ora bisognerà agire per invertire questo trend».
Il documento cita come esempio positivo i mini-bond varati proprio dall’Italia, oltre che dalla Germania, e sottolinea l’importanza di incentivare gli investitori istituzionali rivedendo dove possibile la regolamentazione prudenziale o «sviluppando intermediari specializzati, come i fondi di credito». Per aiutare le Pmi a sopportare i costi di questa nuova intermediazione, si potrebbero creare network specializzati nella fornitura di tutti i servizi. Inoltre, allo scopo di favorire ulteriormente i finanziamenti diretti alle piccole imprese da parte degli investitori istituzionali, va sviluppato «un mercato europeo per i collocamenti privati», partendo magari dalle esperienze di Germania e Francia.
Nuove fonti di finanziamento dovranno arrivare sfruttando al meglio la leva del venture capital e dei fondi di debito e, nel campo delle infrastrutture, strumenti innovativi come i project bond, le partnership pubblico-privato, programmi di garanzia, specifici fondi infrastrutturali, tutti da preferire a «strumenti tradizionali come i sussidi pubblici o i prestiti».
Un intero paragrafo è poi riservato all’esigenza di rafforzare le imprese attraverso la patrimonializzazione. «In Paesi dove la tassazione è generalmente più favorevole al debito che all’equity c’è bisogno di renderla più neutrale». Anche in questo caso viene citata un’esperienza italiana, l’Ace (aiuto alla crescita economico), come possibile esempio di una policy volta a «catalizzare investimenti privati in settori ad alta crescita».
Autore: Carmine Fotina
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Canali di finanziamento alternativi alle banche, con attenzione particolare alle Pmi; un fisco più favorevole alla patrimonializzazione d’impresa; lo sviluppo di finanziamenti innovativi a lungo termine, soprattutto nelle infrastrutture; un rilancio delle cartolarizzazioni con più trasparenza.
Sono alcuni dei punti chiave del documento sulla “Finanza per la crescita” preparato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in vista della riunione dell’Ecofin informale in programma a Milano sabato prossimo. Un testo di nove pagine, che si affianca al documento sugli investimenti, in cui si analizza la «caduta drammatica» del credito all’economia reale, ininterrotta dal 2012, per poi scendere nel dettaglio delle proposte da presentare ai partner.
Per l’Europa, si legge nelle premesse, l’obiettivo principale deve essere «stimolare investimenti pubblici e privati per promuovere crescita e lavoro». Si cita la necessità di superare la «sterile dicotomia tra crescita e austerità» e molto spazio viene riservato a un mercato unico dei capitali che limiti la dipendenza del credito dalle fonti bancarie, in costante contrazione.
Il contesto generale delle regole, con la partenza dell’Unione bancaria, viene considerato una condizione necessaria ma non sufficiente per riformare nel profondo la finanza d’impresa. Secondo il documento italiano, bisogna spingere sulla regolamentazione dei fondi di investimento a lungo termine, completando il lavoro avviato dalla Comunicazione sul long term financing, e lavorare per un solido e affidabile mercato delle cartolarizzazioni basato su un set omogeneo di regole.
Soprattutto, bisognerà mettere sempre di più al centro delle nuove strategie le Pmi, il pilastro dell’economia della Ue. «I mercati dei capitali negli anni scorsi hanno lavorato bene per le grandi imprese mentre non sono stati attrattivi per le Pmi e le mid-cap. Ora bisognerà agire per invertire questo trend».
Il documento cita come esempio positivo i mini-bond varati proprio dall’Italia, oltre che dalla Germania, e sottolinea l’importanza di incentivare gli investitori istituzionali rivedendo dove possibile la regolamentazione prudenziale o «sviluppando intermediari specializzati, come i fondi di credito». Per aiutare le Pmi a sopportare i costi di questa nuova intermediazione, si potrebbero creare network specializzati nella fornitura di tutti i servizi. Inoltre, allo scopo di favorire ulteriormente i finanziamenti diretti alle piccole imprese da parte degli investitori istituzionali, va sviluppato «un mercato europeo per i collocamenti privati», partendo magari dalle esperienze di Germania e Francia.
Nuove fonti di finanziamento dovranno arrivare sfruttando al meglio la leva del venture capital e dei fondi di debito e, nel campo delle infrastrutture, strumenti innovativi come i project bond, le partnership pubblico-privato, programmi di garanzia, specifici fondi infrastrutturali, tutti da preferire a «strumenti tradizionali come i sussidi pubblici o i prestiti».
Un intero paragrafo è poi riservato all’esigenza di rafforzare le imprese attraverso la patrimonializzazione. «In Paesi dove la tassazione è generalmente più favorevole al debito che all’equity c’è bisogno di renderla più neutrale». Anche in questo caso viene citata un’esperienza italiana, l’Ace (aiuto alla crescita economico), come possibile esempio di una policy volta a «catalizzare investimenti privati in settori ad alta crescita».
Autore: Carmine Fotina
Fonte:
Il Sole 24 Ore