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Prorogata la moratoria debiti delle Pmi

Le piccole e medie imprese tirano il fiato grazie alla proroga, fino al 31 marzo 2015, dell’accordo per il credito 2013, lo strumento – la cui scadenza era fissata per il 31 dicembre – messo in campo per consentire la sospensione e l’allungamento dei finanziamenti delle aziende. Lo ha reso noto l’Abi (che riunisce le banche) d’intesa con le associazioni d’impresa. «È una misura utile per il tessuto imprenditoriale – commenta Vincenzo Boccia, presidente del comitato tecnico Credito e finanza di Confindustria – ma è un accordo ponte che ci impegna, prima della nuova scadenza, a studiare nuovi strumenti per le imprese che hanno problemi di liquidità». Misure di sostegno che, come ricorda anche la nota diffusa ieri dall’Abi, andranno adeguate all’evoluzione dello scenario regolamentare europeo dopo le nuove regole definite dall’Eba (l’Authority bancaria europea) in materia di attività deteriorate.

L’accordo prevede la possibilità per le imprese di sospendere per 12 mesi il pagamento della quota capitale delle rate di mutui e di leasing, e di allungare la durata dei mutui fino a 4 anni e quella delle anticipazioni bancarie e del credito agrario di conduzione.

La proroga al 31 marzo riguarderà poi anche i due plafond – anch’essi in scadenza al 31 dicembre di quest’anno – messi a disposizione delle piccole e medie imprese: il plafond “Progetti investimenti Italia” riservato alle pmi che continuano a investire nonostante la crisi, e quello “Crediti Pa” per lo smobilizzo, presso il sistema bancario e finanziario, dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della pubblica amministrazione.

La nuova boccata d’ossigeno, quindi, durerà fino al 31 marzo. Ma, come detto, l’Abi e le associazioni d’impresa cofirmatarie – che sono poi Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop), Cia, Coldiretti, Claai, Confedilizia, Confagricoltura, Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) e Confetra – sono già al lavoro per individuare ulteriori strade. «Ci sono tre tasselli importanti – prosegue Boccia – su cui costruire una piattaforma comune. Entro la scadenza fissata dalla proroga, dovremo lavorare per definire nuove misure per sostenere le piccole e medie imprese, ma anche per promuoverne l’evoluzione della struttura finanziaria. Altro aspetto non da poco, poi, sarà quello di avviare iniziative focalizzate alla valorizzazione delle informazionidi natura qualitativa volta a migliorare l’analisi del rischio di credito delle imprese». Basilea 3, ricorda il presidente del comitato tecnico Credito e finanza di Confindustria, «ha finito per dare importanza sostanziale ai parametri quantitativi, ma anche le informazioni di natura qualitativa, come i brevetti o il livello del management, devono essere valutati. Infine, bisognerà fare fronte comune con l’Abi, per rappresentare in sede europea le caratteristiche del contesto operativo italiano in modo da evitare interventi di autorità regolamentari sovranazionali che impattino negativamente sul mercato del credito alle imprese. Perché, se da un lato la Bce inietta nuova liquidità nel sistema a favore delle banche, non è possibile poi che, dall’altro, arrivino delle nuove regole dettate, per esempio, dall’Eba che ne ostacolano l’accesso alle banche limitando quindi l’immissione di questo denaro a favore delle pmi». Per Boccia, però, qualsiasi misura che vada in soccorso delle piccole e medie aziende non può prescindere da un pilastro fondamentale per il rilancio del sistema. «Sostegno al credito e crescita – spiega – devono andare parallelamente. Per questo, accanto agli strumenti che supportano il credito circolante, servono misure di sostegno ai nuovi investimenti. Ma – precisa ancora Boccia – è necessario ragionare non per singoli pezzi, bensì per interventi organici».

Tornando alla proroga, giusto qualche settimana fa l’Abi aveva censito il ricorso all’accordo per il credito (dati aggiornati a ottobre 2014): finora sono state oltre 40mila le pmi che hanno attivato questi strumenti (sospensioni rate e allungamento dei finanziamenti) per un controvalore di 13,7 miliardi di euro, con un picco nel settore “commercio e alberghiero” dove si è registrato il 27,2% delle domande, seguito dall’edilizia e opere pubbliche (18,7%) e dall’industria (15,4%).

 


Autore: Celestina Dominelli
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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