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Padoan, ancora allo studio un veicolo per l’acquisto delle sofferenze bancarie

Il governo sta ancora ragionando sull’ipotesi di creare un veicolo per l’acquisto delle sofferenze bancarie. “Confermo che tra le possibili iniziative allo studio del governo c’è un veicolo per le sofferenze bancarie che sono andate crescendo dal 2008, si tratterebbe di uno schema volontario solo per le banche solventi”, ha riferito oggi il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, nel corso del question time alla camera, specificando che si trattarebbe di uno schema volontario, destinato solo alle banche solventi.

D’altra parte, affrontare le sofferenze fa parte della strategia complessiva di rafforzamento del settore bancario. A seguito della grave recessione, infatti, lo stock di sofferenze è un quinto degli impieghi, le sofferenze lorde sono il 9,8%. E’ quindi “in corso di definizione una specifica metodologia per stabilire il costo degli asset che minimizzi al minimo gli oneri per lo Stato”.

Il veicolo dovrebbe finanziarsi sul mercato attraverso obbligazioni garantite dallo Stato e utilizzare la provvista per rilevare le partite deteriorate dagli istituti di credito. Ma la Commissione europea ritiene che qualsiasi ipotesi di garanzia pubblica sia incompatibile con la normativa europea sugli aiuti di Stato. La trattativa con la Commissione Ue, ha precisato però il ministro, si sviluppa su caratteristiche finalizzate “a dissipare l’idea” che l’intervento sia classificato come aiuto di Stato.

Al centro dell’attività del governo resta, comunque, la riduzione della spesa: l’esecutivo ha infatti previsto interventi migliorativi dei saldi di bilancio pari 0,6 punti di pil di revisione nella spesa nelle aree delineate dal def. Il ministro ha fatto presente che le società partecipate o controllate dal Tesoro hanno ridotto gli stipendi dei manager “di almeno il 25% rispetto al precedente mandato” e questa è “una riduzione dei costi delle società, non un minore esborso per lo Stato”.

Padoan ha però messo in evidenza che c’è una “differenza tra quotate e non quotate”. Regole troppo stringenti sulla remunerazione per le società quotate “potrebbero rendere difficile il reclutamento dei manager che devono affrontare situazioni anche di particolare complessità”.


Autore: Valeria Cotta Ramusino
Fonte:

Milano Finanza

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