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Il credito? Va a chi non serve

Solo le imprese virtuose possono accedere all’accordo per il credito 2015. Possono beneficiare infatti dei tre interventi previsti dall’accordo per il credito 2015 tutte le imprese operanti in Italia, comprese quelle che presentino difficoltà temporanee finanziarie, a condizione che al momento della presentazione della domanda, non abbiano posizione debitorie classificate dalla banca come «sofferenze», «inadempienze probabili» o esposizioni scadute o sconfinati da oltre 90 giorni.

Rientrano nell’accordo per il credito 2015 anche i professionisti e le ditte individuali a patto che tuttavia il finanziamento per il quale si richiede l’allungamento o la sospensione sia stato erogato in funzione dell’attività d’impresa da questi svolta. Queste le ulteriori istruzioni formulate dall’Abi con una circolare del 12 giugno scorso sull’accordo per il credito in favore delle Pmi 2015 sottoscritto il 31 marzo (tra Abi e altre associazioni di rappresentanza delle imprese). L’accordo per il credito 2015 a favore delle pmi appare dunque poco efficace, visto che le imprese in bonis potrebbero naturalmente accedere al credito. Mentre restano fuori proprio quelle con problemi finanziari che hanno maggiori difficoltà di accesso alle agevolazioni previste dall’accordo 2015. Ciascuna banca valuta l’opportunità di rispettare in maniera rigida i criteri comunitari di pmi laddove sia necessario, l’utilizzo di strumenti finanziari o di garanzia pubblici riservati alle pmi, quali, ad esempio, la copertura del fondo Pmi o la provvista messa a disposizione da cassa depositi e prestiti. Tre sono le iniziative previste dall’accordo 2015: «Imprese in ripresa» (sospensione e allungamento dei finanziamenti), «imprese in sviluppo» (finanziamento dei progetti imprenditoriali di investimento e rafforzamento della struttura patrimoniale) e «imprese e p.a.» (per lo smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese verso la p.a.).


Autore: Cinzia De Stefanis
Fonte:

Italia Oggi

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