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Pronto il decreto sui non performing loans

La crisi economica ha determinato il fatto che le imprese italiane attive nel mercato interno abbiano incontrato forti difficoltà: parte dei crediti che sono stati loro concessi dalle banche si sono trasformati presto in sofferenze. Lo ha affermato il viceministro all’Economia, Enrico Morando, al 23° Congresso dell’Acri assicurando che il governo è al lavoro a 360 gradi sulla questione delle sofferenze.

Un primo intervento riguarderà il sistema del diritto e delle regole per accorciare i tempi del recupero dei crediti. E’ pronto, infatti, il provvedimento del Governo per accelerare i tempi di recupero dei crediti, una delle linee di azione per aiutare il sistema bancario a liberarsi del pesante fardello delle sofferenze.

“Non sarà all’ordine del giorno del prossimo Cdm”, invece, il provvedimento per ridurre da cinque anni a uno la deducibilità delle perdite delle banche, “un periodo troppo lungo rispetto all’anno che caratterizza gli altri paesi”, ma “siamo fermamente intenzionati a intervenire in questo campo”, con un “provvedimento a breve”. Non però nel prossimo consiglio dei ministri, perchè prima vanno risolti alcuni problemi di bilancio.

L’intervento più importante però, secondo Morando, consisterà nel creare un mercato comunitario delle sofferenze bancarie. Oggi che c’è l’unione bancaria non si può, secondo il vice-ministro, prescindere da un mercato comune delle sofferenze. “Non si tratta di aiuto di stato”, ha precisato Morando chiedendo anche di evitare la demagogia sul tema. Lo stato si farà remunerare a condizione di mercato  rispetto alla garanzia apposta sul prodotto. Il vice-ministro, proprio in questo contesto, ha anche definito la creazione di una bad bank con garanzia statale e a condizioni di mercato “un’ipotesi praticabile”.

Immediata la risposta di Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio. “Non intervengo direttamente su questa questione, ma posso immaginare che le parole del vice-ministro Morando saranno musica per le orecchie di Antonio Patuelli (presidente dell’Associazione bancari italiani ndr) e di tutti gli amici dell’Abi”, ha chiosato Guzzetti.

Infine per ridurre il fardello fiscale alle Fondazioni bancarie, cresciuto di recente, l’opinione personale espressa del viceministro è quella di una soluzione in cui si applichi la stessa metodologia di cui beneficiano i fondi pensione integrativi con la legge finanziaria vigente: un’aliquota ridotta sul capital gain degli investimenti di medio lungo periodo. Guzzetti, rispondendo all’intervento del ministro dal palco di Lucca, ha ribadito che la questione fiscale per le Fondazioni è molto complessa. Le Fondazioni sono passate da un carico fiscale complessivo di 100 milioni nel 2011 a uno di 423,7 milioni nel 2014.

 


Autore: Claudia Cervini
Fonte:

Milano Finanza

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