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Cattolica Assicurazioni, multa Antitrust: “Pratiche aggressive per recupero crediti”

Cattolica Assicurazioni, la compagnia partecipata al 15% da Banca Popolare di Vicenza, è stata multata per 2 milioni di euro dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato per aver messo in atto “pratiche commerciali scorrette in quanto aggressive” per recuperare i propri crediti. Secondo l’Antitrust la società mandava ai clienti atti di citazione che chiedevano di presentarsi davanti a un giudice di pace diverso da quello territorialmente competente. Non solo: “Questi atti di citazione, inoltre, indicavano una data fittizia della prima udienza, senza che la causa fosse iscritta a ruolo”.

Un comportamento che puntava non a “esercitare un legittimo diritto di recupero del credito in sede giudiziale”, ma “a determinare nel consumatore medio un indebito condizionamento“, e fargli “assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”. In che modo? Facendogli credere che fosse preferibile pagare l’importo richiesto piuttosto che esporsi a un contenzioso giudiziario. Infatti, spiega l’authority, “gli atti di citazione inoltrati presso una sede diversa da quella territorialmente competente sono considerati idonei a esercitare sui destinatari una pressione psicologica, tale da condizionarne indebitamente le scelte e i comportamenti economici”. Alcuni degli atti sono stati inviati, su mandato della Cattolica, da Cnf e Cribis , a cui la compagnia aveva affidato il recupero di una parte dei crediti.

A loro carico tuttavia, si legge nella delibera dell’Antitrust, “non appare configurarsi alcuna responsabilità” in quanto “gli atti di citazione notificati ai consumatori, per i quali la società potrebbe essere imputabile, sono notificati presso la sede competente”. La sanzione ha riguardato solo gli atti notificati direttamente dalla compagnia.

Cattolica Assicurazioni, in una nota, si dice “sorpresa per una sanzione che considera ingiusta ed è certa di poterlo dimostrare, con precisi dati di fatto, in sede di ricorso al Tar“.


Fonte:

Il Fatto Quotidiano

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