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Abi, 2 miliardi per salvare quattro banche entro l’anno

Le banche italiane sono determinate ad andare avanti nel salvataggio di CariFerrara, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti tramite il fondo interbancario di tutela dei depositi e intendono farlo entro l’anno in modo da evitare di incorrere nella normativa sul bail-in che entrerà in vigore dall’inizio del 2016.

“Le banche italiane”, ha sottolineato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in conferenza stampa dopo la riunione del comitato esecutivo dell’associazione, “sono tanto determinate a realizzare i salvataggi dei quattro istituti in crisi, che hanno deciso unanimemente di destinarvi 2 miliardi di euro di risorse private”.

Cosa si può chiedere di più alle banche? “Più che pagare di tasca propria, cosa si possono inventare? Lo vogliamo fare subito, entro l’anno. Se non ci fosse questa determinazione”, ha sbottato, “il fondo interbancario non avrebbe già fatto da otto mesi tutte le delibere del caso”.

Nei giorni scorsi Patuelli aveva avvertito di essere pronto a un ricorso, qualora l’Ue decidesse di vietare il salvataggio di questi istituti con il fondo interbancario e oggi lo ha confermato: se da Bruxelles arrivasse uno stop, ha affermato, “leggeremmo le carte con grande attenzione” perché “siamo fortemente europeisti ma non siamo europeisti acritici. Abbiamo consapevolezza dei nostri doveri e dei nostri diritti, ma anche del fatto che le autorità di Bruxelles non sono superiori ai trattati”.

All’esecutivo dell’associazione delle banche era presente anche il presidente della commissione per i problemi economici e monetari dell’Ue, Roberto Gualtieri che, citando l’articolo 11 della direttiva sull’attuale sistema di garanzia dei depositi, ha chiarito che il salvataggio attraverso il fondo interbancario è “una fattispecie contemplata dalla normativa europea”.

L’Abi non ha, invece, elaborato le stime sull’impatto che il taglio dell’Ires, atteso dal 2017, avrà sul sistema bancario e sul tema è in corso un'”interlocuzione costruttiva”. L’associazione ha però chiesto di “correggere le anomalie” che ridurrebbero i crediti di imposta accumulati negli anni dagli istituti. “E’ una bizzarria italiana, dove in passato”, ha osservato Patuelli, “sono stati posti balzelli di elevata originalità sul trattamento fiscale delle perdite su crediti”.

Fino qualche anno fa venivano spalmate su 18 anni, con il governo Letta si è scesi a cinque anni e ad agosto scorso a un anno. L’Abi non ha quindi confermato la stima circolata di un impatto negativo nell’ordine di 6 miliardi di euro: “Non sono un rabdomante”, si è limitato a dire Patuelli, “mi interessa la linearità del principio giuridico vigente”.

Il Comitato dell’Abi ha poi riscontrato una forte sintonia di analisi e di indicazioni programmatiche indirizzate a una solida ripresa, a una crescita dell’Ue e a un completamento dell’Unione bancaria. Per il presidente dell’Abi c’è stata una convergenza con l’Ue sul fatto che non scadano ma anzi siano rinnovati i provvedimenti di agevolazione dei finanziamenti per le Pmi.

“Questa è una delle priorità perché la ripresa delle attività creditizie non subisca un altro freno da parte di novità normative”, ha detto Patuelli. Altra sintonia c’è stata sulla questione dei salvataggi delle banche in crisi, constatando un parallelismo di valutazione con Gualtieri “e un’assoluta costruttività degli approcci che ci vedono convergenti alla ricerca di soluzioni costruttive per evitare qualsiasi rischio di trauma”.

Infine, dopo gli attentati di Parigi, Patuelli ha fatto sapere che non è arrivato nessun allarme sicurezza. “Le istituzioni non mi hanno segnalato alcunché di problematico”, ha detto. Il sistema bancario italiano, ha rimarcato il numero uno dell’Abi, è avanti in termini di sicurezza sia fisica, perché le telecamere intorno agli sportelli sono sempre a disposizione delle forze dell’ordine, sia informatica, questione su cui, su impulso di Banca d’Italia, sono stati fatti grandi investimenti. Più in generale, secondo Patuelli, la strage di Parigi “spinge ad accelerare in direzione dell’unione dell’Europa per non ritornare ai vecchi nazionalismi”.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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