I prestiti delle banche italiane a famiglie e imprese hanno ripreso a crescere a novembre e a dicembre 2015 ma è tornato a salire lo stock delle sofferenze lorde e nette. Il rapporto Abi aggiornato con i dati di fine 2015 mostra che i tassi sono ancora in calo, ritoccando i minimi storici, mentre si conferma il trend positivo delle nuove erogazioni di credito alle imprese e per i mutui casa.
Nei primi undici mesi del 2015 i nuovi finanziamenti alle imprese sono saliti del 13%, mentre i nuovi mutui per l’acquisto di immobili sono cresciuti del 97,4% con surroghe (cambio di mutuo per avere migliori condizioni) pari a circa il 32,4% del totale.
I crediti a famiglie e imprese a dicembre hanno mostrato un incremento dello 0,5%, simile al dato di novembre, rivisto a +0,7% da un dato preliminare ancora marginalmente negativo, segnando il miglior risultato da aprile 2012, mentre il dato complessivo a fine 2015 dei prestiti all’economia (che include i crediti alla pubblica amministrazione e alle società finanziarie) è salito dello 0,1% in un anno.
I tassi medi alla clientela per i prestiti hanno ritoccato il minimo storico (a dicembre al 3,26%) mentre i tassi medi sui nuovi mutui casa sono al 2,51%, minimo da giugno 2010. La raccolta complessiva delle banche italiane a fine 2015 è calata dello 0,6% per effetto di un calo della raccolta obbligazionaria (-13% per una diminuzione annua di 57,5 miliardi) e un incremento dei depositi del 3,7% nonostante l’impatto del pagamento dell’Imu, rispetto al +2,4% di novembre che era influenzato negativamente dal pagamento delle imposte Ires e Irpef, spiega l’Abi.
Ma le sofferenze a novembre sono salite di nuovo, con quelle lorde a 201 miliardi dai 199 miliardi di ottobre (pari al 10,4% degli impieghi, invariato da ottobre) e quelle nette a 88,8 miliardi da 87,2 miliardi (il 4,89% degli impieghi dal 4,85% a ottobre). Sulla base dell’ultimo dato disponibile, a giugno scorso il numero complessivo degli affidati in sofferenza era pari a 1.188.401, in prevalenza imprese e famiglie.
In merito alla mole di sofferenze delle banche italiane il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha voluto puntualizzare che la richiesta di dati sui crediti deteriorati fatta dalla Bce ad alcune banche europee, tra cui alcune italiane (Unicredit, il Banco Popolare, Bpm, Mps e Carige), non mira a chiedere azioni specifiche agli istituti ma è un’attività già annunciata a novembre per studiare il fenomeno dell’accumulo delle sofferenze in Europa.
Sabatini ha, infatti, ricordato che già a novembre, in occasione della visita a Milano del presidente dell’Ssm, Daniele Nouy, era stata data l’informazione circa la costituzione in seno all’Ssm di una task force volta a studiare il tema dell’accumulo dei non performing loans nelle banche europee (non solo italiane) nell’ottica di individuare “best practices” per la loro ordinata gestione.
Quindi la richiesta rivolta a un campione di banche europee, tra cui anche alcune banche italiane, rientra nelle attività preliminari di tale task force e si tratta di un esercizio ordinario di raccolta di informazioni (stock taking) su cui basare i lavori successivi e dunque non di un’azione di vigilanza mirata all’adozione di misure specifiche nei confronti di alcune banche.
Anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha spiegato che l’iniziativa avviata dalla Bce sulle sofferenze delle banche non mira a evidenziare nessuna preoccupazione specifica per gli istituti italiani ma è parte di uno studio per trovare le migliori pratiche nella gestione di questi crediti.
La stessa Banca centrale europea, ha fatto presente Padoan, “è intervenuta opportunamente per chiarire che la richiesta di informazioni inviata ad alcune banche italiane è stata inviata a molte altre banche dell’area euro ed è una prassi standard”. Quindi, nessuna preoccupazione specifica per le banche italiane, “ma soltanto uno studio per identificare best practice nella gestione dei crediti in sofferenza”.
L’iniziativa della Bce ha alimentato sul mercato i timori che la vigilanza di Francoforte stia per chiedere ulteriori rettifiche nei portafogli crediti degli istituti bancari italiani che oggi, come ieri, sono stati oggetto di forti vendite in borsa. Ora sono in ripresa dai minimi intraday Unicredit (-2,69%), Bpm (+0,61%), Bper (-2,04%); ancora sotto pressione Mps (-11,63%), il Banco Popolare (-4,90%) e Carige (-11,23%). A Piazza Affari, grazie a Eni (+1,85%) e Telecom Italia (+4%), l’indice Ftse Mib sale dell’1,10% a 18.891 punti.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
I prestiti delle banche italiane a famiglie e imprese hanno ripreso a crescere a novembre e a dicembre 2015 ma è tornato a salire lo stock delle sofferenze lorde e nette. Il rapporto Abi aggiornato con i dati di fine 2015 mostra che i tassi sono ancora in calo, ritoccando i minimi storici, mentre si conferma il trend positivo delle nuove erogazioni di credito alle imprese e per i mutui casa.
Nei primi undici mesi del 2015 i nuovi finanziamenti alle imprese sono saliti del 13%, mentre i nuovi mutui per l’acquisto di immobili sono cresciuti del 97,4% con surroghe (cambio di mutuo per avere migliori condizioni) pari a circa il 32,4% del totale.
I crediti a famiglie e imprese a dicembre hanno mostrato un incremento dello 0,5%, simile al dato di novembre, rivisto a +0,7% da un dato preliminare ancora marginalmente negativo, segnando il miglior risultato da aprile 2012, mentre il dato complessivo a fine 2015 dei prestiti all’economia (che include i crediti alla pubblica amministrazione e alle società finanziarie) è salito dello 0,1% in un anno.
I tassi medi alla clientela per i prestiti hanno ritoccato il minimo storico (a dicembre al 3,26%) mentre i tassi medi sui nuovi mutui casa sono al 2,51%, minimo da giugno 2010. La raccolta complessiva delle banche italiane a fine 2015 è calata dello 0,6% per effetto di un calo della raccolta obbligazionaria (-13% per una diminuzione annua di 57,5 miliardi) e un incremento dei depositi del 3,7% nonostante l’impatto del pagamento dell’Imu, rispetto al +2,4% di novembre che era influenzato negativamente dal pagamento delle imposte Ires e Irpef, spiega l’Abi.
Ma le sofferenze a novembre sono salite di nuovo, con quelle lorde a 201 miliardi dai 199 miliardi di ottobre (pari al 10,4% degli impieghi, invariato da ottobre) e quelle nette a 88,8 miliardi da 87,2 miliardi (il 4,89% degli impieghi dal 4,85% a ottobre). Sulla base dell’ultimo dato disponibile, a giugno scorso il numero complessivo degli affidati in sofferenza era pari a 1.188.401, in prevalenza imprese e famiglie.
In merito alla mole di sofferenze delle banche italiane il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha voluto puntualizzare che la richiesta di dati sui crediti deteriorati fatta dalla Bce ad alcune banche europee, tra cui alcune italiane (Unicredit, il Banco Popolare, Bpm, Mps e Carige), non mira a chiedere azioni specifiche agli istituti ma è un’attività già annunciata a novembre per studiare il fenomeno dell’accumulo delle sofferenze in Europa.
Sabatini ha, infatti, ricordato che già a novembre, in occasione della visita a Milano del presidente dell’Ssm, Daniele Nouy, era stata data l’informazione circa la costituzione in seno all’Ssm di una task force volta a studiare il tema dell’accumulo dei non performing loans nelle banche europee (non solo italiane) nell’ottica di individuare “best practices” per la loro ordinata gestione.
Quindi la richiesta rivolta a un campione di banche europee, tra cui anche alcune banche italiane, rientra nelle attività preliminari di tale task force e si tratta di un esercizio ordinario di raccolta di informazioni (stock taking) su cui basare i lavori successivi e dunque non di un’azione di vigilanza mirata all’adozione di misure specifiche nei confronti di alcune banche.
Anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha spiegato che l’iniziativa avviata dalla Bce sulle sofferenze delle banche non mira a evidenziare nessuna preoccupazione specifica per gli istituti italiani ma è parte di uno studio per trovare le migliori pratiche nella gestione di questi crediti.
La stessa Banca centrale europea, ha fatto presente Padoan, “è intervenuta opportunamente per chiarire che la richiesta di informazioni inviata ad alcune banche italiane è stata inviata a molte altre banche dell’area euro ed è una prassi standard”. Quindi, nessuna preoccupazione specifica per le banche italiane, “ma soltanto uno studio per identificare best practice nella gestione dei crediti in sofferenza”.
L’iniziativa della Bce ha alimentato sul mercato i timori che la vigilanza di Francoforte stia per chiedere ulteriori rettifiche nei portafogli crediti degli istituti bancari italiani che oggi, come ieri, sono stati oggetto di forti vendite in borsa. Ora sono in ripresa dai minimi intraday Unicredit (-2,69%), Bpm (+0,61%), Bper (-2,04%); ancora sotto pressione Mps (-11,63%), il Banco Popolare (-4,90%) e Carige (-11,23%). A Piazza Affari, grazie a Eni (+1,85%) e Telecom Italia (+4%), l’indice Ftse Mib sale dell’1,10% a 18.891 punti.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza