Scelti per voi

Bail-in e sofferenze, i timori del mercato

Che cosa c’è dietro al pesante calo delle banche italiane in questi due giorni? Se gli investitori hanno punito i titoli domestici del credito è perché su di essi, anzitutto, si concentrano le maggiori fragilità e i timori del mercato.

La mole massiccia di crediti deteriorati- pari 350 miliardi circa, di cui circa 200 miliardi composti da sofferenze – pone di fatto il nodo in cima all’attenzione degli operatori della politica, come dimostra anche il dialogo intenso tra Roma e Bruxelles sul tema della bad bank. Ecco perché di fronte alla notizia- anticipata dal Sole 24 Ore sabato scorso e confermata dalla stessa Bce – del varo di un’indagine conoscitiva della Banca centrale europea sul tema dei non performing loans sull’intero comparto europeo del credito, gli operatori hanno scelto di focalizzarsi sull’Italia. Del resto, nelle ultime settimane la sensibilità degli operatori internazionali sul nostro mercato è aumentata ulteriormente: molto si deve alla vicenda del salvataggio delle quattro banche regionali italiane e al caso della banca portoghese Banif, nel cui salvataggio sono stati coinvolti anche fondi di investimento istituzionali. Il timore di alcuni operatori è che possa scattare qualcosa di simile anche in Italia, con un parziale azzeramento dei bond subordinati. Molti guardano in questo senso al Monte dei Paschi di Siena, che peraltro non ha il supporto di motivi d’acquisto, vista l’assenza di un possibile acquirente. Tutto ciò ha di fatto contribuito a ingenerare un clima di sfiducia generalizzato, che già la scorsa settimana aveva contagiato parte del settore bancario domestico. Se a questo si aggiunge un fatto tecnico – e cioè che i titoli bancari italiani sono molto liquidi, e quindi facilmente vendibili, soprattutto tramite l’intero basket del future sull’indice Ftse Mib, impedendo così di distinguere tra i singoli titoli-si capisce come il settore italiano del credito finisca rapidamente nel radar degli investitori internazionali, che hanno gioco facile a vendere allo scoperto, creando così ribassi a catena. I titoli italiani del settore bancario, insomma, sono la preda migliore per chi vuole speculare al ribasso.

L’analisi della Bce

Certo è che, come anticipato dal Sole 24 Ore sabato scorso, l’azione della Bce sui non performing loans interessa l’intero comparto europeo del credito, e non solo le banche italiane. Il rischio di credito è del resto una delle priorità che il Single supervisory mechanism, il braccio della Vigilanza della Bce, si è dato per il 2016. A detta della stessa Authority, in termini generali «gli elevati livelli di crediti deteriorati richiedono maggiore attenzione da parte dell’autorità di vigilanza». Vero è che l’Ssm nello stesso tempo è consapevole che «il peggioramento della qualità creditizia dei prestiti a imprese e famiglie e l’allentamento dei criteri di concessione destano preoccupazione in diversi paesi del Meccanismo unico di vigilanza, specie in quelli più colpiti dalla crisi». Come noto, la Bce ha deciso di monitorare da vicino la situazione degli enti creditizi con alti livelli di crediti deteriorati: in questo sen so, in seno all’Ssm, è stata creata una task force dedicata che formulerà proposte sulle azioni da intraprendere al riguardo. È stato inviato un questionario “conoscitivo” ad alcune banche, che si propone di fare il punto sulle modalità operative dei non performing loans, sui team interni e su eventuali divisioni dedicate alla gestione del credito non performing. L’obiettivo è favorire un’armonizzazione delle pratiche tra i diversi paesi europei nella gestione dei crediti deteriorati, ma anche a mettere a fattor comune le best practices in materia. Il secondo obiettivo è di sensibilizzare le banche ad adottare un approccio più attivo in materia di gestione dei crediti deteriorati, proponendo, ove possibile, misure di supporto.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.