Come ha potuto lItalia delle mille banche e milioni di imprese quintuplicare in un decennio i crediti marci ? Quanti errori, miopie, fatalità si sono verificati nei prestiti dei banchieri nostrani se poi il denaro non torna indietro, e zavorra le banche come le imprese che chiedono nuovi finananziamenti? Il percorso del Credito tipo italiano aiuta a rispondere. Il Credito tipo, che rappresenta circa il 50% dei 201 miliardi di sofferenze, è stato erogato a unimpresa piccola o media, e si è moltiplicato per dieci negli anni buoni (fino al 2007), quando leconomia pompava e la congiuntura mondiale era arrembante.
Ci basiamo su un dossier reale, ma chiameremo lazienda col nome di fantasia Pinca. Nel 2000 Pinca chiede di aprire un conto corrente presso una o più banche, con castelletto e anticipo fatture. E la prima forma di credito. Gli affari marciano e Pinca nel 2001 singrandisce: chiedendo affidamenti bancari a medio termine. Altri due anni e limpresa decide di costruire uno stabilimento, e lo paga tramite un mutuo ipotecario. Siamo al 2006, per Pinca è lora di sbarcare allestero: chiede altri fidi bancari per aprire una filiale, e si fa concedere linee per anticipi sullexport futuro.
Tutto si tiene, e lanno dopo Pinca partecipa a un appalto internazionale: ma servono fideiussioni bancarie per farlo. Siamo al 2007, la finanza mondiale inizia a scuotersi per il caso dei mutui subprime Usa. Lesposizione di Pinca intanto è salita da 300mila euro a 7 milioni, in tutte le principali forme tecniche, e le banche controparti sono ormai una dozzina. Ma sono crediti in bonis, Pinca ne paga gli interessi e su questi milioni gli istituti accantonano somme minime: tra uno zero virgola e il 2%, secondo il rating interno di Pinca. Qualche istituto, però, si spaventa. Nel 2008 i primi segnali di crisi mondiale fanno scappare le banche minori, che incassano le fatture e salutano. Due anni dopo la crisi è acuta: Pinca perde ricavi e ordini. Altre tre banche la abbandonano, mentre le più grandi chiedono rimborsi parziali, anche se lazienda non può pagare: deve ristrutturare.
Ecco dunque il piano di risanamento (art. 67 legge fallimentare), che estende i crediti di un paio danni. Le banche scendono a otto, e devono classificare i crediti come esposizione scaduta e/o sconfinante deteriorata, che implica accantonamenti in bilancio tra il 20 e il 40% del valore iniziale.
Ma la recessione continua. Nel 2011 serve una ristrutturazione più severa: laccordo ex 182 bis della legge fallimentare, che paga i fornitori, spalma su 5 anni i pagamenti al fisco, stralcia e allunga i crediti. A questo punto le banche devono trasferire nelle inadempienze probabili i crediti, e mettere altri soldi a riserva nei bilanci: circa il 50%.
Siamo al 2014 e neanche lultima ristrutturazione regge: Pinca non può rilanciare i ricavi, anche perché nel mentre ha tagliato gli investimenti in tecnologia e la rete di vendita; in pratica produce per il magazzino.
Così lazienda chiede il concordato in continuità, che stralcia circa metà del vecchio debito. Ma nel 2015, nonostante i segnali di ripresa della congiuntura, Pinca è in uno stato di inadempienza «chiara e irreversibile»: il concordato in continuità si trasforma in concordato liquidatorio. E questo il passaggio in cui le inadempienze probabili sono iscritte come sofferenze, per cui servono livelli di copertura a riserva tra la metà e il 100% dellammontare. Le banche italiane in media accantonano il 56,5%, anche perché alcuni di quei crediti sono coperti da garanzie su beni reali. Addio Pinca, buongiorno sofferenze.
Autore: Andrea Greco
Fonte:
Repubblica
Come ha potuto lItalia delle mille banche e milioni di imprese quintuplicare in un decennio i crediti marci ? Quanti errori, miopie, fatalità si sono verificati nei prestiti dei banchieri nostrani se poi il denaro non torna indietro, e zavorra le banche come le imprese che chiedono nuovi finananziamenti? Il percorso del Credito tipo italiano aiuta a rispondere. Il Credito tipo, che rappresenta circa il 50% dei 201 miliardi di sofferenze, è stato erogato a unimpresa piccola o media, e si è moltiplicato per dieci negli anni buoni (fino al 2007), quando leconomia pompava e la congiuntura mondiale era arrembante.
Autore: Andrea Greco
Fonte:
Repubblica