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Ecco l’impatto della GACS

Il prezzo che gli investitori pagheranno per i portafogli di crediti in sofferenza cartolarizzati, in caso di applicazione della garanzia pubblica (Gacs) alle tranche senior, potrebbe aumentare del 10-20% rispetto a quello che gli investitori stessi sarebbero disposti a pagare senza la garanzia dello Stato.

Il calcolo è stato presentato ieri da Gianandrea De Bernardis, amministratore Delegato di Cerved Group, nel corso di un’audizione alla Camera, e conferma quanto sostanzialmente già anticipato a MF-Milano Finanza dagli operatori e confermato poi in un’intervista da Alessandro Rivera, capo della direzione Sistema Bancario e Finanziario e Affari Legali del Tesoro, ossia l’uomo che ha trattato in prima persona con Bruxelles.

La stima degli operatori e dello stesso Rivera era di un incremento del prezzo in media pari a 2-3 punti percentuali del valore lordo del portafoglio cartolarizzato.

Considerando, come ipotizzato da Cerved che la tranche senior dei titoli derivanti dalla cartolarizzazione rappresenti il 50% del valore totale dell’emissione, ciò significa che per un prezzo base degli npl compreso tra 15 e 30 centesimi (a seconda del tipo di portafogli e quindi del mix tra secured e unsecured) su un valore lordo di 100, quel prezzo passerebbe da 18-36 centesimi in un’ipotesi ottimistica e a 16,5-33 centesimi in quella meno favorevole.

“Questo sistema consente agli investitori specializzati in npl che acquistano le obbligazioni junior di abbassare il costo medio del capitale e quindi pagare un prezzo maggiore alle banche cedenti” ha spiegato de Bernardis sottolineando che “l’effetto è tanto maggiore quanto maggiore è il peso della tranche senior” mentre “il beneficio diminuirebbe velocemente al diminuire della tranche senior”.

In termini di maggiori transazioni che tipo di impatto ci si può aspettare dall’applicazione della garanzia pubblica?

Secondo Cerved, si parla della possibilità di smobilizzare in questo modo dai libri delle banche sino a 70 miliardi di euro di sofferenze. Certo, non tutte in un colpo.

L’anno scorso, le stime più accreditate indicavano in circa 20 miliardi di euro il valore delle operazioni di compravendita di portafogli npl italiani, ma si tratta di un valore che comprende anche operazioni di secondario, che quindi non hanno portato alcun nuovo beneficio ai bilanci delle banche.

Grazia alla Gacs e a tutta un’altra serie di processi innescati dal governo in tema di diritto fallimentare e di riduzione dei tempi delle procedure giudiziarie, il cosiddetto pricing gap tra domanda e offerta di crediti npl è destinato a diminuire e quindi le operazioni di cessione di portafogli ad aumentare.

E secondo a quanto risulta a MF, Cerved ritiene probabile che già quest’anno le sole operazioni di primario possano raggiungere quota 20-25 milardi su npl italiani.

L’effetto di per sé non è quindi enorme ma, come si dice, tutto fa. Lo ha detto chiaramente Standard&Poor’s nel suo report al tema Gacs pubblicato martedì scorso.

S&P in quanto agenzia di rating , è un attore cruciale nell’ambito del meccanismo della Gacs, perché la garanzia pubblica potrà essere assegnata alle tranche senior soltanto una volta che un’agenzia di rating avrà assegnato a quelle tranche il rating investment grade.

S&P ha sottolineato il fatto che la Gacs non va a ridurre direttamente la differenza tra prezzo di mercato e valore degli npl a bilancio, che è relativamente cara per le banche perché si applica soltanto alle tranche senior. Per questo motivo S&P si aspetta dalla Gacs i benefici che si sono visti invece in Irlanda e in Spagna nel 2009 e nel 2012, quando sono stati applicati meccanismi simili per risolvere il problema degli npl delle banche. Tuttavia, ammette l’agenzia di rating, oggi i tempi sono diversi e le regole Ue sugli aiuti di stato nel frattempo sono diventata più restrittive. Inoltre il problema degli npl italiani è nato essenzialmente per colpa della recessione e non per lo scoppio di una bolla immobiliare.

 

 

 


Autore: Stefania Peveraro
Fonte:

Milano Finanza

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