Boom di pagamenti a rate per Equitalia: dal 2008, anno in cui è stata trasferita agli agenti della riscossione la competenza in materia, al 31 dicembre 2015, l’Agenzia ha gestito circa 5,6 milioni di istanze di rateizzazione da contribuenti in difficoltà economica, per un valore di oltre 107 miliardi di euro. Lo ha detto l’amministratore delegato di Equitali Ernesto Maria Ruffini in audizione alla commissione Bilancio del Senato. Nel 2015 gli incassi da rateazione, ha aggiunto, hanno rappresentato circa il 50% del totale, “un dato sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente”.
In ogni caso, dal primo ottobre 2006 a oggi le riscossioni sono “sensibilmente” aumentate: nel periodo 2000-2005 le concessionarie private avevano incassato in media circa 2,9 miliardi l’anno; con Equitalia la media è salita a 7,7 miliardi di euro. “Tutto cio'”, ha spiegato Ruffini, “nonostante la congiuntura economica” negativa e “le conseguenti iniziative normative introdotte per dare respiro ai contribuenti, limitando gli strumenti a disposizione di Equitalia”.
Crediti non riscossi: su 1.058 mld solo 51 mld recuperabili. I crediti non riscossi tra il 2000 e il 2015 affidati a Equitalia ammontano a 1.058 mld e di questi appena 51 mld sono effettivamente “lavorabili”. “Il 20,5%”, ha precisato Ruffini, “è stato annullato dagli stessi enti creditori, in quanto ritenuto indebito a seguito di autotutela da parte degli enti creditori o di decisioni dell’autorità giudiziaria”.
Dei restanti 841 mld di euro, ha spiegato Ruffini, oltre un terzo sono difficilmente recuperabili: 138 mld sono dovuti da soggetti falliti, 78 mld da persone decedute e imprese cessate, 92 mld da nullatenenti, per altri 28 mld la riscossione è sospesa, sempre per forma di autotutela”.
Dei restanti 506 mld, ha proseguito il manager, “oltre il 60% (314 mld) corrispondono a posizioni per cui sono tentate invano azioni esecutive. Al netto di altri 25 mld di rate per riscossioni dilazionate e 81 mld di riscosso, il magazzino residuo si riduce a 85 mld, di cui 34 mld sono non lavorabili per norme a favore dei contribuenti, quali interventi sul valore minimo per l’iscrizione ipotecaria, sull’impignorabilità della prima casa, sui beni strumentali ecc.”. “Le posizioni effettivamente lavorabili – ha concluso Ruffini- si riducono quindi a 51 mld, il 5% del carico totale lordo iniziale”.
Fonte:
Italia Oggi
Boom di pagamenti a rate per Equitalia: dal 2008, anno in cui è stata trasferita agli agenti della riscossione la competenza in materia, al 31 dicembre 2015, l’Agenzia ha gestito circa 5,6 milioni di istanze di rateizzazione da contribuenti in difficoltà economica, per un valore di oltre 107 miliardi di euro. Lo ha detto l’amministratore delegato di Equitali Ernesto Maria Ruffini in audizione alla commissione Bilancio del Senato. Nel 2015 gli incassi da rateazione, ha aggiunto, hanno rappresentato circa il 50% del totale, “un dato sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente”.
In ogni caso, dal primo ottobre 2006 a oggi le riscossioni sono “sensibilmente” aumentate: nel periodo 2000-2005 le concessionarie private avevano incassato in media circa 2,9 miliardi l’anno; con Equitalia la media è salita a 7,7 miliardi di euro. “Tutto cio'”, ha spiegato Ruffini, “nonostante la congiuntura economica” negativa e “le conseguenti iniziative normative introdotte per dare respiro ai contribuenti, limitando gli strumenti a disposizione di Equitalia”.
Crediti non riscossi: su 1.058 mld solo 51 mld recuperabili. I crediti non riscossi tra il 2000 e il 2015 affidati a Equitalia ammontano a 1.058 mld e di questi appena 51 mld sono effettivamente “lavorabili”. “Il 20,5%”, ha precisato Ruffini, “è stato annullato dagli stessi enti creditori, in quanto ritenuto indebito a seguito di autotutela da parte degli enti creditori o di decisioni dell’autorità giudiziaria”.
Dei restanti 841 mld di euro, ha spiegato Ruffini, oltre un terzo sono difficilmente recuperabili: 138 mld sono dovuti da soggetti falliti, 78 mld da persone decedute e imprese cessate, 92 mld da nullatenenti, per altri 28 mld la riscossione è sospesa, sempre per forma di autotutela”.
Dei restanti 506 mld, ha proseguito il manager, “oltre il 60% (314 mld) corrispondono a posizioni per cui sono tentate invano azioni esecutive. Al netto di altri 25 mld di rate per riscossioni dilazionate e 81 mld di riscosso, il magazzino residuo si riduce a 85 mld, di cui 34 mld sono non lavorabili per norme a favore dei contribuenti, quali interventi sul valore minimo per l’iscrizione ipotecaria, sull’impignorabilità della prima casa, sui beni strumentali ecc.”. “Le posizioni effettivamente lavorabili – ha concluso Ruffini- si riducono quindi a 51 mld, il 5% del carico totale lordo iniziale”.
Fonte:
Italia Oggi