È stato un anno record, il 2015, per il mercato dei non performing loans in Europa. Perchè nei dodici mesi appena conclusi, secondo la fotografia scattata da Kpmg, sono passati di mano circa 104 miliardi di euro di crediti in sofferenza, un livello che non si vedeva dallo scoppio della crisi finanziaria, datata 2008. E in questo quadro, lItalia ha mostrato una buona reattività.
Nel complesso, il volume delle transazioni si è attestato sui 13,3 miliardi di euro, facendo così del nostro paese il quarto mercato più importante dopo Gran Bretagna, Spagna e Irlanda, che insieme hanno registrato deal per 73 miliardi di euro. Tra i gruppi più attivi in Italia da segnalare UniCredit, Mps e Banco Popolare, tra le italiane, e Goldman Sachs e Deutsche Bank tra le estere. Così come sul fronte dei fondi interessati da sottolineare lattivismo in acquisto di soggettu come Anacap, Algebris e Banca Ifis (questultima concentrata sul fronte consumer).
Ma al di là dellaspetto puramente quantitativo, lItalia appare un mercato diverso dagli altri soprattutto sotto il profilo della tipologia delle operazioni. «In confronto con il resto dEuropa, le compravendite di portafogli nel nostro paese fino ad oggi hanno riguardato soprattutto portafogli unsecured (senza garanzie, ndr) che hanno un valore netto molto basso e hanno un impatto ridotto sui bilanci, o relativi al mercato secondario», spiega Domenico Torini, Director Kpmg Corporate Finance, che ha curato lo studio per lItalia.
Ecco perchè, a questo punto, nel 2016 la vera sfida per le banche italiane che devono fare i conti un livello di crediti deteriorati lordi pari a circa 350 miliardi sarà la cessione dei prestiti «più difficili, quelli con un collaterale più corporate e immobiliare», aggiunge il consulente.
Le previsioni sono dunque per un ampliamento dei deal relativi alla parte più importante dei portafogli crediti degli istituti, che fino ad oggi sono stati lasciati fermi sia per la complessità della loro gestione, sia per le potenziali minusvalenze connesse alla loro messa in vendita sul mercato. Ora che le pressioni della Vigilanza per un alleggerimento delle sofferenze si fanno sempre evidenti, il mercato potrebbe scaldarsi: le attese sono per un rilancio nel secondo semestre dellanno, per una definita accelerazione nel 2017. «Stimiamo che nel 2016 il volume delle operazioni si attesti sui 15-16 miliardi, mentre nei prossimi anni ci potrebbero essere operazioni in via di finalizzazione per circa 27 miliardi di euro».
Un aiuto importante per lo smobilizzo di questi crediti potrebbe arrivare dallimplementazione della garanzia pubblica sulle tranche senior di cartolarizzazioni di crediti non performing (la cosiddetta Gacs). «Ancora mancano i dettagli ma linteresse degli operatori cè, e questo conferma le potenzialità del mercato», sottolinea Torini.
Di sicuro il punto di svolta per gli istituti maggiore attenzione da parte degli istituti nelle selezione dei portafogli, facendo attenzione alla qualità del sottostante. «A tendere conterà sempre di più la possibilità di avere pacchetti di non performing omogenei e la scelta della giusta controparte nellambito di un processo competitivo».
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore
È stato un anno record, il 2015, per il mercato dei non performing loans in Europa. Perchè nei dodici mesi appena conclusi, secondo la fotografia scattata da Kpmg, sono passati di mano circa 104 miliardi di euro di crediti in sofferenza, un livello che non si vedeva dallo scoppio della crisi finanziaria, datata 2008. E in questo quadro, lItalia ha mostrato una buona reattività.
Nel complesso, il volume delle transazioni si è attestato sui 13,3 miliardi di euro, facendo così del nostro paese il quarto mercato più importante dopo Gran Bretagna, Spagna e Irlanda, che insieme hanno registrato deal per 73 miliardi di euro. Tra i gruppi più attivi in Italia da segnalare UniCredit, Mps e Banco Popolare, tra le italiane, e Goldman Sachs e Deutsche Bank tra le estere. Così come sul fronte dei fondi interessati da sottolineare lattivismo in acquisto di soggettu come Anacap, Algebris e Banca Ifis (questultima concentrata sul fronte consumer).
Ma al di là dellaspetto puramente quantitativo, lItalia appare un mercato diverso dagli altri soprattutto sotto il profilo della tipologia delle operazioni. «In confronto con il resto dEuropa, le compravendite di portafogli nel nostro paese fino ad oggi hanno riguardato soprattutto portafogli unsecured (senza garanzie, ndr) che hanno un valore netto molto basso e hanno un impatto ridotto sui bilanci, o relativi al mercato secondario», spiega Domenico Torini, Director Kpmg Corporate Finance, che ha curato lo studio per lItalia.
Ecco perchè, a questo punto, nel 2016 la vera sfida per le banche italiane che devono fare i conti un livello di crediti deteriorati lordi pari a circa 350 miliardi sarà la cessione dei prestiti «più difficili, quelli con un collaterale più corporate e immobiliare», aggiunge il consulente.
Le previsioni sono dunque per un ampliamento dei deal relativi alla parte più importante dei portafogli crediti degli istituti, che fino ad oggi sono stati lasciati fermi sia per la complessità della loro gestione, sia per le potenziali minusvalenze connesse alla loro messa in vendita sul mercato. Ora che le pressioni della Vigilanza per un alleggerimento delle sofferenze si fanno sempre evidenti, il mercato potrebbe scaldarsi: le attese sono per un rilancio nel secondo semestre dellanno, per una definita accelerazione nel 2017. «Stimiamo che nel 2016 il volume delle operazioni si attesti sui 15-16 miliardi, mentre nei prossimi anni ci potrebbero essere operazioni in via di finalizzazione per circa 27 miliardi di euro».
Un aiuto importante per lo smobilizzo di questi crediti potrebbe arrivare dallimplementazione della garanzia pubblica sulle tranche senior di cartolarizzazioni di crediti non performing (la cosiddetta Gacs). «Ancora mancano i dettagli ma linteresse degli operatori cè, e questo conferma le potenzialità del mercato», sottolinea Torini.
Di sicuro il punto di svolta per gli istituti maggiore attenzione da parte degli istituti nelle selezione dei portafogli, facendo attenzione alla qualità del sottostante. «A tendere conterà sempre di più la possibilità di avere pacchetti di non performing omogenei e la scelta della giusta controparte nellambito di un processo competitivo».
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore