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Npl, ecco come si fa il prezzo

L’ultima parte dell’anno potrebbe essere un periodo caldo per il mercato del credito deteriorato.

Le recenti novità normative, il pressing delle autorità di vigilanza e alcune iniziative pilota potrebbero mettere definitivamente in moto un settore che finora non ha certo brillato per vivacità. E’ di qualche giorno fa la notizia della prima cartolarizzazione pubblica con garanzia statale (Gacs) un’iniziativa condotta in porto dalla Banca Popolare di Bari affiancata da Prelios Credit Servicing e Jp Morgan. Il dato particolarmente interessante è che la cessione delle sofferenze è avvenuta al 30% del valore lordo, prezzo al di sopra della media del mercato e molto lontano dal 22,3% fissato qualche mese fa da Banca d’Italia per le quattro good bank. Come si è arrivati a quel prezzo?

Il meccanismo della garanzia pubblica sulla tranche senior ha aiutato molto anche se tra le righe del paper in cui ha comunicato il rating, Moody’s fa un’analisi più articolata. Il giudizio dell’agenzia di rating americana riflette un esame complessivo delle condizioni del portafoglio e del lavoro svolto da banca e controparti esterne. Al di là del sistema di garanzie applicato, la composizione dello stock di sofferenze resta un elemento fondamentale per determinare il prezzo. Soprattutto perché influisce sui tassi e sulle tempistiche di recupero. Nel caso del portafoglio da 480 milioni di Popolare Bari, ad esempio, solo il 37% dei prestiti era unsecured (prestiti personali di varia natura) , mentre il 63% era secured, cioè garantito da collaterali immobiliari.

La presenza di una garanzia è insomma importante, anche se bisogna fare alcune distinzioni: il residenziale ad esempio è mediamente più apprezzato altre categorie come i capannoni industriali.

Nel caso del portafoglio della Popolare di Bari il  51,8% dei crediti secured erano garantiti da proprietà immobiliari residenziali e il restante 48,2% da differenti tipologie di proprietà non residenziali. Anche la tipologia dei debitori in condizioni di insolvenza incide non poco su tempi e tassi di recupero. Nell’operazione appena conclusa, ad esempio, poco meno di un quarto del portafoglio (19,3%) è riconducibili a individui, mentre il restante 80,7% a società di varia natura. Un buon portafoglio però non è sufficiente per ottenere un buon prezzo, soprattutto se la banca non mette in atto alcune iniziative che lo valorizzino agli occhi del mercato. A questo proposito Moody’s giudica decisivo il ruolo dello special servicer, il soggetto (indipendente rispetto alla banca originatrice) che si occupa della gestione dei crediti.  Il servicer deve infatti fornire un database storico su tassi e tempistica di recupero, oltre a un piano industriale da aggiornare su base annuale.

A fianco del servicer ci può poi essere anche una società che monitori l’avanzamento del piano e delle attività di servicing proprio per disporre di controlli incrociati sul processo di recupero.

Una banca che voglia mettere sul mercato i propri npl deve poi essere molto attenta nell’offrire una valutazione aggiornata delle garanzie. La perizia può essere svolta da una parte terza indipendente o da un consulente tecnico di ufficio (ctu), anche se la presenza di entrambe le valutazioni non guasta.

Il problema di fondo comunque resta la giustizia. Moody’s ricorda ad esempio che i procedimenti per fallimento richiedono tempi più lunghi rispetto al pignoramento. Capita poi che gran parte dei casi, oltre a non essere arrivati a sentenza, non sia neppure approdata in un’aula di tribunale. Certamente però il collocamento geografico del foro competente può essere un fattore decisivo.

Non stupisce che Moody’s definisca i tribunali del Sud Italia “in media più lenti che nel resto del Paese”. Con pignoramenti che possono richiedere più del doppio del tempo rispetto al Nord Italia e fallimenti tre volte più lunghi.

Purtroppo proprio questo aspetto non ha aiutato la Popolare di Bari, visto che due terzi dei prestiti del portafoglio (circa il 65%) hanno come garanzia asset situati nel Meridione.

Altro aspetto critico è rappresentato dalle aste fallimentari. Malgrado qualche segnale di miglioramento dopo essere rimaste pressoché al palo negli ultimi anni, per le banche restano un problema. Anche perché dopo che un’asta è andata deserta possono passare mesi prima che ne venga indetta una seconda, aggravando in tal modo il deprezzamento dei beni immobiliari.

La responsabilità è anche delle valutazioni espresse dai ctu che si discostano spesso parecchio dall’effettivo prezzo di aggiudicazione, allungando i tempi di liquidazione del patrimonio immobiliare con la necessità di effettuare più aste prima che si arrivi a un valore di mercato.


Autore: Luca Gualtieri
Fonte:

Milano Finanza

moody’sbanchepopolare di bariprezzonpl

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