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Rischio paralisi estiva per le Entrate: i quattro fronti aperti

Nuovo direttore ancora senza poteri dopo che la Corte dei conti non ha registrato la nomina e ha chiesto maggiori chiarimenti. Reggenza senza regole chiare. Fusione con Equitalia su cui incombe la decisione del Consiglio di Stato entro fine luglio sulla legittimità dell’inserimento nell’agenzia senza concorso del personale della riscossione. Sciopero degli ex dirigenti incaricati il 30 giugno. Quattro nodi che rischiano di paralizzare l’attività dell’agenzia delle Entrate, in cui bisogna pianificare e raggiungere gli obiettivi. Quelli straordinari come la voluntary-bis, la rottamazione delle cartelle che dal 1° luglio con la fusione graverà anche sulla nuova struttura e la definizione delle liti pendenti. Quelli ordinari come il completamento delle prime istanze di patent box (opzioni inviate a fine 2015), i rimborsi da accelerare con l’estensione dello split payment e il recupero dell’evasione che fa i conti con il maxirisultato dei 19 miliardi dello scorso anno da eguagliare. Senza dimenticare le questioni su cui si aspettano chiarimenti o provvedimenti attuativi.

L’assenza di un vertice pienamente operativo è il problema delle ultime ore dopo che il decreto di nomina a direttore generale di Ernesto Maria Ruffini (firmato dal presidente della Repubblica lo scorso 13 giugno) è in stand by dopo i rilievi manifestati dalla Corte dei conti (a cui spetta la registrazione del Dpr prima della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale») sulla scelta dell’ad e presidente di Equitalia evidenziandone l’incompatibilità in base a uno dei decreti attuativi della legge Severino (decreto legislativo 39/2013, articolo 4) proprio in virtù dell’incarico precedentemente ricoperto. C’è fiducia che la situazione di impasse su questo fronte venga superata rapidamente con il ministero dell’Economia chiamato a fornire chiarimenti nel giro di 30 giorni (l’atto è datato 22 giugno).

Nell’attesa – anche se sarà breve – resta il problema di chi firmerà gli atti. Il comitato di gestione delle Entrate lo scorso 18 maggio aveva deliberato che «in caso di assenza del servizio o di impedimento temporaneo, le attribuzioni del direttore» fossero esercitate da Aldo Polito (il numero uno dell’Accertamento) «vicario del direttore». Ma almeno a guardare il sito dell’Agenzia la carica di direttore risulta ancora ricoperta da Rossella Orlandi, su cui nelle ultime settimane non sono mancate polemiche per la decisione del comitato di gestione di nominarla vicedirettore con delega al Catasto con l’ex viceministro Enrico Zanetti che ha criticato la scelta avvenuta prima dell’insediamento del nuovo vertice tanto da chiamare il ministro Padoan a risponderne in un question time alla Camera (si veda Il Sole 24 Ore del 15 giugno). Secondo lo statuto dell’Agenzia il vicario con poteri di firma è un direttore centrale, quindi Polito, che però fino alla scorsa settimana dipendeva dall’attauale neo-vicedirettore Orlandi. E in più la delibera di nomina di Polito come reggente non risulta ancora annullata o superata dal nuovo incarico della Orlandi.

Aspetto legato a doppio filo all’addio di Equitalia e al debutto di agenzia delle Entrate-Riscossione calendarizzato per il 1° luglio perché il presidente del nuovo ente pubblico economico sarà il direttore dell’Agenzia. E se a regime sarà Ruffini il nuovo responsabile, si pone ora la questione di chi dovrebbe gestire il debutto. Debutto su cui, nonostante il «no» del Tar Lazio alla richiesta di sospensiva, il sindacato Dirpubblica ha deciso di andare avanti e si è visto respingere l’istanza di misure cautelari dal Consiglio di Stato con un decreto monocratico di ieri che fissa la camera di consiglio al 27 luglio riconoscendo che «le doglianze di merito – nella parte volta a criticare l’immissione nel ruolo dirigenziale dell’Agenzia, senza alcuna selezione, di personale della ex società di riscossione – sembrano ammissibili e prima facie supportate da fumus, alla luce della consolidata giurisprudenza amministrativa e soprattutto costituzionale».

Più a stretto giro, invece, saranno gli ex dirigenti incaricati a protestare con uno sciopero – sostenuto da Unadis – programmato per venerdì 30 giugno.


Autore: Marco Mobili e Giovanni Parente
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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