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Intrum termina la due diligence sulla gestione Npl di Intesa Sanpaolo

Un’offerta finale potrebbe essere prevista ad aprile. Oggetto della partita è l’acquisto del 51% della piattaforma di gestione dei non performing loan di Intesa Sanpaolo e di uno stock di circa 10,8 miliardi di sofferenze lorde.
Si tratta di un’operazione da circa un miliardo di euro dove al lavoro, come possibile acquirente, c’è la svedese Lindorff Intrum Iustitia. Quest’ultima ha terminato la due diligence (anche tramite il suo servicer Caf, rilevato in Italia lo scorso anno) e ora starebbe lavorando sue due fronti: da un lato quello del finanziamento dell’operazione e dall’altra quello relativo alla ricerca dell’equity.
La transazione è complessa. Il fronte del finanziamento sembra quello più semplice per Intrum. La banca d’affari americana Goldman Sachs e Mediobanca, che sarebbero anche consulenti di Intrum assieme allo studio legale Rcc, sarebbero anche le maggiori candidate ad organizzare il finanziamento necessario all’operazione, poi da sindacare con altri istituti.
Se dunque da un lato il “funding” sembra il problema meno difficile da risolvere, visto che basterà trattare sul prezzo chiesto dalle banche, il lato più difficile resta invece quello della ricerca dell’equity.
Al momento Intrum, aiutato su questo versante sempre da Goldman Sachs e da Mediobanca, avrebbe in corso discussioni con quattro possibili partner investitori: il nome più gettonato resta il fondo Crc, ma in campo ci sarebbe anche un fondo pensione canadese.
Uno dei problemi principali resta la governance che dovrà essere sottoscritta con l’eventuale alleato di Intrum: nessun investitore è infatti disposto a mettere soldi in un’operazione di questo tipo senza avere voce in capitolo sulla governance.
Inoltre c’è da dire che questa operazione, per alcuni versi, è una corsa contro il tempo. Di solito per portafogli di crediti deteriorati di entità assai minore è necessario il doppio del tempo per arrivare a una valutazione finale. In questo caso i consulenti e gli advisor, assieme a Intrum, hanno già finito la due diligence e dovranno arrivare a formulare probabilmente un’offerta entro aprile, magari subito dopo Pasqua. Il nodo principale da risolvere resta quello del partner e sarà la discriminante in grando di influenza la riuscita (o meno) della transazione.
Del resto, la banca guidata da Carlo Messina ha messo in cantiere il suo piano di de-risking: dimezzando i prestiti deteriorati, passando da circa 52 miliardi lordi di fine 2017 a oltre 26 miliardi.
C’è da dire che la candidatura di Intrum, che è appena uscita da una fusione in Svezia e che in Italia è guidata dalla manager Antonella Pagano, sembra ormai l’unica opzione restata sul tavolo di Intesa Sanpaolo, almeno per il momento.
L’interesse della cinese Cefc, l’altro gruppo dato in corsa, per la piattaforma di gestione e gli Npl della banca italiana sembra infatti essersi ormai azzerato in coincidenza con i problemi che la conglomerata, sotto il radar delle Authority di Pechino, sta avendo a casa propria.


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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