La Federal Reserve vuole fare il check-up alle banche statunitensi ogni anno. E, nel caso lo stress test indichi una solidità patrimoniale insufficiente, vuole impedire (limitare) lo stacco del dividendo o onerosi buy-back.
Secondo il Financial Times, i vertici delle principali istituzioni finanziarie avrebbero già iniziato a discutere la proposta con i funzionari della Fed. Quest’ultima, infatti, è preoccupata di non ritrovarsi ad affrontare un vecchio vizietto di Wall Street: alti pay-out agli azionisti che lasciano le banche sottocapitalizzate. L’intenzione della Riserva federale sarebbe quella di arrivare a pubblicare, nelle prossime settimane, una bozza per gli stress test annuali. Di lì partirà la discussione per raggiungere la regolamentazione definitiva.
Quello della valutazione della solidità delle banche, in scenari di difficoltà economico-finanziarie, è un tema controverso negli Stati Uniti, e non solo. I primi test, realizzati nel maggio 2009, portarono Washington e la Fed a chiedere ben settantacinque miliardi di dollari per rafforzare il capitale degli istituti più deboli (tra cui Bank of America, Well Fargo e Citigroup). Un passaggio che, giocoforza, schiacciò le quotazioni in Borsa ma, in qualche modo, fece tornare un po’ di fiducia degli investitori sull’intero settore. Una fiducia, però, che non ha spazzato via le polemiche.
In primis, riguardo alla pubblicazione degli elenchi delle banche che devono ricapitalizzare. La Fed di Ben Bernanke, che ha detto di «attendersi dalle società seri sistemi di risk management per gestire le crisi», proprio nello stress test dello scorso aprile ha deciso di non divulgare i risultati dei singoli istituti. L’esame piuttosto severo (definito dal crollo del Pil -1,5%; della Borsa -27,6%; dell’immobiliare -6,2% e del balzo della disoccupazione all’11%) è stato, a dire il vero, superato dalla gran parte delle 19 banche di sistema analizzate. Tuttavia, non sono mancate le bocciature. Tra queste quella di Bank Of America che, successivamente, ha visto respinta la sua proposta di rilancio delle cedole. E qui, sono ripartite nuove discussioni: «Gli istituti finanziari – ha sottolineato Mike Mayo, uno dei più noti analisti bancari negli Usa – sembrano tornare ai tempi passati, quando dovevano chiedere l’ok per molte delle loro decisioni. La riassegnazione del capitale non è più sotto il controllo del management».
A dire il vero, può ribattersi, molte banche sono sopravvissute (o sono state aiutate) grazie al denaro pubblico: impedire eccessi che hanno portato al dissesto del sistema non appare follia. Anche perché il mondo finanziario deve ancora recuperare la fiducia di investitori, e non. Un obiettivo che è degli stessi stress test europei, attualmente coordinati dall’European banking authority (Eba), e i cui risultati saranno resi noti nel giugno prossimo. L’analisi che coinvolge 90 banche, il 65% degli asset bancari Ue, inutile negarlo è molto attesa. Così come sono attesi, negli Stati Uniti, i prossimi sviluppi delle scelte della Federal reserve.
Autore: Vittorio Carlini
Fonte: Il Sole 24Ore
La Federal Reserve vuole fare il check-up alle banche statunitensi ogni anno. E, nel caso lo stress test indichi una solidità patrimoniale insufficiente, vuole impedire (limitare) lo stacco del dividendo o onerosi buy-back.
Secondo il Financial Times, i vertici delle principali istituzioni finanziarie avrebbero già iniziato a discutere la proposta con i funzionari della Fed. Quest’ultima, infatti, è preoccupata di non ritrovarsi ad affrontare un vecchio vizietto di Wall Street: alti pay-out agli azionisti che lasciano le banche sottocapitalizzate. L’intenzione della Riserva federale sarebbe quella di arrivare a pubblicare, nelle prossime settimane, una bozza per gli stress test annuali. Di lì partirà la discussione per raggiungere la regolamentazione definitiva.
Quello della valutazione della solidità delle banche, in scenari di difficoltà economico-finanziarie, è un tema controverso negli Stati Uniti, e non solo. I primi test, realizzati nel maggio 2009, portarono Washington e la Fed a chiedere ben settantacinque miliardi di dollari per rafforzare il capitale degli istituti più deboli (tra cui Bank of America, Well Fargo e Citigroup). Un passaggio che, giocoforza, schiacciò le quotazioni in Borsa ma, in qualche modo, fece tornare un po’ di fiducia degli investitori sull’intero settore. Una fiducia, però, che non ha spazzato via le polemiche.
In primis, riguardo alla pubblicazione degli elenchi delle banche che devono ricapitalizzare. La Fed di Ben Bernanke, che ha detto di «attendersi dalle società seri sistemi di risk management per gestire le crisi», proprio nello stress test dello scorso aprile ha deciso di non divulgare i risultati dei singoli istituti. L’esame piuttosto severo (definito dal crollo del Pil -1,5%; della Borsa -27,6%; dell’immobiliare -6,2% e del balzo della disoccupazione all’11%) è stato, a dire il vero, superato dalla gran parte delle 19 banche di sistema analizzate. Tuttavia, non sono mancate le bocciature. Tra queste quella di Bank Of America che, successivamente, ha visto respinta la sua proposta di rilancio delle cedole. E qui, sono ripartite nuove discussioni: «Gli istituti finanziari – ha sottolineato Mike Mayo, uno dei più noti analisti bancari negli Usa – sembrano tornare ai tempi passati, quando dovevano chiedere l’ok per molte delle loro decisioni. La riassegnazione del capitale non è più sotto il controllo del management».
A dire il vero, può ribattersi, molte banche sono sopravvissute (o sono state aiutate) grazie al denaro pubblico: impedire eccessi che hanno portato al dissesto del sistema non appare follia. Anche perché il mondo finanziario deve ancora recuperare la fiducia di investitori, e non. Un obiettivo che è degli stessi stress test europei, attualmente coordinati dall’European banking authority (Eba), e i cui risultati saranno resi noti nel giugno prossimo. L’analisi che coinvolge 90 banche, il 65% degli asset bancari Ue, inutile negarlo è molto attesa. Così come sono attesi, negli Stati Uniti, i prossimi sviluppi delle scelte della Federal reserve.
Autore: Vittorio Carlini
Fonte: Il Sole 24Ore