Nel panorama finanziario italiano, i crediti erariali stanno emergendo come una possibile nuova asset class, con il potenziale di attrarre l’interesse di investitori privati. Questo è stato il tema centrale del webinar “Crediti Erariali – Una nuova asset class per Servicer ed Investitori NPE?” organizzato da Credit Village e tenutosi ieri, durante il quale esperti del settore hanno analizzato opportunità e sfide di questo mercato in evoluzione.
A confrontarsi su questo argomento sono stati Mirko Briozzo, Country Manager Italia di doValue e CEO di Gardant, e Marcello Grimaldi, Presidente di UNIREC, moderati da Michele Thea, Partner, Europe West NPE Leader EY.
Nel corso della discussione, sono emersi numeri significativi: lo stock complessivo di crediti erariali deteriorati ammonta a 1.900 miliardi di euro, di cui circa 100-120 miliardi potrebbero essere oggetto di una nuova strategia di riscossione.
Ma quali sono le leve per rendere questo mercato appetibile agli investitori? E quali sono gli ostacoli normativi che ne limitano lo sviluppo? Il dibattito ha messo in luce il ruolo cruciale della collaborazione tra pubblico e privato, con la necessità di un quadro normativo chiaro e strumenti finanziari adeguati per gestire il magazzino dei crediti erariali.
Numeri chiave del fenomeno
I crediti erariali deteriorati rappresentano un volume economico enorme, con 1.900 miliardi di euro affidati alla riscossione. Di questi, solo 180 miliardi sono stati effettivamente incassati, mentre 400 miliardi sono stati annullati, lasciando un magazzino di 1.300 miliardi di euro ancora da gestire.
Questi crediti si suddividono in tre grandi categorie. Da un lato, ci sono quelli già in corso di riscossione. Una seconda fetta riguarda crediti che richiederebbero un cambio di strategia, come quelli relativi a soggetti deceduti, imprese chiuse o nullatenenti. Il terzo blocco, stimato tra 100 e 120 miliardi di euro, è quello più interessante per possibili interventi privati, in quanto riguarda crediti su cui la riscossione non è ancora stata avviata.
L’Agenzia delle Entrate gestisce circa l’80% dello stock, mentre il restante 20% è di competenza degli enti locali. Questo evidenzia il ruolo centrale del settore pubblico, ma apre anche il dibattito su un possibile coinvolgimento strutturato degli operatori privati.
Secondo Mirko Briozzo, il settore ha bisogno di un cambio di prospettiva: “La storia della riscossione in Italia è lunga e complessa, ma oggi ci troviamo di fronte a un’opportunità unica. Possiamo sviluppare strategie a medio-lungo termine per migliorare la gestione del magazzino crediti, affiancando il settore pubblico con strumenti e competenze già consolidate”.
A rafforzare questa visione è stato Marcello Grimaldi, che ha sottolineato il potenziale dell’industria privata: “Abbiamo costruito un’industria del credit servicing riconosciuta come un’eccellenza in Europa. Il nostro know-how può essere messo al servizio di questa sfida, ma servono le giuste condizioni normative per permettere un accesso efficace degli operatori privati”.
L’intervento dei privati sui crediti erariali
Negli ultimi anni, il settore della riscossione ha subito un’evoluzione significativa, passando da un approccio puramente normativo a un modello più gestionale e finanziario. Questo cambiamento ha aperto nuove possibilità per gli operatori privati, che potrebbero affiancare lo Stato con strumenti più moderni ed efficienti.
L’industria del credit servicing ha sviluppato processi avanzati, basati su analisi dei dati e strumenti finanziari già collaudati, tra cui le cartolarizzazioni, che hanno avuto un impatto determinante nella gestione dei crediti deteriorati bancari. Questo meccanismo potrebbe essere applicato anche ai crediti erariali, permettendo di trasformare parte del magazzino in asset negoziabili, favorendo così il recupero attraverso strumenti di mercato.
Un punto chiave del dibattito riguarda l’efficacia del modello pubblico-privato, che ha già mostrato risultati positivi nel mercato degli NPL. L’adozione di modelli simili nella gestione dei crediti erariali potrebbe garantire una riscossione più sostenibile, con soluzioni adatte alle diverse tipologie di debitori.
Secondo Briozzo, il settore è pronto per questa sfida: “Possiamo applicare strategie già testate, procedendo in maniera progressiva e mirata per ottimizzare i risultati.”
Ruolo dell’industria del Credit Servicing nel recupero dei crediti erariali
L’industria del credit servicing ha affinato le proprie strategie grazie all’uso di tecnologie digitali avanzate e all’analisi dei dati. Questo ha permesso di migliorare l’interazione con i debitori, ottimizzando tempi e modalità di recupero.
Un aspetto chiave è la segmentazione e clusterizzazione dei crediti, che consente di applicare strategie mirate in base all’anzianità del credito o alla probabilità di riscossione. Questa metodologia ha già dato prova di efficacia nel settore bancario e potrebbe essere replicata con successo anche nella gestione dei crediti erariali.
Grimaldi ha evidenziato il valore aggiunto che il settore privato può offrire: “Abbiamo sviluppato un’industria capace di gestire l’intera filiera del credito, dal leasing ai mutui residenziali fino ai crediti commerciali. Questa esperienza può essere messa a disposizione del settore pubblico, con modelli più efficienti e sostenibili.”
L’esperienza e le competenze del settore privato potrebbero quindi essere integrate nella riscossione dei crediti erariali, garantendo una gestione più strutturata e orientata ai risultati.
Conclusioni
La gestione dei crediti erariali è una sfida complessa, ma rappresenta anche un’opportunità per migliorare l’efficienza del sistema di riscossione in Italia. Il settore del credit servicing ha dimostrato di poter gestire con successo portafogli di grande entità, grazie all’adozione di modelli tecnologici e operativi innovativi.
Se ben regolamentata, la collaborazione tra pubblico e privato potrebbe rappresentare una soluzione strategica, consentendo di ridurre il magazzino crediti e garantire un recupero più rapido delle risorse, senza gravare esclusivamente sulle strutture pubbliche.
Affinché questo approccio possa funzionare, è necessario definire un quadro normativo chiaro e strumenti operativi adeguati. Il coinvolgimento degli operatori privati, se gestito in maniera strutturata e trasparente, potrebbe trasformare la riscossione in un processo più dinamico, efficace e sostenibile nel tempo.
Nel panorama finanziario italiano, i crediti erariali stanno emergendo come una possibile nuova asset class, con il potenziale di attrarre l’interesse di investitori privati. Questo è stato il tema centrale del webinar “Crediti Erariali – Una nuova asset class per Servicer ed Investitori NPE?” organizzato da Credit Village e tenutosi ieri, durante il quale esperti del settore hanno analizzato opportunità e sfide di questo mercato in evoluzione.
A confrontarsi su questo argomento sono stati Mirko Briozzo, Country Manager Italia di doValue e CEO di Gardant, e Marcello Grimaldi, Presidente di UNIREC, moderati da Michele Thea, Partner, Europe West NPE Leader EY.
Nel corso della discussione, sono emersi numeri significativi: lo stock complessivo di crediti erariali deteriorati ammonta a 1.900 miliardi di euro, di cui circa 100-120 miliardi potrebbero essere oggetto di una nuova strategia di riscossione.
Ma quali sono le leve per rendere questo mercato appetibile agli investitori? E quali sono gli ostacoli normativi che ne limitano lo sviluppo? Il dibattito ha messo in luce il ruolo cruciale della collaborazione tra pubblico e privato, con la necessità di un quadro normativo chiaro e strumenti finanziari adeguati per gestire il magazzino dei crediti erariali.
Numeri chiave del fenomeno
I crediti erariali deteriorati rappresentano un volume economico enorme, con 1.900 miliardi di euro affidati alla riscossione. Di questi, solo 180 miliardi sono stati effettivamente incassati, mentre 400 miliardi sono stati annullati, lasciando un magazzino di 1.300 miliardi di euro ancora da gestire.
Questi crediti si suddividono in tre grandi categorie. Da un lato, ci sono quelli già in corso di riscossione. Una seconda fetta riguarda crediti che richiederebbero un cambio di strategia, come quelli relativi a soggetti deceduti, imprese chiuse o nullatenenti. Il terzo blocco, stimato tra 100 e 120 miliardi di euro, è quello più interessante per possibili interventi privati, in quanto riguarda crediti su cui la riscossione non è ancora stata avviata.
L’Agenzia delle Entrate gestisce circa l’80% dello stock, mentre il restante 20% è di competenza degli enti locali. Questo evidenzia il ruolo centrale del settore pubblico, ma apre anche il dibattito su un possibile coinvolgimento strutturato degli operatori privati.
Secondo Mirko Briozzo, il settore ha bisogno di un cambio di prospettiva: “La storia della riscossione in Italia è lunga e complessa, ma oggi ci troviamo di fronte a un’opportunità unica. Possiamo sviluppare strategie a medio-lungo termine per migliorare la gestione del magazzino crediti, affiancando il settore pubblico con strumenti e competenze già consolidate”.
A rafforzare questa visione è stato Marcello Grimaldi, che ha sottolineato il potenziale dell’industria privata: “Abbiamo costruito un’industria del credit servicing riconosciuta come un’eccellenza in Europa. Il nostro know-how può essere messo al servizio di questa sfida, ma servono le giuste condizioni normative per permettere un accesso efficace degli operatori privati”.
L’intervento dei privati sui crediti erariali
Negli ultimi anni, il settore della riscossione ha subito un’evoluzione significativa, passando da un approccio puramente normativo a un modello più gestionale e finanziario. Questo cambiamento ha aperto nuove possibilità per gli operatori privati, che potrebbero affiancare lo Stato con strumenti più moderni ed efficienti.
L’industria del credit servicing ha sviluppato processi avanzati, basati su analisi dei dati e strumenti finanziari già collaudati, tra cui le cartolarizzazioni, che hanno avuto un impatto determinante nella gestione dei crediti deteriorati bancari. Questo meccanismo potrebbe essere applicato anche ai crediti erariali, permettendo di trasformare parte del magazzino in asset negoziabili, favorendo così il recupero attraverso strumenti di mercato.
Un punto chiave del dibattito riguarda l’efficacia del modello pubblico-privato, che ha già mostrato risultati positivi nel mercato degli NPL. L’adozione di modelli simili nella gestione dei crediti erariali potrebbe garantire una riscossione più sostenibile, con soluzioni adatte alle diverse tipologie di debitori.
Secondo Briozzo, il settore è pronto per questa sfida: “Possiamo applicare strategie già testate, procedendo in maniera progressiva e mirata per ottimizzare i risultati.”
Ruolo dell’industria del Credit Servicing nel recupero dei crediti erariali
L’industria del credit servicing ha affinato le proprie strategie grazie all’uso di tecnologie digitali avanzate e all’analisi dei dati. Questo ha permesso di migliorare l’interazione con i debitori, ottimizzando tempi e modalità di recupero.
Un aspetto chiave è la segmentazione e clusterizzazione dei crediti, che consente di applicare strategie mirate in base all’anzianità del credito o alla probabilità di riscossione. Questa metodologia ha già dato prova di efficacia nel settore bancario e potrebbe essere replicata con successo anche nella gestione dei crediti erariali.
Grimaldi ha evidenziato il valore aggiunto che il settore privato può offrire: “Abbiamo sviluppato un’industria capace di gestire l’intera filiera del credito, dal leasing ai mutui residenziali fino ai crediti commerciali. Questa esperienza può essere messa a disposizione del settore pubblico, con modelli più efficienti e sostenibili.”
L’esperienza e le competenze del settore privato potrebbero quindi essere integrate nella riscossione dei crediti erariali, garantendo una gestione più strutturata e orientata ai risultati.
Conclusioni
La gestione dei crediti erariali è una sfida complessa, ma rappresenta anche un’opportunità per migliorare l’efficienza del sistema di riscossione in Italia. Il settore del credit servicing ha dimostrato di poter gestire con successo portafogli di grande entità, grazie all’adozione di modelli tecnologici e operativi innovativi.
Se ben regolamentata, la collaborazione tra pubblico e privato potrebbe rappresentare una soluzione strategica, consentendo di ridurre il magazzino crediti e garantire un recupero più rapido delle risorse, senza gravare esclusivamente sulle strutture pubbliche.
Affinché questo approccio possa funzionare, è necessario definire un quadro normativo chiaro e strumenti operativi adeguati. Il coinvolgimento degli operatori privati, se gestito in maniera strutturata e trasparente, potrebbe trasformare la riscossione in un processo più dinamico, efficace e sostenibile nel tempo.