Negli ultimi tempi sempre più spesso si parla di non performing exposure con riferimento al mondo delle Utilites & Telco. Vede qualche analogia con il settore bancario – finanziario?
In questo particolare momento storico, quantomeno nel nostro Paese, il mondo delle utilities è sotto una lente di ingrandimento. Le ragioni sono molteplici ma sicuramente ci sono un paio di aspetti che catalizzano l’attenzione dei principali operatori del settore.
Innanzitutto, risultano esponenzialmente in crescita gli investimenti effettuati dagli operatori del settore per la transizione ecologica e digitale: secondo i dati di Utilitalia (pubblicati lo scorso febbraio), parliamo di circa 2 miliardi di Euro all’anno, che si trasformano in un giro d’affari di circa 13 miliardi di Euro in termini di valore aggiunto distribuito a tutti gli stakeholder di riferimento.
Occorre infatti ricordare che, da un lato, il piano Re-PowerEU, varato dall’Unione Europea nel maggio 2022, si pone quale obiettivo quello di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico puntando sulle energie rinnovabili per arrivare ad una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2023. Dall’altro l’evoluzione tecnologica sempre più pervasiva, indirizza le Aziende verso scelte mirate all’efficientamento dei processi gestionali interni, a favore del proprio core business.
In secondo luogo, la crescita del mercato libero (e l’abbandono, per milioni di utenti delle tutele fornite da ARERA) sta determinando in modo direttamente proporzionale un aumento delle non performing exposure, quanto alle bollette insolute e non pagate dagli utenti finali.
Sotto certi punti di vista, e ovviamente adottando le giuste misure, i cambiamenti in atto in questo settore rievocano la trasformazione che ha interessato il mondo bancario e finanziario lo scorso decennio, con effetti – quanto alle problematiche legate alle esposizioni debitorie – in parte assimilabili. Oggi il mondo bancario – finanziario sta vivendo una nuova stagione anche grazie ai modelli evoluti di gestione degli insoluti che hanno consentito di efficientare i processi di lavorazione degli asset di pratiche in sofferenza.
Nel mondo delle utilities siamo ancora alla fase iniziale del percorso. E’ ancora presto per dire se anche in questo settore avremo una vera e propria esplosione dei crediti non performanti anche se sicuramente il trend degli ultimi anni evidenzia un dato in forte crescita: un recentissimo rapporto stilato da UNIREC rileva infatti come nel 2023 il 45% delle pratiche di recupero crediti affidate ai Servicer provenga dal settore Utilities o TLC (ben l’8% in più rispetto al 2022).
Certo è che se la strada da percorrere sarà la medesima di quella tracciata a suo tempo dalle Banche, potremo sicuramente dirci avvantaggiati nel conoscere con anticipo tappe ed ostacoli che si potranno trovare nel cammino…
Quali elementi ci sono alla base del deterioramento dei crediti legati alle forniture energetiche?
Sono molteplici i fattori che stanno determinando un aumento degli insoluti in questo settore: abbiamo provato ad effettuare un’analisi economica del fenomeno identificando due elementi di particolare impatto.
Il primo è individuabile nella crisi energetica che ha investito il nostro continente nel biennio passato, e che ha determinato una crescita esponenziale del costo dell’energia toccando il suo picco massimo nel 2022 (+142% secondo i dati registrati da CGIA di Mestre), per ridursi del 57% nel 2023 e riaumentare di nuovo del +9% nel primo trimestre 2024.
Se oggi, per ARERA, la tematica legata al caro energia è da considerarsi ormai acqua passata, resta il fatto che le bollette sono mediamente più alte rispetto al periodo pre-pandemico, in un contesto inflazionistico di aumento generalizzato dei prezzi di tutti i beni al consumo.
A ciò si aggiunga la fine del mercato tutelato e il passaggio al mercato libero: si pensi solo che nel corso di questo 2024 ben 9 milioni di utenti – autonomamente o grazie al servizio delle tutele graduali (sul punto si rimanda al nostro articolo https://www.creditvillage.news/2024/06/07/il-passaggio-al-mercato-libero-dellenergia/) transiteranno verso fornitori che già operano regime di libero mercato…è verosimile ritenere che lo spostamento di massa di questi utenti non resterà senza impatti…
L’unione di questi elementi causerà inevitabilmente un aumento percentuale degli insoluti che le Aziende Energetiche si troveranno a dover gestire; ciò unitamente ad una – molto verosimile – ondata di reclami e contestazioni legate alla nuova operatività con cui i clienti finali dovranno venire a confronto…meglio quindi prepararsi per farsi trovare pronti all’impatto!
Del settore idrico & Telco cosa mi dice?
Anche i settori idrico, dove la percentuale di bollette insolute varia – in funzione delle specifiche aree geografiche del nostro Paese – tra il 2,5% al Nord e il 27% nelle regioni del Sud Italia, e Telco, dinamico per definizione e digitale per natura, sono entrambi alle prese con problematiche analoghe avendo visto crescere esponenzialmente il numero di “cattivi pagatori”… ci sentiamo quindi di indirizzare anche a loro le medesime proposte operative di intervento.
Volevo proprio chiederLe operativamente come è meglio procedere in questi casi.
Quali modelli di gestione degli insoluti proponente Voi di La Scala alla vostra clientela?
In prima battuta, è indispensabile uno screening dell’Azienda cliente per conoscerne l’area di business, parametri dimensionali e contestuale impatto del fenomeno in termini assoluti. Si tratta in sostanza di effettuare un’analisi legata alla tipologia di problematiche riscontrate, peculiarità del singolo prodotto, tipologia di lavorazione eventualmente già effettuate dal personale interno, oltre che eventuali esigenze correlate che possono emergere durante la gestione del portafoglio (quali ad es. gestione di ADR, reclami e contestazioni, interventi legati all’attività di distribuzione della fornitura, ecc..).
L’esito di questa valutazione determinerà la scelta tra modelli tradizionali di lavorazione delle singole posizioni, ovvero esternalizzazioni totali del portafoglio abbinate a modelli di gestione Master Legal da personalizzare in funzione delle specifiche esigenze dell’Azienda cliente.
La proposizione di quest’ultima soluzione presuppone la sussistenza in capo al Legal Service di una Struttura di lavoro complessa ed eterogenea con funzioni in grado di coprire a cappello tutte le esigenze legate alla gestione di un asset.
Il nostro Studio ad esempio, uno dei primi promotori in Italia di questo tipo di modello, è dotato di un assetto organizzativo composto da diverse business unit (Portfolio Management, Back Office, Reporting & Data Analysis, Legal Collection) che lavorano in modo coordinato e sinergico tra di loro e trovano supporto giuridico e normativo in team legali altamente specializzati che si occupano, verticalmente, di seguire determinate practice di cui lo Studio stesso è promotore (es. Utilities & Telco, Esecuzioni mobiliari e Immobiliari, Contenzioso & Regolatorio, Concorsuale ecc…).
Fatte queste premesse, come viene impostato un mandato di gestione Master Legal?
Innanzitutto, ci troviamo di fronte a posizioni eterogenee proprio per la tipologia di servizio erogato (utenti privati, piccole e medie imprese, gradi aziende energivore). E’ indispensabile dunque partire con una due diligence preliminare finalizzata ad individuare i driver utili ad effettuare una clusterizzazione del portafoglio in differenti asset class in funzione di parametri prestabiliti a monte (es. tipologia di debitore, presenza di garanti, suddivisione territoriale, ecc…) e per relativi ticket (in questi casi, potrebbe valere la pena ipotizzare 2 o 3 fasce di valore).
Questa varietà determinerà una notevole differenziazione tra ticket medi dei crediti da recuperare relativi a ciascuna classe di riferimento. Occorre quindi formulare delle assumption per immaginare una differenziazione degli interventi da adottare in funzione della segmentazione effettuata, che consentano di ottimizzare la lavorazione, massimizzando la profittabilità delle azioni di recupero e, siano al contempo utili a pianificare e condividere con il cliente un workflow operativo customizzato e costruito ad hoc sul singolo portafoglio.
Per i ticket molto bassi, ad esempio, potrebbe valer la pena ipotizzare una lavorazione che preveda una intensificazione delle azioni di recupero in sede stragiudiziale a scapito di una lavorazione giudiziale anche se l’evoluzione tecnologica dei Tribunali italiani imposta anche con la riforma Cartabia (che come notorio ha, tra le altre, aumentato la competenza dei Giudici di Pace da 5.000,00 a 10.000,00 euro) rende pressoché tutti gli uffici giudiziari della penisola accessibili telematicamente, rendendo quindi molto più agevole di un tempo il deposito di ricorsi monitori, il loro monitoraggio e l’avvio delle successive fasi di recupero.
Potrebbe invece valer la pena immaginare di prediligere, in funzione delle diverse classi di riferimento (e in caso di insuccesso delle attività stragiudiziali di recupero), certe tipologie di esecuzioni piuttosto che altre.
Alto aspetto fondamentale, in fase di boarding delle pratiche e di clusterizzazione del portafoglio, è costituito del reperimento di informative commerciali sui debitori, che ne evidenzino la loro aggredibilità: l’elemento non è di poco conto perché ci aiuta a predeterminare la tipologia di intervento e l’eventuale updgrade da effettuare sulla singola posizione.
Ha altri suggerimenti?
Per ora preferisco non svelare altro ai nostri lettori. Anticipo a tutti però che stiamo organizzando per il prossimo autunno un evento dedicato agli Operatori del settore avente quale specifico focus la tutela dei crediti utilities energy & telco…
Invito quindi tutti a restare sintonizzati con La Scala e con gli amici di Credit Village per i prossimi ulteriori aggiornamenti!
Negli ultimi tempi sempre più spesso si parla di non performing exposure con riferimento al mondo delle Utilites & Telco. Vede qualche analogia con il settore bancario – finanziario?
In questo particolare momento storico, quantomeno nel nostro Paese, il mondo delle utilities è sotto una lente di ingrandimento. Le ragioni sono molteplici ma sicuramente ci sono un paio di aspetti che catalizzano l’attenzione dei principali operatori del settore.
Innanzitutto, risultano esponenzialmente in crescita gli investimenti effettuati dagli operatori del settore per la transizione ecologica e digitale: secondo i dati di Utilitalia (pubblicati lo scorso febbraio), parliamo di circa 2 miliardi di Euro all’anno, che si trasformano in un giro d’affari di circa 13 miliardi di Euro in termini di valore aggiunto distribuito a tutti gli stakeholder di riferimento.
Occorre infatti ricordare che, da un lato, il piano Re-PowerEU, varato dall’Unione Europea nel maggio 2022, si pone quale obiettivo quello di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico puntando sulle energie rinnovabili per arrivare ad una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2023. Dall’altro l’evoluzione tecnologica sempre più pervasiva, indirizza le Aziende verso scelte mirate all’efficientamento dei processi gestionali interni, a favore del proprio core business.
In secondo luogo, la crescita del mercato libero (e l’abbandono, per milioni di utenti delle tutele fornite da ARERA) sta determinando in modo direttamente proporzionale un aumento delle non performing exposure, quanto alle bollette insolute e non pagate dagli utenti finali.
Sotto certi punti di vista, e ovviamente adottando le giuste misure, i cambiamenti in atto in questo settore rievocano la trasformazione che ha interessato il mondo bancario e finanziario lo scorso decennio, con effetti – quanto alle problematiche legate alle esposizioni debitorie – in parte assimilabili. Oggi il mondo bancario – finanziario sta vivendo una nuova stagione anche grazie ai modelli evoluti di gestione degli insoluti che hanno consentito di efficientare i processi di lavorazione degli asset di pratiche in sofferenza.
Nel mondo delle utilities siamo ancora alla fase iniziale del percorso. E’ ancora presto per dire se anche in questo settore avremo una vera e propria esplosione dei crediti non performanti anche se sicuramente il trend degli ultimi anni evidenzia un dato in forte crescita: un recentissimo rapporto stilato da UNIREC rileva infatti come nel 2023 il 45% delle pratiche di recupero crediti affidate ai Servicer provenga dal settore Utilities o TLC (ben l’8% in più rispetto al 2022).
Certo è che se la strada da percorrere sarà la medesima di quella tracciata a suo tempo dalle Banche, potremo sicuramente dirci avvantaggiati nel conoscere con anticipo tappe ed ostacoli che si potranno trovare nel cammino…
Quali elementi ci sono alla base del deterioramento dei crediti legati alle forniture energetiche?
Sono molteplici i fattori che stanno determinando un aumento degli insoluti in questo settore: abbiamo provato ad effettuare un’analisi economica del fenomeno identificando due elementi di particolare impatto.
Il primo è individuabile nella crisi energetica che ha investito il nostro continente nel biennio passato, e che ha determinato una crescita esponenziale del costo dell’energia toccando il suo picco massimo nel 2022 (+142% secondo i dati registrati da CGIA di Mestre), per ridursi del 57% nel 2023 e riaumentare di nuovo del +9% nel primo trimestre 2024.
Se oggi, per ARERA, la tematica legata al caro energia è da considerarsi ormai acqua passata, resta il fatto che le bollette sono mediamente più alte rispetto al periodo pre-pandemico, in un contesto inflazionistico di aumento generalizzato dei prezzi di tutti i beni al consumo.
A ciò si aggiunga la fine del mercato tutelato e il passaggio al mercato libero: si pensi solo che nel corso di questo 2024 ben 9 milioni di utenti – autonomamente o grazie al servizio delle tutele graduali (sul punto si rimanda al nostro articolo https://www.creditvillage.news/2024/06/07/il-passaggio-al-mercato-libero-dellenergia/) transiteranno verso fornitori che già operano regime di libero mercato…è verosimile ritenere che lo spostamento di massa di questi utenti non resterà senza impatti…
L’unione di questi elementi causerà inevitabilmente un aumento percentuale degli insoluti che le Aziende Energetiche si troveranno a dover gestire; ciò unitamente ad una – molto verosimile – ondata di reclami e contestazioni legate alla nuova operatività con cui i clienti finali dovranno venire a confronto…meglio quindi prepararsi per farsi trovare pronti all’impatto!
Del settore idrico & Telco cosa mi dice?
Anche i settori idrico, dove la percentuale di bollette insolute varia – in funzione delle specifiche aree geografiche del nostro Paese – tra il 2,5% al Nord e il 27% nelle regioni del Sud Italia, e Telco, dinamico per definizione e digitale per natura, sono entrambi alle prese con problematiche analoghe avendo visto crescere esponenzialmente il numero di “cattivi pagatori”… ci sentiamo quindi di indirizzare anche a loro le medesime proposte operative di intervento.
Volevo proprio chiederLe operativamente come è meglio procedere in questi casi.
Quali modelli di gestione degli insoluti proponente Voi di La Scala alla vostra clientela?
In prima battuta, è indispensabile uno screening dell’Azienda cliente per conoscerne l’area di business, parametri dimensionali e contestuale impatto del fenomeno in termini assoluti. Si tratta in sostanza di effettuare un’analisi legata alla tipologia di problematiche riscontrate, peculiarità del singolo prodotto, tipologia di lavorazione eventualmente già effettuate dal personale interno, oltre che eventuali esigenze correlate che possono emergere durante la gestione del portafoglio (quali ad es. gestione di ADR, reclami e contestazioni, interventi legati all’attività di distribuzione della fornitura, ecc..).
L’esito di questa valutazione determinerà la scelta tra modelli tradizionali di lavorazione delle singole posizioni, ovvero esternalizzazioni totali del portafoglio abbinate a modelli di gestione Master Legal da personalizzare in funzione delle specifiche esigenze dell’Azienda cliente.
La proposizione di quest’ultima soluzione presuppone la sussistenza in capo al Legal Service di una Struttura di lavoro complessa ed eterogenea con funzioni in grado di coprire a cappello tutte le esigenze legate alla gestione di un asset.
Il nostro Studio ad esempio, uno dei primi promotori in Italia di questo tipo di modello, è dotato di un assetto organizzativo composto da diverse business unit (Portfolio Management, Back Office, Reporting & Data Analysis, Legal Collection) che lavorano in modo coordinato e sinergico tra di loro e trovano supporto giuridico e normativo in team legali altamente specializzati che si occupano, verticalmente, di seguire determinate practice di cui lo Studio stesso è promotore (es. Utilities & Telco, Esecuzioni mobiliari e Immobiliari, Contenzioso & Regolatorio, Concorsuale ecc…).
Fatte queste premesse, come viene impostato un mandato di gestione Master Legal?
Innanzitutto, ci troviamo di fronte a posizioni eterogenee proprio per la tipologia di servizio erogato (utenti privati, piccole e medie imprese, gradi aziende energivore). E’ indispensabile dunque partire con una due diligence preliminare finalizzata ad individuare i driver utili ad effettuare una clusterizzazione del portafoglio in differenti asset class in funzione di parametri prestabiliti a monte (es. tipologia di debitore, presenza di garanti, suddivisione territoriale, ecc…) e per relativi ticket (in questi casi, potrebbe valere la pena ipotizzare 2 o 3 fasce di valore).
Questa varietà determinerà una notevole differenziazione tra ticket medi dei crediti da recuperare relativi a ciascuna classe di riferimento. Occorre quindi formulare delle assumption per immaginare una differenziazione degli interventi da adottare in funzione della segmentazione effettuata, che consentano di ottimizzare la lavorazione, massimizzando la profittabilità delle azioni di recupero e, siano al contempo utili a pianificare e condividere con il cliente un workflow operativo customizzato e costruito ad hoc sul singolo portafoglio.
Per i ticket molto bassi, ad esempio, potrebbe valer la pena ipotizzare una lavorazione che preveda una intensificazione delle azioni di recupero in sede stragiudiziale a scapito di una lavorazione giudiziale anche se l’evoluzione tecnologica dei Tribunali italiani imposta anche con la riforma Cartabia (che come notorio ha, tra le altre, aumentato la competenza dei Giudici di Pace da 5.000,00 a 10.000,00 euro) rende pressoché tutti gli uffici giudiziari della penisola accessibili telematicamente, rendendo quindi molto più agevole di un tempo il deposito di ricorsi monitori, il loro monitoraggio e l’avvio delle successive fasi di recupero.
Potrebbe invece valer la pena immaginare di prediligere, in funzione delle diverse classi di riferimento (e in caso di insuccesso delle attività stragiudiziali di recupero), certe tipologie di esecuzioni piuttosto che altre.
Alto aspetto fondamentale, in fase di boarding delle pratiche e di clusterizzazione del portafoglio, è costituito del reperimento di informative commerciali sui debitori, che ne evidenzino la loro aggredibilità: l’elemento non è di poco conto perché ci aiuta a predeterminare la tipologia di intervento e l’eventuale updgrade da effettuare sulla singola posizione.
Ha altri suggerimenti?
Per ora preferisco non svelare altro ai nostri lettori. Anticipo a tutti però che stiamo organizzando per il prossimo autunno un evento dedicato agli Operatori del settore avente quale specifico focus la tutela dei crediti utilities energy & telco…
Invito quindi tutti a restare sintonizzati con La Scala e con gli amici di Credit Village per i prossimi ulteriori aggiornamenti!