Intervista a Riccardo Gamba, Amministratore Delegato di Cerved Legal Service
Lentezza della giustizia e impatto sul valore dei crediti deteriorati: quali azioni avete fatto e quali sono le sfide da affrontare?
R.G. Il tema della lentezza della giustizia civile ha importanti riflessi sull’economia del Paese, oltre ad essere un fattore primario di tutela dei diritti dei cittadini. La variabile maggiormente utilizzata per valutare il funzionamento della macchina della giustizia è proprio la durata dei processi, e in seconda battuta vengono presi in considerazione fattori come la disponibilità e le skills delle risorse, i carichi di lavoro, il grado di digitalizzazione etc. Il periodo della pandemia ha messo a nudo tutte le criticità dell’attuale modello di gestione della giustizia amministrativa da un punto di vista tecnologico, amministrativo e anche culturale, tanto che l’Europa ha sollecitato diverse volte la messa in campo di interventi in grado di avviare un processo di trasformazione del sistema giudiziario italiano, teso soprattutto a ridurre costi e tempi di durata delle procedure legali. Per avere un quadro puntuale della situazione, Cerved ha redatto un report sulla durata dei fallimenti, delle liquidazioni giudiziarie e delle esecuzioni immobiliari valutandone l’impatto sul valore dei NPL, in relazione al grado di efficienza dei Tribunali. I risultati dell’analisi sono molto significativi. Ad esempio dal report è emerso che le procedure fallimentari durano in media 7 anni e 3 mesi, ma dove ci sono i Tribunali più lenti si arriva addirittura a 18 anni, mentre i Tribunali più virtuosi accorciano i tempi a tre anni. Per le esecuzioni immobiliari la media è di 5 anni e 3 mesi con una forchetta che va da 2 anni a 12 anni. Queste differenze marcate di tempistica delle procedure si ripercuotono chiaramente sul valore dei crediti. Assumendo la prospettiva di un soggetto che investe 100 euro in società fallite, abbiamo stimato un valore medio di 14,3 euro, che potrebbe aumentare a 30 euro se i crediti acquistati fossero gestiti da Tribunali più efficienti, mentre potrebbero ridursi a 3,2 euro nei casi dei Tribunali più lenti. Per rendere più efficienti le procedure legali e ridurre il costo del sistema giudiziario italiano, allineandosi ai parametri imposti dalla normativa europea, sono necessarie da un lato le riforme, in parte già previste dalla legge Cartabia, dall’altro lato azioni di innovazione tecnologica e digitalizzazione dei processi.
Rispetto alle prossime sfide, il contesto non è dei più agevoli, contraddistinto da un’inflazione elevata, tassi di interesse in aumento e cambi normativi significativi. Mi aspetto una continua focalizzazione sull’esposizione ex-post delle sofferenze con una crescita sostenuta del mercato secondario. Tutto questo si traduce per i servicer nella possibilità di offrire nuove soluzioni cost-effective, grazie all’utilizzo di algoritmi che elaborano le informazioni, restituiscono specifici scoring e permettono di avere un quadro completo in grado di creare rapidamente le migliori strategie di recupero, ritagliate su misura per ogni specifica situazione. Questo dovrebbe contribuire a ridurre il numero dei contenzioni con Tribunali meno ingolfati e un sistema giudiziale che impatta meno sul mercato. In ultimo, vorrei sottolineare l’importanza di avere contratti chiari, semplici e trasparenti, con set di clausole standardizzate e ben definite a monte, che contribuiscono a rendere più fluido l’intero processo, fin dalle prime fasi.
Quali sono i principali strumenti che permettono un’industrializzazione dell’attività legale e quali i benefici che ne derivano?
R.G. Cerved, in qualità di servicer di riferimento del mercato nell’ambito del master legal che gestisce 120mila pratiche in fase di recupero giudiziale per un valore di oltre 5 miliardi di euro, è partito dall’analisi dei bisogni dei suoi clienti che chiedono velocità di recupero e massimizzazione degli importi, migliorando efficacia ed efficienza delle attività grazie a strategie mirate e approcci uniformi. Abbiamo puntato da un lato sulla specializzazione delle attività, creando centri di eccellenza per ogni tipologia di prodotto, dall’altro sull’innovazione tecnologica realizzando una piattaforma integrata, all’interno della quale abbiamo codificato l’intero Codice di procedura civile in ambito recupero crediti per liberare le energie dedicate dai nostri legali alla redazione degli atti amministrativi. Abbiamo continuato a digitalizzare i processi, realizzando oltre 450 work flow automatizzati attraverso l’utilizzato dei sistemi di robotic process automation che creano processi standardizzati per quelle attività ripetitive, a basso valore aggiunto, contraddistinte da un elevato numero di transazioni. Grazie alla completezza e accuratezza dei dati in nostro possesso abbiamo creato degli algoritmi che supportano e migliorano il lavoro delle persone, nello specifico nelle attività di segmentazione e clusterizzazione delle singole pratiche e nel rating dei fornitori e dei partner legali. Tutto questo ci permette di massimizzare gli incassi e velocizzare le attività di recupero, anche durante la fase giudiziale. Per noi i processi sono conoscenza e metodo codificati; questa trasformazione dall’analogico al digitale ha permesso all’azienda di aumentare di quasi il 25% il tasso di successo delle attività legali, riducendo di un terzo la durata media del recupero in fase legale e aumentando di oltre il 20% il numero medio di pratiche in gestione. Ma ci tengo a sottolineare che per noi gli algoritmi non si sostituiranno mai alle persone, ma servono a supportarle per sgravarle da una serie di attività a minore valore aggiunto e consentire loro di liberare al meglio competenze e professionalità. L’altro punto fondamentale della nostra strategia è, infatti, rappresentato proprio dalle persone che sono messe sempre al centro dei processi e dei sistemi.
Su quali skills bisogna puntare oggi per avere un processo legale efficiente e performante?
R.G. Il tema della formazione è un passaggio fondamentale e deve puntare alla specializzazione. Da noi, infatti, non ci sono figure legali che si occupano di tutte le attività, ma professionisti specializzati per ogni singolo prodotto. Addirittura abbiamo creato una nuova figura di legale negoziatore, ovvero un avvocato che attraverso un training di formazione focalizzato su specifiche soft skills, si dedica completamente all’attività di negoziazione riducendo così il numero di cause legali che impegnano l’azienda per diversi anni. Questo anche nell’interesse del debitore che viene reimmesso nel circuito dell’economia.
Per noi è importante la codifica della conoscenza ed abbiamo lavorato molto sulle App skill delle persone attraverso un processo di formazione basato su un mindset nuovo e un approccio trasversale che ci permette di migliorarne le competenze in ambito digitale, preservando le competenze tecniche che sono una costante per tutte le attività di questo settore.
Intervista a Riccardo Gamba, Amministratore Delegato di Cerved Legal Service
Lentezza della giustizia e impatto sul valore dei crediti deteriorati: quali azioni avete fatto e quali sono le sfide da affrontare?
R.G. Il tema della lentezza della giustizia civile ha importanti riflessi sull’economia del Paese, oltre ad essere un fattore primario di tutela dei diritti dei cittadini. La variabile maggiormente utilizzata per valutare il funzionamento della macchina della giustizia è proprio la durata dei processi, e in seconda battuta vengono presi in considerazione fattori come la disponibilità e le skills delle risorse, i carichi di lavoro, il grado di digitalizzazione etc. Il periodo della pandemia ha messo a nudo tutte le criticità dell’attuale modello di gestione della giustizia amministrativa da un punto di vista tecnologico, amministrativo e anche culturale, tanto che l’Europa ha sollecitato diverse volte la messa in campo di interventi in grado di avviare un processo di trasformazione del sistema giudiziario italiano, teso soprattutto a ridurre costi e tempi di durata delle procedure legali. Per avere un quadro puntuale della situazione, Cerved ha redatto un report sulla durata dei fallimenti, delle liquidazioni giudiziarie e delle esecuzioni immobiliari valutandone l’impatto sul valore dei NPL, in relazione al grado di efficienza dei Tribunali. I risultati dell’analisi sono molto significativi. Ad esempio dal report è emerso che le procedure fallimentari durano in media 7 anni e 3 mesi, ma dove ci sono i Tribunali più lenti si arriva addirittura a 18 anni, mentre i Tribunali più virtuosi accorciano i tempi a tre anni. Per le esecuzioni immobiliari la media è di 5 anni e 3 mesi con una forchetta che va da 2 anni a 12 anni. Queste differenze marcate di tempistica delle procedure si ripercuotono chiaramente sul valore dei crediti. Assumendo la prospettiva di un soggetto che investe 100 euro in società fallite, abbiamo stimato un valore medio di 14,3 euro, che potrebbe aumentare a 30 euro se i crediti acquistati fossero gestiti da Tribunali più efficienti, mentre potrebbero ridursi a 3,2 euro nei casi dei Tribunali più lenti. Per rendere più efficienti le procedure legali e ridurre il costo del sistema giudiziario italiano, allineandosi ai parametri imposti dalla normativa europea, sono necessarie da un lato le riforme, in parte già previste dalla legge Cartabia, dall’altro lato azioni di innovazione tecnologica e digitalizzazione dei processi.
Rispetto alle prossime sfide, il contesto non è dei più agevoli, contraddistinto da un’inflazione elevata, tassi di interesse in aumento e cambi normativi significativi. Mi aspetto una continua focalizzazione sull’esposizione ex-post delle sofferenze con una crescita sostenuta del mercato secondario. Tutto questo si traduce per i servicer nella possibilità di offrire nuove soluzioni cost-effective, grazie all’utilizzo di algoritmi che elaborano le informazioni, restituiscono specifici scoring e permettono di avere un quadro completo in grado di creare rapidamente le migliori strategie di recupero, ritagliate su misura per ogni specifica situazione. Questo dovrebbe contribuire a ridurre il numero dei contenzioni con Tribunali meno ingolfati e un sistema giudiziale che impatta meno sul mercato. In ultimo, vorrei sottolineare l’importanza di avere contratti chiari, semplici e trasparenti, con set di clausole standardizzate e ben definite a monte, che contribuiscono a rendere più fluido l’intero processo, fin dalle prime fasi.
Quali sono i principali strumenti che permettono un’industrializzazione dell’attività legale e quali i benefici che ne derivano?
R.G. Cerved, in qualità di servicer di riferimento del mercato nell’ambito del master legal che gestisce 120mila pratiche in fase di recupero giudiziale per un valore di oltre 5 miliardi di euro, è partito dall’analisi dei bisogni dei suoi clienti che chiedono velocità di recupero e massimizzazione degli importi, migliorando efficacia ed efficienza delle attività grazie a strategie mirate e approcci uniformi. Abbiamo puntato da un lato sulla specializzazione delle attività, creando centri di eccellenza per ogni tipologia di prodotto, dall’altro sull’innovazione tecnologica realizzando una piattaforma integrata, all’interno della quale abbiamo codificato l’intero Codice di procedura civile in ambito recupero crediti per liberare le energie dedicate dai nostri legali alla redazione degli atti amministrativi. Abbiamo continuato a digitalizzare i processi, realizzando oltre 450 work flow automatizzati attraverso l’utilizzato dei sistemi di robotic process automation che creano processi standardizzati per quelle attività ripetitive, a basso valore aggiunto, contraddistinte da un elevato numero di transazioni. Grazie alla completezza e accuratezza dei dati in nostro possesso abbiamo creato degli algoritmi che supportano e migliorano il lavoro delle persone, nello specifico nelle attività di segmentazione e clusterizzazione delle singole pratiche e nel rating dei fornitori e dei partner legali. Tutto questo ci permette di massimizzare gli incassi e velocizzare le attività di recupero, anche durante la fase giudiziale. Per noi i processi sono conoscenza e metodo codificati; questa trasformazione dall’analogico al digitale ha permesso all’azienda di aumentare di quasi il 25% il tasso di successo delle attività legali, riducendo di un terzo la durata media del recupero in fase legale e aumentando di oltre il 20% il numero medio di pratiche in gestione. Ma ci tengo a sottolineare che per noi gli algoritmi non si sostituiranno mai alle persone, ma servono a supportarle per sgravarle da una serie di attività a minore valore aggiunto e consentire loro di liberare al meglio competenze e professionalità. L’altro punto fondamentale della nostra strategia è, infatti, rappresentato proprio dalle persone che sono messe sempre al centro dei processi e dei sistemi.
Su quali skills bisogna puntare oggi per avere un processo legale efficiente e performante?
R.G. Il tema della formazione è un passaggio fondamentale e deve puntare alla specializzazione. Da noi, infatti, non ci sono figure legali che si occupano di tutte le attività, ma professionisti specializzati per ogni singolo prodotto. Addirittura abbiamo creato una nuova figura di legale negoziatore, ovvero un avvocato che attraverso un training di formazione focalizzato su specifiche soft skills, si dedica completamente all’attività di negoziazione riducendo così il numero di cause legali che impegnano l’azienda per diversi anni. Questo anche nell’interesse del debitore che viene reimmesso nel circuito dell’economia.
Per noi è importante la codifica della conoscenza ed abbiamo lavorato molto sulle App skill delle persone attraverso un processo di formazione basato su un mindset nuovo e un approccio trasversale che ci permette di migliorarne le competenze in ambito digitale, preservando le competenze tecniche che sono una costante per tutte le attività di questo settore.