Il 2022 sarà l’anno della ripresa del mercato delle aste immobiliari, che durante il biennio di pandemia ha subito uno stop dovuto al rallentato delle procedure giudiziarie. Sono quasi 110mila le aste immobiliari che si sono registrate nel primo semestre 2022 in tutta Italia, in aumento del 16,1% sul primo semestre 2021. Nonostante ci sia ancora un calo del 17,5% rispetto al 2019, continua ad aumentare il numero delle aste fissate, iniziato con il venir meno della sospensione delle procedure relative a immobili classificati come “prima casa”. La somma dell’offerta minima, ovvero il prezzo a cui sono andati in asta gli immobili, è di 14,8 miliardi di euro, con un aumento del 23,3% rispetto al 2021, mentre rispetto alla tipologia degli immobili si inverte la tendenza registrata durante la pandemia con il residenziale che torna ad occupare la maggioranza dell’offerta, con un 54,6%, superando il non residenziale (laboratori, uffici, locali commerciali, alberghi ecc) che si ferma al 34,6%.
È lo scenario attuale delle aste immobiliari che emerge dallo Scenario Aste, elaborato sui dati analizzati dal team di data scientist di REVIVA, la prima startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari che, grazie al suo metodo che unisce intelligenza artificiale, big data e marketing esperienziale, punta ad aumentare il numero di immobili venduti per evitare la svalutazione dovuta alle numerose aste andate deserte. “Nonostante il dato positivo, che dimostra la ripresa del settore, non possiamo non sottolineare un valore più preoccupante, ossia un forte aumento del valore medio degli asset residenziali – ha commentato Giulio Licenza, Co-founder di REVIVA – Se, infatti, nel 2021 l’offerta media minima era di 82.473 euro, ora che sono tornati in asta tutti gli immobili relativi alle procedure sospese, molti dei quali per la prima volta o comunque con un minor numero di ribassi e quindi a prezzo più alto, il valore medio è schizzato a 112.264 euro e questo rischia di tagliare fuori una fetta consistente di potenziali acquirenti posti davanti ad un aumento dei prezzi del 36% in un solo anno”.
Il momento florido per le aste immobiliari va di pari passo con quello del mercato immobiliare italiano che, per la prima volta da anni, registra un aumento dei prezzi delle case dello 0,5% dovuto al minor numero di costruzioni rallentate dalla pandemia a fronte di un aumento di domanda. Per le aste, questa rappresenta una grande opportunità: essendo la domanda superiore agli immobili disponibili nel libero mercato, l’acquirente finale potrebbe trovare nelle aste la soluzione alla propria ricerca. Occorre, però, che qui il marketing dia la svolta decisiva, così da attirare un maggior numero di interessati e trasportarli dall’acquisto a libero mercato al settore delle aste, avendo così un grande impatto sul numero di aggiudicazioni e sul recupero dei crediti a sofferenza.
Un altro dato molto significativo che è emerso riguarda la modalità di vendita: infatti le aste con svolgimento puramente telematico sono aumentate del 243% rispetto al 2019 e rappresentano ad oggi la maggioranza rispetto alle vendite classiche in presenza o miste.
“Per partecipare ad un asta telematica, però, è necessario essere muniti di PEC, firma digitale e passare attraverso un processo di compilazione estremamente lungo e complesso, con il risultato che un gran numero di offerte vengono considerate invalide o comunque vengono esclusi buona parte dei privati che sono normalmente sprovvisti di questi strumenti, con un risultato anche in questo caso negativo sulle vendite – ha concluso Licenza – Ci auguriamo che con il venir meno delle restrizioni legate alla pandemia si possa virare verso modalità di partecipazione miste (telematiche e in presenza), in attesa che avvenga una semplificazione delle vendite telematiche, che ad oggi costituisce una barriera alle partecipazioni in asta, a discapito di creditore, debitore e tutto il mercato immobiliare”.
Il 2022 sarà l’anno della ripresa del mercato delle aste immobiliari, che durante il biennio di pandemia ha subito uno stop dovuto al rallentato delle procedure giudiziarie. Sono quasi 110mila le aste immobiliari che si sono registrate nel primo semestre 2022 in tutta Italia, in aumento del 16,1% sul primo semestre 2021. Nonostante ci sia ancora un calo del 17,5% rispetto al 2019, continua ad aumentare il numero delle aste fissate, iniziato con il venir meno della sospensione delle procedure relative a immobili classificati come “prima casa”. La somma dell’offerta minima, ovvero il prezzo a cui sono andati in asta gli immobili, è di 14,8 miliardi di euro, con un aumento del 23,3% rispetto al 2021, mentre rispetto alla tipologia degli immobili si inverte la tendenza registrata durante la pandemia con il residenziale che torna ad occupare la maggioranza dell’offerta, con un 54,6%, superando il non residenziale (laboratori, uffici, locali commerciali, alberghi ecc) che si ferma al 34,6%.
È lo scenario attuale delle aste immobiliari che emerge dallo Scenario Aste, elaborato sui dati analizzati dal team di data scientist di REVIVA, la prima startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari che, grazie al suo metodo che unisce intelligenza artificiale, big data e marketing esperienziale, punta ad aumentare il numero di immobili venduti per evitare la svalutazione dovuta alle numerose aste andate deserte. “Nonostante il dato positivo, che dimostra la ripresa del settore, non possiamo non sottolineare un valore più preoccupante, ossia un forte aumento del valore medio degli asset residenziali – ha commentato Giulio Licenza, Co-founder di REVIVA – Se, infatti, nel 2021 l’offerta media minima era di 82.473 euro, ora che sono tornati in asta tutti gli immobili relativi alle procedure sospese, molti dei quali per la prima volta o comunque con un minor numero di ribassi e quindi a prezzo più alto, il valore medio è schizzato a 112.264 euro e questo rischia di tagliare fuori una fetta consistente di potenziali acquirenti posti davanti ad un aumento dei prezzi del 36% in un solo anno”.
Il momento florido per le aste immobiliari va di pari passo con quello del mercato immobiliare italiano che, per la prima volta da anni, registra un aumento dei prezzi delle case dello 0,5% dovuto al minor numero di costruzioni rallentate dalla pandemia a fronte di un aumento di domanda. Per le aste, questa rappresenta una grande opportunità: essendo la domanda superiore agli immobili disponibili nel libero mercato, l’acquirente finale potrebbe trovare nelle aste la soluzione alla propria ricerca. Occorre, però, che qui il marketing dia la svolta decisiva, così da attirare un maggior numero di interessati e trasportarli dall’acquisto a libero mercato al settore delle aste, avendo così un grande impatto sul numero di aggiudicazioni e sul recupero dei crediti a sofferenza.
Un altro dato molto significativo che è emerso riguarda la modalità di vendita: infatti le aste con svolgimento puramente telematico sono aumentate del 243% rispetto al 2019 e rappresentano ad oggi la maggioranza rispetto alle vendite classiche in presenza o miste.
“Per partecipare ad un asta telematica, però, è necessario essere muniti di PEC, firma digitale e passare attraverso un processo di compilazione estremamente lungo e complesso, con il risultato che un gran numero di offerte vengono considerate invalide o comunque vengono esclusi buona parte dei privati che sono normalmente sprovvisti di questi strumenti, con un risultato anche in questo caso negativo sulle vendite – ha concluso Licenza – Ci auguriamo che con il venir meno delle restrizioni legate alla pandemia si possa virare verso modalità di partecipazione miste (telematiche e in presenza), in attesa che avvenga una semplificazione delle vendite telematiche, che ad oggi costituisce una barriera alle partecipazioni in asta, a discapito di creditore, debitore e tutto il mercato immobiliare”.