Gli italiani si indebitano sempre di più tanto che il debito totale di famiglie e imprese ha toccato quasi il tetto dei 2mila miliardi di euro, pari a 1,2 volte il PIL del Paese del 2020. Un dato che fa riflettere soprattutto perché è associato ad un basso livello di educazione finanziaria della popolazione adulta che fa classificare il nostro Paese al penultimo posto nella classifica OCSE per alfabetizzazione finanziaria. Addirittura fino all’8,2% delle famiglie italiane non ha un rapporto bancario rispetto ad una media del 3,4% dell’Eurozona. La pandemia poi ha accentuato ancora di più le fragilità economiche e la scarsità di disponibilità finanziarie degli italiani con la previsione di un ricorso crescente al debito e un incremento stimato dei volumi del debito delle famiglie pari all’8,1% e del 21,3% per le imprese entro il 2023. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le imprese di tutela del credito che, sempre di più, possono contribuire ad aumentare il livello di inclusione finanziaria nel nostro Paese.
E’ il quadro che emerge dallo studio sul ruolo del settore della tutela del credito per l’inclusione finanziaria in Italia, condotto da The European House – Ambrosetti e presentato martedi’ in occasione dell’Annual di UNIREC – Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito.
“Al centro del convegno c’è un’Italia che riparte in un contesto mutato da una pandemia che ha scosso tutto il mondo. In questo scenario l’industria della tutela del credito ha acquisito un peso ancora maggiore per affrontare la ripresa e le sfide del futuro verso un’economia sempre più smart”. Con queste parole ha aperto i lavori il Presidente di UNIREC Francesco Vovk ponendo l’accento sull’importanza dell’attività delle imprese del credito anche in un’ottica di maggiore inclusione sociale. “I risultati dell’indagine condotta grazie al prezioso contributo di The European House – Ambrosetti pongono in evidenza la centralità del comparto ai fini del bilanciamento e miglioramento degli equilibri economico-finanziari e nell’ottica di una maggiore sostenibilità del Sistema-Paese”ha aggiunto Vovk sottolineando che “in un contesto di new normal le aziende di tutela del credito aderenti a UNIREC intendono offrire il loro contributo per la ripresa economica e per diffondere la cultura dell’inclusione finanziaria ponendosi come attori attivi di cambiamento per una gestione del credito innovativa e al passo con il futuro del Paese”.
Come evidenziato dallo studio le aziende di tutela del credito sono in grado di fornire un contributo significativo sull’intero sistema economico e sul mercato del lavoro attivando numerose filiere e agendo da effetto moltiplicatore sulle attività delle stesse. Dai dati è emerso che per ogni euro di fatturato dalle aziende di tutela del credito se ne generino 1,41 addizionali nell’intera economia e ogni 2 occupati sostengano 1 occupato addizionale nel mondo del lavoro. Tutto questo si riflette anche sul miglioramento dell’equilibrio economico-finanziario dei propri clienti i quali, grazie ai crediti recuperati, ogni anno riescono a tutelare 129.700 posti di lavoro nell’ottica del circolo virtuoso dell’economia. Infine, grazie alle aziende di tutela del credito le famiglie italiane possono accedere a nuovo debito abilitando nuovo consumo per circa 9.500 euro.
“Le aziende della tutela del credito sono parte integrante del ciclo credito-debito: attivano significativi benefici economici e occupazionali lungo le filiere collegate e rappresentano un importante tassello per far crescere l’inclusione finanziaria dei cittadini italiani – ha commentato Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence, The European House – Ambrosetti – Attraverso il servizio offerto dalle aziende del settore, i cittadini possono supportare i propri consumi grazie all’accesso a nuove fonti di finanziamento e al risparmio di costi abilitato rispetto alle vie giudiziarie.”
A proposito di servizi, dalla survey condotta per UNIREC da The European House – Ambrosetti, il servizio offerto dalle imprese di tutela del credito ha inciso positivamente sull’aumento della probabilità di recupero del credito: in media, nel 2020 il servizio ha permesso di recuperare il 44,6% di crediti non riscossi delle società rispondenti alla survey in aumento rispetto al 39,1% del 2019. E c’è un riconoscimento rispetto al valore del contributo che questo settore può fornire da parte del 100% delle aziende clienti. Per 6 clienti su 10 le aziende di tutela del credito contribuiscono all’accrescimento dell’educazione finanziaria e questo è molto importante soprattutto in un contesto di post pandemia.
“I risultati della ricerca sono stati molto lusinghieri per noi, nel riconoscimento di un approccio verso la tutela e l’inclusione finanziaria che UNIREC ha da quando è nata, nel 1999, e che certamente va consolidato ancora di più – ha aggiunto Michela De Marchi, Segretario generale UNIREC – La metà del campione ha anche riconosciuto un supporto morale, oltre che pratico, per uscire da una situazione di difficoltà e questo è un dato molto importante”. Bisogna lavorare ancora molto sull’immagine del settore, affinché venga meglio percepita, ma è indubbio che ci sia ormai un know-how molto importante che va messo a disposizione del Paese per promuovere una maggiore cultura finanziaria rivolta in particolare ai giovani, attraverso partnership con le università e il sistema delle imprese.
Un’evoluzione molto importante per il settore è, infine, l’offerta dei servizi di consulenza finanziaria ai debitori che deve essere incrementata sempre di più. Se da un lato soggetti come Bankitalia devono fare un lavoro di prevenzione a monte, le aziende di tutela del credito possono supportare i cittadini nel percorso di ricostruzione della propria posizione finanziaria grazie anche a nuove collaborazioni sinergiche con le istituzioni.
Gli italiani si indebitano sempre di più tanto che il debito totale di famiglie e imprese ha toccato quasi il tetto dei 2mila miliardi di euro, pari a 1,2 volte il PIL del Paese del 2020. Un dato che fa riflettere soprattutto perché è associato ad un basso livello di educazione finanziaria della popolazione adulta che fa classificare il nostro Paese al penultimo posto nella classifica OCSE per alfabetizzazione finanziaria. Addirittura fino all’8,2% delle famiglie italiane non ha un rapporto bancario rispetto ad una media del 3,4% dell’Eurozona. La pandemia poi ha accentuato ancora di più le fragilità economiche e la scarsità di disponibilità finanziarie degli italiani con la previsione di un ricorso crescente al debito e un incremento stimato dei volumi del debito delle famiglie pari all’8,1% e del 21,3% per le imprese entro il 2023. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le imprese di tutela del credito che, sempre di più, possono contribuire ad aumentare il livello di inclusione finanziaria nel nostro Paese.
E’ il quadro che emerge dallo studio sul ruolo del settore della tutela del credito per l’inclusione finanziaria in Italia, condotto da The European House – Ambrosetti e presentato martedi’ in occasione dell’Annual di UNIREC – Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito.
“Al centro del convegno c’è un’Italia che riparte in un contesto mutato da una pandemia che ha scosso tutto il mondo. In questo scenario l’industria della tutela del credito ha acquisito un peso ancora maggiore per affrontare la ripresa e le sfide del futuro verso un’economia sempre più smart”. Con queste parole ha aperto i lavori il Presidente di UNIREC Francesco Vovk ponendo l’accento sull’importanza dell’attività delle imprese del credito anche in un’ottica di maggiore inclusione sociale. “I risultati dell’indagine condotta grazie al prezioso contributo di The European House – Ambrosetti pongono in evidenza la centralità del comparto ai fini del bilanciamento e miglioramento degli equilibri economico-finanziari e nell’ottica di una maggiore sostenibilità del Sistema-Paese”ha aggiunto Vovk sottolineando che “in un contesto di new normal le aziende di tutela del credito aderenti a UNIREC intendono offrire il loro contributo per la ripresa economica e per diffondere la cultura dell’inclusione finanziaria ponendosi come attori attivi di cambiamento per una gestione del credito innovativa e al passo con il futuro del Paese”.
Come evidenziato dallo studio le aziende di tutela del credito sono in grado di fornire un contributo significativo sull’intero sistema economico e sul mercato del lavoro attivando numerose filiere e agendo da effetto moltiplicatore sulle attività delle stesse. Dai dati è emerso che per ogni euro di fatturato dalle aziende di tutela del credito se ne generino 1,41 addizionali nell’intera economia e ogni 2 occupati sostengano 1 occupato addizionale nel mondo del lavoro. Tutto questo si riflette anche sul miglioramento dell’equilibrio economico-finanziario dei propri clienti i quali, grazie ai crediti recuperati, ogni anno riescono a tutelare 129.700 posti di lavoro nell’ottica del circolo virtuoso dell’economia. Infine, grazie alle aziende di tutela del credito le famiglie italiane possono accedere a nuovo debito abilitando nuovo consumo per circa 9.500 euro.
“Le aziende della tutela del credito sono parte integrante del ciclo credito-debito: attivano significativi benefici economici e occupazionali lungo le filiere collegate e rappresentano un importante tassello per far crescere l’inclusione finanziaria dei cittadini italiani – ha commentato Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence, The European House – Ambrosetti – Attraverso il servizio offerto dalle aziende del settore, i cittadini possono supportare i propri consumi grazie all’accesso a nuove fonti di finanziamento e al risparmio di costi abilitato rispetto alle vie giudiziarie.”
A proposito di servizi, dalla survey condotta per UNIREC da The European House – Ambrosetti, il servizio offerto dalle imprese di tutela del credito ha inciso positivamente sull’aumento della probabilità di recupero del credito: in media, nel 2020 il servizio ha permesso di recuperare il 44,6% di crediti non riscossi delle società rispondenti alla survey in aumento rispetto al 39,1% del 2019. E c’è un riconoscimento rispetto al valore del contributo che questo settore può fornire da parte del 100% delle aziende clienti. Per 6 clienti su 10 le aziende di tutela del credito contribuiscono all’accrescimento dell’educazione finanziaria e questo è molto importante soprattutto in un contesto di post pandemia.
“I risultati della ricerca sono stati molto lusinghieri per noi, nel riconoscimento di un approccio verso la tutela e l’inclusione finanziaria che UNIREC ha da quando è nata, nel 1999, e che certamente va consolidato ancora di più – ha aggiunto Michela De Marchi, Segretario generale UNIREC – La metà del campione ha anche riconosciuto un supporto morale, oltre che pratico, per uscire da una situazione di difficoltà e questo è un dato molto importante”. Bisogna lavorare ancora molto sull’immagine del settore, affinché venga meglio percepita, ma è indubbio che ci sia ormai un know-how molto importante che va messo a disposizione del Paese per promuovere una maggiore cultura finanziaria rivolta in particolare ai giovani, attraverso partnership con le università e il sistema delle imprese.
Un’evoluzione molto importante per il settore è, infine, l’offerta dei servizi di consulenza finanziaria ai debitori che deve essere incrementata sempre di più. Se da un lato soggetti come Bankitalia devono fare un lavoro di prevenzione a monte, le aziende di tutela del credito possono supportare i cittadini nel percorso di ricostruzione della propria posizione finanziaria grazie anche a nuove collaborazioni sinergiche con le istituzioni.