L’ondata di crediti deteriorati post pandemia ci sarà ma sarà molto più contenuta rispetto alle previsioni. Il nostro sistema bancario è pronto a gestirli, essendo più strutturato rispetto alla crisi precedente, con meccanismi molto più veloci di riduzione di NPL e un mercato secondario più liquido ed efficiente. Ma se guardiamo al mondo degli NPE nel suo complesso, non possiamo non considerare il fatto che i crediti deteriorati siano solo una parte del fenomeno e che la maggior parte delle posizioni si riferiscano ad aziende sane. Il nodo cruciale è proprio questo: bisogna investire sulle competenze specifiche di banche specializzate, operatori e servicer capaci di distinguere rapidamente le posizioni da salvare da quelle da cedere. Nei prossimi mesi sarà fondamentale sostenere e accompagnare tutte quelle famiglie e aziende che possono tornare in bonis, perché queste costituiscono il nostro tessuto economico e sociale e da loro dipende la tenuta del Paese. Inoltre per cogliere le nuove opportunità offerte dal PNRR, anche il settore del credito può e deve giocare un ruolo importante nella transizione ecologica puntando sempre di più sulla sostenibilità e sugli indicatori ESG. Ma le regole imposte dalla vigilanza bancaria non vanno allentate perché hanno già garantito sufficienti misure di flessibilità ed hanno permesso alle banche di arrivare meglio preparate a questa nuova crisi.
E’ il messaggio forte che arriva dal 7° CVSPRINGDAY che si è tenuto ieri presso Palazzo Mezzanotte a Milano ed ha visto i CEO delle principali banche italiane e internazionali e i più importanti attori del settore del credito confrontarsi sui temi più caldi del momento, condividendo vision e strategie, per affrontare al meglio le sfide future.
“Sento alcune richieste di annacquare le regole di vigilanza, dalla definizione di default al calendar provisioning ma abbiamo già garantito sufficienti misure di flessibilità” ha dichiarato il Presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE Andrea Enria aprendo i lavori del CVSPRINGDAY. Enria ha sottolineato più volte che l’aumento degli NPL sarà molto inferiore rispetto a quanto si temeva e che dalle previsioni degli ultimi trimestri emergono segnali di una ripresa economica robusta. Inoltre c’è una riduzione significativa dell’incertezza che lo scorso anno aveva portato la Banca Centrale Europea a prendere decisioni molto forti come la sospensione dei buyback e della distribuzione dividendi. “La riduzione dell’incertezza e la nostra capacità di determinare le traiettorie patrimoniali banca per banca rende ormai maturi i tempi, in assenza di sorprese, per cancellare le nostre raccomandazioni e ristabilire le normali verifiche di vigilanza a partire dal quarto trimestre di quest’anno per quanto riguarda dividendi e share buybacks”. “Stiamo lavorando a una graduale e cauta uscita dalle misure di sostegno e flessibilità garantite alle banche e il livello dei buffer patrimoniali verrà definito nelle lettere Srep che rifletteranno anche i risultati degli stress test che verranno resi noti a fine mese”, ha annunciato, inoltre, Enria precisando che fino al 2022 Francoforte comunque non chiederà alle banche di rispettare i buffer patrimoniali più stringenti e intende “rivedere ancora i livelli richiesti nel caso di eccessivo deterioramento dello scenario”. Rispetto al tema bad bank e all’estensione dello schema delle GACS sugli UTP il Presidente del Consiglio di vigilanza della BCE si è detto favorevole se si dimostrano meccanismi efficaci, così come è successo ad esempio in Grecia.
La preoccupazione di Francoforte si rivolge al mercato dei High Leveraged Loans, ovvero a quei prestiti erogati da investitori di vario tipo alle imprese già molto indebitate. “Abbiamo chiesto alle banche di mettere limiti, di contenere l’esposizione a clienti con leva elevata – ha dichiarato Enria – Purtroppo, abbiamo visto che negli ultimi mesi questo mercato è aumentato molto, sia in volumi sia in deterioramento della qualità dei prenditori. Stiamo richiamando le banche ma non abbiamo visto sufficiente reazione e quindi penseremo a interventi qualitativi e quantitativi nel nostro intervento prudenziale”.
Rispetto all’Unione bancaria europea si dovrà “aspettare ancora un po’ di tempo, perché nonostante ci sia una forte determinazione del presidente dell’Eurogruppo la discussione politica è piuttosto complicata”. Bisogna lavorare ancora per superare la segmentazione del mercato bancario verso l’applicazione di uno schema comune sulle garanzie sui depositi che garantisce una maggiore integrazione. Il Presidente del Consiglio di vigilanza BCE ha invitato le banche ad adottare lo statuto di società europea, come hanno fatto quelle che si sono riposizionate in Europa dopo la Brexit”.
Il CVSPRINGDAY è proseguito con quattro sessioni tematiche moderate dal giornalista di Class CNBC Andrea Cabrini. Alla prima sessione intitolata “Italian and European Outlook: Ceo a confronto”, hanno preso parte Per Anders Fasth –Acting CEO Hoist Finance, Paolo Fiorentino – CEO Banca Progetto, Fabrizio Palenzona – Presidente Gruppo Prelios, Corrado Passera – CEO illimity e Johnny Tsolis – CEO Axactor. Tutti concordi sul fatto che non bisogna perdere l’occasione per gestire la nuova mole di crediti problematici con un approccio di sistema, che si affidi a competenze e specializzazioni che permettano di approcciare il mondo dei crediti distressed con regole specifiche per ogni singola posizione. Perché l’obiettivo finale comune per tutti deve essere quello portare in performing la maggior parte di questi crediti, con una gestione che va oltre quella ordinaria. Dietro gli UTP, ad esempio, si nascondono aziende sane che vanno accompagnate nel percorso di ritorno in bonis attraverso un’attività che non può essere quella del semplice recupero crediti, ma deve attingere a nuova finanza. In questo giocano un ruolo fondamentale le banche specializzate e soggetti investitori che devono essere incoraggiati a puntare su queste realtà, mentre alcune regole imposte dalla vigilanza, soprattutto quelle sui fallimenti, ne limitano l’azione. I partecipanti alla tavola rotonda sono stati concordi nel dire che le nuove regole sul default andrebbero riviste in questa direzione.
La seconda sessione è stata dedicata all’attenzione sempre più forte che i principali player del mercato del credito stanno attribuendo ai temi della sostenibilità: Corrado Angelelli – Partner Greenberg Traurig Santa Maria, Ludovica Capasso – Chief of Communication and Sustainability doValue, Alessio Foletti – Chief Lending Officer Credit Agricole,
Fabrizio Leandri – Chief Lending Officer Banca MPS, Claudio Manetti – AD Fire e Antonella Pagano – Managing Director Accenture si sono confrontati su ruoli e responsabilità della Credit Industry di fronte alla complessità dei tre fattori ESG (Enviromental, Social e Governance) ed hanno cercato di capire se può esistere un mercato NPE ESG compliant. La visione di tutti è che il tema ESG ormai non è soltanto centrale per la coesione sociale, ma rappresenta anche una nuova opportunità di business. Dalle principali statistiche è emerso che le aziende che investono in green hanno maggiori opportunità sul mercato ed anche un recente documento dell’EBA spinge ad adottare modelli sempre più green che sono una potente spinta all’innovazione e allo sviluppo di nuovi prodotti. Anche perché in questo processo di transizione ecologica c’è bisogno di un livello di competenze molto variegato ed avanzato, da attivare anche magari on demand rispetto al settore che ci si trova di fronte, ed è fondamentale la trasparenza e lo scambio di informazioni nel rapporto tra banche e imprese.
La terza sessione, intitolata “Utp & Nuova Finanza”, ha visto la partecipazione di Paolo Arzani – Managing Director Accenture, Gianluca De Martino – Managing Director Group Distressed Asset Management UniCredit Group, Massimiliano Fossati – Managing Director Clessidra Restructuring Fund e Advisor Bain & Co, Francesco Lombardo – Partner Freshfields Bruckhaus Deringer LLP e Vittorio Savarese – Responsabile Structured Credit & Risk Transfer, Global Markets Solutions & Financing Intesa Sanpaolo. La discussione è partita da un presupposto: se si considerano gli UTP come aziende vive, allora bisogna comportarsi da banca per aiutarle a tornare al successo. Ma l’approccio da avere non è quello che guarda indietro con lo specchietto retrovisore dei bilanci passati, ma è fondamentale proiettarsi al futuro, portando nuova finanza e investendo con coraggio sul rischio di impresa. A tal proposito è molto importante impostare processi di ristrutturazione aziendale, anche puntando su specialisti esterni ed operatori specializzati che accompagnino l’azienda UTP in tutto il processo. E’ su questa partita che si gioca anche il tema degli investimenti sempre più cruciali per far ripartire il Paese.
E a proposito di competenza e specializzazione, l’ultima sessione è stata dedicata all’evoluzione del Servicing che è sempre più al centro della gestione dei crediti. Dopo il Keynote Speech a cura di Alberto Sondri – Executive Director CRIBIS Credit Management, è seguito il confronto con Christian Faggella – AD La Scala Società tra Avvocati, Giulio Licenza – Co-Founder & CBDO Reviva, Clemente Reale – Country Manager Italy Hoist Finance, Alessandro Scorsone – Sales & Marketing Director Axactor Italy e Dario Maria Spoto – Partner Kpmg Corporate Finance. Al centro della discussione l’importanza degli investimenti in nuove tecnologie, sempre più fondamentali se si vuole impostare una gestione “industriale” delle pratiche, e il consolidamento del settore che, attraverso la costituzione di virtuose alleanze e partnership strategiche, può essere la strada migliore per mantenere performance elevate e raggiungere ambiziosi obiettivi di mercato.
In conclusione, dal CVSPRINGDAY è emerso un messaggio di ottimismo che parte dal presupposto che la pandemia che abbiamo (quasi) alle spalle può essere usata come opportunità per ripensare i modelli di business di un settore che sarà sempre più centrale per vincere le sfide del futuro. Tutti gli attori in campo, dalle banche ai servicer, sono concordi sul fatto che i fari puntati verso le competenze e verso l’attenzione sempre più forte che tutto il mondo, anche quello del credito, sta ponendo verso i temi della sostenibilità.
L’ondata di crediti deteriorati post pandemia ci sarà ma sarà molto più contenuta rispetto alle previsioni. Il nostro sistema bancario è pronto a gestirli, essendo più strutturato rispetto alla crisi precedente, con meccanismi molto più veloci di riduzione di NPL e un mercato secondario più liquido ed efficiente. Ma se guardiamo al mondo degli NPE nel suo complesso, non possiamo non considerare il fatto che i crediti deteriorati siano solo una parte del fenomeno e che la maggior parte delle posizioni si riferiscano ad aziende sane. Il nodo cruciale è proprio questo: bisogna investire sulle competenze specifiche di banche specializzate, operatori e servicer capaci di distinguere rapidamente le posizioni da salvare da quelle da cedere. Nei prossimi mesi sarà fondamentale sostenere e accompagnare tutte quelle famiglie e aziende che possono tornare in bonis, perché queste costituiscono il nostro tessuto economico e sociale e da loro dipende la tenuta del Paese. Inoltre per cogliere le nuove opportunità offerte dal PNRR, anche il settore del credito può e deve giocare un ruolo importante nella transizione ecologica puntando sempre di più sulla sostenibilità e sugli indicatori ESG. Ma le regole imposte dalla vigilanza bancaria non vanno allentate perché hanno già garantito sufficienti misure di flessibilità ed hanno permesso alle banche di arrivare meglio preparate a questa nuova crisi.
E’ il messaggio forte che arriva dal 7° CVSPRINGDAY che si è tenuto ieri presso Palazzo Mezzanotte a Milano ed ha visto i CEO delle principali banche italiane e internazionali e i più importanti attori del settore del credito confrontarsi sui temi più caldi del momento, condividendo vision e strategie, per affrontare al meglio le sfide future.
“Sento alcune richieste di annacquare le regole di vigilanza, dalla definizione di default al calendar provisioning ma abbiamo già garantito sufficienti misure di flessibilità” ha dichiarato il Presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE Andrea Enria aprendo i lavori del CVSPRINGDAY. Enria ha sottolineato più volte che l’aumento degli NPL sarà molto inferiore rispetto a quanto si temeva e che dalle previsioni degli ultimi trimestri emergono segnali di una ripresa economica robusta. Inoltre c’è una riduzione significativa dell’incertezza che lo scorso anno aveva portato la Banca Centrale Europea a prendere decisioni molto forti come la sospensione dei buyback e della distribuzione dividendi. “La riduzione dell’incertezza e la nostra capacità di determinare le traiettorie patrimoniali banca per banca rende ormai maturi i tempi, in assenza di sorprese, per cancellare le nostre raccomandazioni e ristabilire le normali verifiche di vigilanza a partire dal quarto trimestre di quest’anno per quanto riguarda dividendi e share buybacks”. “Stiamo lavorando a una graduale e cauta uscita dalle misure di sostegno e flessibilità garantite alle banche e il livello dei buffer patrimoniali verrà definito nelle lettere Srep che rifletteranno anche i risultati degli stress test che verranno resi noti a fine mese”, ha annunciato, inoltre, Enria precisando che fino al 2022 Francoforte comunque non chiederà alle banche di rispettare i buffer patrimoniali più stringenti e intende “rivedere ancora i livelli richiesti nel caso di eccessivo deterioramento dello scenario”. Rispetto al tema bad bank e all’estensione dello schema delle GACS sugli UTP il Presidente del Consiglio di vigilanza della BCE si è detto favorevole se si dimostrano meccanismi efficaci, così come è successo ad esempio in Grecia.
La preoccupazione di Francoforte si rivolge al mercato dei High Leveraged Loans, ovvero a quei prestiti erogati da investitori di vario tipo alle imprese già molto indebitate. “Abbiamo chiesto alle banche di mettere limiti, di contenere l’esposizione a clienti con leva elevata – ha dichiarato Enria – Purtroppo, abbiamo visto che negli ultimi mesi questo mercato è aumentato molto, sia in volumi sia in deterioramento della qualità dei prenditori. Stiamo richiamando le banche ma non abbiamo visto sufficiente reazione e quindi penseremo a interventi qualitativi e quantitativi nel nostro intervento prudenziale”.
Rispetto all’Unione bancaria europea si dovrà “aspettare ancora un po’ di tempo, perché nonostante ci sia una forte determinazione del presidente dell’Eurogruppo la discussione politica è piuttosto complicata”. Bisogna lavorare ancora per superare la segmentazione del mercato bancario verso l’applicazione di uno schema comune sulle garanzie sui depositi che garantisce una maggiore integrazione. Il Presidente del Consiglio di vigilanza BCE ha invitato le banche ad adottare lo statuto di società europea, come hanno fatto quelle che si sono riposizionate in Europa dopo la Brexit”.
Il CVSPRINGDAY è proseguito con quattro sessioni tematiche moderate dal giornalista di Class CNBC Andrea Cabrini. Alla prima sessione intitolata “Italian and European Outlook: Ceo a confronto”, hanno preso parte Per Anders Fasth –Acting CEO Hoist Finance, Paolo Fiorentino – CEO Banca Progetto, Fabrizio Palenzona – Presidente Gruppo Prelios, Corrado Passera – CEO illimity e Johnny Tsolis – CEO Axactor. Tutti concordi sul fatto che non bisogna perdere l’occasione per gestire la nuova mole di crediti problematici con un approccio di sistema, che si affidi a competenze e specializzazioni che permettano di approcciare il mondo dei crediti distressed con regole specifiche per ogni singola posizione. Perché l’obiettivo finale comune per tutti deve essere quello portare in performing la maggior parte di questi crediti, con una gestione che va oltre quella ordinaria. Dietro gli UTP, ad esempio, si nascondono aziende sane che vanno accompagnate nel percorso di ritorno in bonis attraverso un’attività che non può essere quella del semplice recupero crediti, ma deve attingere a nuova finanza. In questo giocano un ruolo fondamentale le banche specializzate e soggetti investitori che devono essere incoraggiati a puntare su queste realtà, mentre alcune regole imposte dalla vigilanza, soprattutto quelle sui fallimenti, ne limitano l’azione. I partecipanti alla tavola rotonda sono stati concordi nel dire che le nuove regole sul default andrebbero riviste in questa direzione.
La seconda sessione è stata dedicata all’attenzione sempre più forte che i principali player del mercato del credito stanno attribuendo ai temi della sostenibilità: Corrado Angelelli – Partner Greenberg Traurig Santa Maria, Ludovica Capasso – Chief of Communication and Sustainability doValue, Alessio Foletti – Chief Lending Officer Credit Agricole,
Fabrizio Leandri – Chief Lending Officer Banca MPS, Claudio Manetti – AD Fire e Antonella Pagano – Managing Director Accenture si sono confrontati su ruoli e responsabilità della Credit Industry di fronte alla complessità dei tre fattori ESG (Enviromental, Social e Governance) ed hanno cercato di capire se può esistere un mercato NPE ESG compliant. La visione di tutti è che il tema ESG ormai non è soltanto centrale per la coesione sociale, ma rappresenta anche una nuova opportunità di business. Dalle principali statistiche è emerso che le aziende che investono in green hanno maggiori opportunità sul mercato ed anche un recente documento dell’EBA spinge ad adottare modelli sempre più green che sono una potente spinta all’innovazione e allo sviluppo di nuovi prodotti. Anche perché in questo processo di transizione ecologica c’è bisogno di un livello di competenze molto variegato ed avanzato, da attivare anche magari on demand rispetto al settore che ci si trova di fronte, ed è fondamentale la trasparenza e lo scambio di informazioni nel rapporto tra banche e imprese.
La terza sessione, intitolata “Utp & Nuova Finanza”, ha visto la partecipazione di Paolo Arzani – Managing Director Accenture, Gianluca De Martino – Managing Director Group Distressed Asset Management UniCredit Group, Massimiliano Fossati – Managing Director Clessidra Restructuring Fund e Advisor Bain & Co, Francesco Lombardo – Partner Freshfields Bruckhaus Deringer LLP e Vittorio Savarese – Responsabile Structured Credit & Risk Transfer, Global Markets Solutions & Financing Intesa Sanpaolo. La discussione è partita da un presupposto: se si considerano gli UTP come aziende vive, allora bisogna comportarsi da banca per aiutarle a tornare al successo. Ma l’approccio da avere non è quello che guarda indietro con lo specchietto retrovisore dei bilanci passati, ma è fondamentale proiettarsi al futuro, portando nuova finanza e investendo con coraggio sul rischio di impresa. A tal proposito è molto importante impostare processi di ristrutturazione aziendale, anche puntando su specialisti esterni ed operatori specializzati che accompagnino l’azienda UTP in tutto il processo. E’ su questa partita che si gioca anche il tema degli investimenti sempre più cruciali per far ripartire il Paese.
E a proposito di competenza e specializzazione, l’ultima sessione è stata dedicata all’evoluzione del Servicing che è sempre più al centro della gestione dei crediti. Dopo il Keynote Speech a cura di Alberto Sondri – Executive Director CRIBIS Credit Management, è seguito il confronto con Christian Faggella – AD La Scala Società tra Avvocati, Giulio Licenza – Co-Founder & CBDO Reviva, Clemente Reale – Country Manager Italy Hoist Finance, Alessandro Scorsone – Sales & Marketing Director Axactor Italy e Dario Maria Spoto – Partner Kpmg Corporate Finance. Al centro della discussione l’importanza degli investimenti in nuove tecnologie, sempre più fondamentali se si vuole impostare una gestione “industriale” delle pratiche, e il consolidamento del settore che, attraverso la costituzione di virtuose alleanze e partnership strategiche, può essere la strada migliore per mantenere performance elevate e raggiungere ambiziosi obiettivi di mercato.
In conclusione, dal CVSPRINGDAY è emerso un messaggio di ottimismo che parte dal presupposto che la pandemia che abbiamo (quasi) alle spalle può essere usata come opportunità per ripensare i modelli di business di un settore che sarà sempre più centrale per vincere le sfide del futuro. Tutti gli attori in campo, dalle banche ai servicer, sono concordi sul fatto che i fari puntati verso le competenze e verso l’attenzione sempre più forte che tutto il mondo, anche quello del credito, sta ponendo verso i temi della sostenibilità.