Una prima certezza per rendere più semplice la vita delle imprese che vorranno prorogare le moratorie coperte da una garanzia pubblica sembra ormai acquisita. Nella versione definitiva del decreto Sostegni 2, ora ribattezzato Imprese, lavoro e professioni verranno chiarite le modalità con le quali chi è titolare di una sospensione garantita potrà portarla avanti oltre la scadenza attuale del 30 giugno e arrivare fino al 31 dicembre in linea con la proroga che verrà disposta per le legge, ma solo per la quota di capitale e non più per gli interessi. Sarà dunque chiarito che il richiedente non dovrà formulare una nuova richiesta formale che – in quanto tale – potrebbe anche essere rifiutata dall’istituto di credito, ma dovrà fare una semplice comunicazione, anche attraverso una mail. E questo perché viene mantenuta in vigore la procedura semplificata prevista dal decreto Liquidità durante la prima ondata della pandemia.
Altro aspetto importante al quale bisognerà fare attenzione è il fatto che decreto fisserà una deadline entro la quale fare la comunicazione: il termine ultimo sarà il 15 giugno, oltre il quale la moratoria sarà considerata terminata. Il chiarimento si rende necessario per via del fatto che questa volta, a differenza dei precedenti decreti che avevano prorogato le moratorie, il mantenimento della sospensione non sarà più considerato un automatismo che cammina di pari passo con la proroga per le legge ma dovrà essere esplicitamente richiesto dal titolare.
Questo giro di vite è finalizzato a non prolungare la moratoria se non è effettivamente necessario ed evitare che l’impresa accumuli maggiori oneri da rimborsare una volta che riprendono i pagamenti e che quindi aumenti il rischio che quel prestito si trasformi in un credito deteriorato per le banche. D’altro canto per le moratorie concesse sulle base di accordi volontari da mesi gli istituti di credito stanno sollecitando la ripresa dei pagamenti a coloro i quali non versano in situazione di difficoltà palese. Nella gran parte dei casi non concedono nuove sospensioni una volta che quella in essere arriva a scadenza. Non è un caso , infatti, che le moratorie a fine aprile erano scese a quota 157 miliardi, rispetto a un ammontare che lo scorso anno aveva rasentato i 300 miliardi. Buona parte delle sospensioni che hanno ripreso i pagamenti – più o meno due terzi – sono moratorie non garantite dallo Stato.
Oltre alle moratorie verranno prorogati anche i prestiti garantiti dallo Stato. Anche in questo caso sono attesi correttivi rispetto alla prima bozza circolata nei giorni scorsi. La norma prevede la possibilità di allungare i prestiti ma fronte di una riduzione della copertura delle garanzie dal 90 fino al 60 per cento a seconda delle durate. Mentre per i prestiti fino a 30 mila euro dal primo luglio non viene più garantita una copertura al 100 per cento ma al 90 per cento. Il correttivo dovrebbe limitare il taglio della garanzia solo ai nuovi prestiti e non alle ristrutturazioni o ai finanziamenti già in essere che richiedono un allungamento temporale. La ragione di questo “decalage” delle garanzie è nel negoziato con Bruxelles, che ha concesso l’allungamento dei prestiti oltre i 6 anni ma ha richiesto un segnale di riduzione delle misure di aiuto pubbliche.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Una prima certezza per rendere più semplice la vita delle imprese che vorranno prorogare le moratorie coperte da una garanzia pubblica sembra ormai acquisita. Nella versione definitiva del decreto Sostegni 2, ora ribattezzato Imprese, lavoro e professioni verranno chiarite le modalità con le quali chi è titolare di una sospensione garantita potrà portarla avanti oltre la scadenza attuale del 30 giugno e arrivare fino al 31 dicembre in linea con la proroga che verrà disposta per le legge, ma solo per la quota di capitale e non più per gli interessi. Sarà dunque chiarito che il richiedente non dovrà formulare una nuova richiesta formale che – in quanto tale – potrebbe anche essere rifiutata dall’istituto di credito, ma dovrà fare una semplice comunicazione, anche attraverso una mail. E questo perché viene mantenuta in vigore la procedura semplificata prevista dal decreto Liquidità durante la prima ondata della pandemia.
Altro aspetto importante al quale bisognerà fare attenzione è il fatto che decreto fisserà una deadline entro la quale fare la comunicazione: il termine ultimo sarà il 15 giugno, oltre il quale la moratoria sarà considerata terminata. Il chiarimento si rende necessario per via del fatto che questa volta, a differenza dei precedenti decreti che avevano prorogato le moratorie, il mantenimento della sospensione non sarà più considerato un automatismo che cammina di pari passo con la proroga per le legge ma dovrà essere esplicitamente richiesto dal titolare.
Questo giro di vite è finalizzato a non prolungare la moratoria se non è effettivamente necessario ed evitare che l’impresa accumuli maggiori oneri da rimborsare una volta che riprendono i pagamenti e che quindi aumenti il rischio che quel prestito si trasformi in un credito deteriorato per le banche. D’altro canto per le moratorie concesse sulle base di accordi volontari da mesi gli istituti di credito stanno sollecitando la ripresa dei pagamenti a coloro i quali non versano in situazione di difficoltà palese. Nella gran parte dei casi non concedono nuove sospensioni una volta che quella in essere arriva a scadenza. Non è un caso , infatti, che le moratorie a fine aprile erano scese a quota 157 miliardi, rispetto a un ammontare che lo scorso anno aveva rasentato i 300 miliardi. Buona parte delle sospensioni che hanno ripreso i pagamenti – più o meno due terzi – sono moratorie non garantite dallo Stato.
Oltre alle moratorie verranno prorogati anche i prestiti garantiti dallo Stato. Anche in questo caso sono attesi correttivi rispetto alla prima bozza circolata nei giorni scorsi. La norma prevede la possibilità di allungare i prestiti ma fronte di una riduzione della copertura delle garanzie dal 90 fino al 60 per cento a seconda delle durate. Mentre per i prestiti fino a 30 mila euro dal primo luglio non viene più garantita una copertura al 100 per cento ma al 90 per cento. Il correttivo dovrebbe limitare il taglio della garanzia solo ai nuovi prestiti e non alle ristrutturazioni o ai finanziamenti già in essere che richiedono un allungamento temporale. La ragione di questo “decalage” delle garanzie è nel negoziato con Bruxelles, che ha concesso l’allungamento dei prestiti oltre i 6 anni ma ha richiesto un segnale di riduzione delle misure di aiuto pubbliche.
Fonte: Il Sole 24 Ore