Rimandare il problema non è la soluzione. Potrebbe essere riassunta così la posizione dell’Europa, espressa in un report pubblicato a fine marzo dal servizio studi del Parlamento UE, rispetto alla nuova ondata di crediti deteriorati determinati dalla pandemia da Covid-19, che sta per abbattersi sulle economie europee. Lo studio, dal titolo “Non-performing Loans – New risks and policies? NPL resolution after COVID-19: Main differences to previous crisis”, punta il dito contro il fenomeno del zombie lending (o bank zombification), che porta le banche, soprattutto in periodi di crisi economica, a continuare a finanziare aziende che non ne avrebbero i requisiti, soltanto perché si tende a rimandare l’identificazione dei crediti deteriorati, nel tentativo di posticipare il recepimento in bilancio delle perdite su crediti. Questo comportamento non fa altro che spostare nel tempo le necessarie ristrutturazioni aziendali con conseguenze negative per l’intera crescita economica. Per evitare questo fenomeno, l’Europa chiede alle banche di attestare realisticamente il valore dei loro crediti e di avere una gestione proattiva nel riconoscere e far emergere le sofferenze il prima possibile, cedendole sul mercato secondario prima che si torni a formare un enorme stock di NPL sui libri delle banche. Nel frattempo il nostro Paese, che è tra quelli maggiormente coinvolti da una possibile nuova ondata di crediti problematici, chiede che i “crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da Covid 19 possano avere un trattamento differenziato”. E’ quanto si legge nella Relazione sul Recovery Plan, approvata lo scorso 31 marzo dalle Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, in cui si suggerisce di “prevedere azioni specifiche per affrontare nel medio periodo la tematica della patrimonializzazione delle banche e delle imprese, considerate le previsioni di forte crescita dei crediti deteriorati in ragione del calo del PIL, operando anche in chiave europea per rivedere le regole del calendar provisioning e dell’attività creditizia. In particolare, l’attività delle banche territoriali, fondamentali per garantire la resilienza del tessuto economico, dovrà essere maggiormente tutelata, rispetto alla proporzionalità delle regole europee. Inoltre, appare opportuno valutare la possibilità che i crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da COVID-19, possano avere un trattamento differenziato”.
Sul fronte cartolarizzazioni, a Bruxelles si ragiona su come renderle più semplici e trasparenti, con regole specifiche per i crediti deteriorati. Lo scorso luglio è stata pubblicata una proposta di Regolamento del Parlamento Ue e del Consiglio che modifica il Regolamento (UE) 2017/2402 che stabilisce un quadro generale per la cartolarizzazione e instaura un quadro specifico per cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate per sostenere la ripresa dalla pandemia di COVID-19. Nel pacchetto per la ripresa dei mercati dei capitali, approvato a fine anno dal Consiglio Ue, si stabilisce di estendere l’attuale quadro dell’UE per la cartolarizzazione semplice, trasparente e standardizzata (STS) alle cartolarizzazioni sintetiche. Per incoraggiare l’uso dell’etichetta STS, sono introdotte ponderazioni preferenziali del rischio per i segmenti con il rango più elevato conservate dal cedente. Le nuove norme eliminano inoltre gli ostacoli normativi alla cartolarizzazione delle esposizioni deteriorate, allineando le norme agli standard internazionali e garantendone la solidità prudenziale.
Rimandare il problema non è la soluzione. Potrebbe essere riassunta così la posizione dell’Europa, espressa in un report pubblicato a fine marzo dal servizio studi del Parlamento UE, rispetto alla nuova ondata di crediti deteriorati determinati dalla pandemia da Covid-19, che sta per abbattersi sulle economie europee. Lo studio, dal titolo “Non-performing Loans – New risks and policies? NPL resolution after COVID-19: Main differences to previous crisis”, punta il dito contro il fenomeno del zombie lending (o bank zombification), che porta le banche, soprattutto in periodi di crisi economica, a continuare a finanziare aziende che non ne avrebbero i requisiti, soltanto perché si tende a rimandare l’identificazione dei crediti deteriorati, nel tentativo di posticipare il recepimento in bilancio delle perdite su crediti. Questo comportamento non fa altro che spostare nel tempo le necessarie ristrutturazioni aziendali con conseguenze negative per l’intera crescita economica. Per evitare questo fenomeno, l’Europa chiede alle banche di attestare realisticamente il valore dei loro crediti e di avere una gestione proattiva nel riconoscere e far emergere le sofferenze il prima possibile, cedendole sul mercato secondario prima che si torni a formare un enorme stock di NPL sui libri delle banche. Nel frattempo il nostro Paese, che è tra quelli maggiormente coinvolti da una possibile nuova ondata di crediti problematici, chiede che i “crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da Covid 19 possano avere un trattamento differenziato”. E’ quanto si legge nella Relazione sul Recovery Plan, approvata lo scorso 31 marzo dalle Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, in cui si suggerisce di “prevedere azioni specifiche per affrontare nel medio periodo la tematica della patrimonializzazione delle banche e delle imprese, considerate le previsioni di forte crescita dei crediti deteriorati in ragione del calo del PIL, operando anche in chiave europea per rivedere le regole del calendar provisioning e dell’attività creditizia. In particolare, l’attività delle banche territoriali, fondamentali per garantire la resilienza del tessuto economico, dovrà essere maggiormente tutelata, rispetto alla proporzionalità delle regole europee. Inoltre, appare opportuno valutare la possibilità che i crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da COVID-19, possano avere un trattamento differenziato”.
Sul fronte cartolarizzazioni, a Bruxelles si ragiona su come renderle più semplici e trasparenti, con regole specifiche per i crediti deteriorati. Lo scorso luglio è stata pubblicata una proposta di Regolamento del Parlamento Ue e del Consiglio che modifica il Regolamento (UE) 2017/2402 che stabilisce un quadro generale per la cartolarizzazione e instaura un quadro specifico per cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate per sostenere la ripresa dalla pandemia di COVID-19. Nel pacchetto per la ripresa dei mercati dei capitali, approvato a fine anno dal Consiglio Ue, si stabilisce di estendere l’attuale quadro dell’UE per la cartolarizzazione semplice, trasparente e standardizzata (STS) alle cartolarizzazioni sintetiche. Per incoraggiare l’uso dell’etichetta STS, sono introdotte ponderazioni preferenziali del rischio per i segmenti con il rango più elevato conservate dal cedente. Le nuove norme eliminano inoltre gli ostacoli normativi alla cartolarizzazione delle esposizioni deteriorate, allineando le norme agli standard internazionali e garantendone la solidità prudenziale.