«Non posso immaginare cosa sarebbe successo in questa crisi pandemica se l’Europa non avesse avuto il Meccanismo di vigilanza unico (MVU). Ma ora è essenziale concludere il percorso dell’Unione bancaria e introdurre la garanzia unica sui depositi. E senza indugio le banche devono identificare e gestire gli Npl per continuare a fare credito». Elizabeth McCaul, membro del consiglio di sorveglianza del MVU (Bce/Ssm) e responsabile dello Srep, resta fiduciosa: il 2021 è l’anno del ritorno alla crescita.
Tanto è stato fatto per contrastare la pandemia. Cosa resta da fare per rafforzare il sistema bancario in Europa?
Non posso immaginare cosa sarebbe successo in questa crisi pandemica senza il MVU. È essenziale ultimare l’Unione bancaria. Questa crisi mostra quanto sia necessario aumentare l’integrazione per gestire meglio gli shocks. Dobbiamo avere la garanzia unica europea sui depositi (Edis) perché è una rete di sicurezza per tutti i depositanti. Dare la stessa protezione ai depositi facilita l’attività bancaria transfrontaliera, elimina lo spostamento di depositi da un paese all’altro che aumenta l’instabilità, favorisce le fusioni. Spero vivamente che questa crisi darà un impulso per completare l’Unione bancaria e la Capital Market Union, rendendo così le banche europee più forti, più stabili.
Mario Draghi ha creato il MVU durante la sua presidenza in Bce. Lei è entrata subito dopo la sua uscita: lo conosce?
Ho lavorato per la Bce di Mario Draghi come consulente. Ero la responsabile in Promontory del team che nel 2012-2013 ha lavorato alla creazione del MVU. Draghi ha capeggiato questo processo, l’ho visto in azione, è una persona straordinaria. Ha la competenza, il coraggio e l’umiltà, unite a una umanità fuori dal comune e a una grande credibilità, richieste per eccellere nel servizio pubblico. Ha una cassetta degli attrezzi molto potente ora per l’Italia. Ho avuto modo di vedere sul campo la sua abilità di mettere insieme il progetto europeo, il MVU, che era necessario per porre fine al circolo vizioso rischio sovrano-rischio banca. L’Unione bancaria era un sogno, poi ha iniziato ad essere una realtà.
Ora invece di sognare dobbiamo convivere con gli incubi della pandemia: ci sarà un’ondata di NPL, sarà uno Tsunami?
Quali rischi diverranno realtà quest’anno dipenderà molto dalla ripresa. E adesso abbiamo motivo di credere che lo scenario peggiore, quello dei 1.400 miliardi di NPL a fine pandemia, è meno probabile che si verifichi. Ci tengo a enfatizzare che ci aspettiamo che il 2021 sia l’anno della ripresa; anche se ritardata da varianti del virus o lockdown più lunghi, la ripresa ci sarà, non sarà eliminata. Sappiamo che non siamo ancora usciti dal tunnel e che dobbiamo rimanere prudenti. E in Bce valutiamo continuamente la situazione mentre ci muoviamo verso tempi migliori, ma l’incertezza resta ancora molto alta.
E come valuta le banche italiane in questa crisi?
Il progresso delle banche italiane sull’esposizione ai crediti deteriorati è stato veramente notevole: il rapporto tra NPLs lordi e totale prestiti è sceso dal 10% circa del 2014-2015 al 3,1% lo scorso giugno. È un progresso formidabile. E ora le banche italiane devono continuare a fare esattamente questo, assicurarsi di gestire i NPLs nei loro libri. Questo renderà i loro bilanci più forti per continuare a finanziare l’economia, soprattutto le Pmi. Sappiamo che le imprese italiane sono entrate nella crisi pandemica in condizioni migliori rispetto alla Grande Crisi Finanziaria. Hanno fatto profonde ristrutturazioni e questi sforzi hanno pagato. Le imprese italiane hanno mostrato resilienza e le esportazioni hanno tenuto bene. Gli stress test in arrivo prenderanno tutto questo in considerazione, ci aiuteranno a stimare la resilienza delle banche europee. Ci concentreremo su queste valutazioni nella prima metà del 2021.
Le banche sono restie a far emergere gli Npl, in un anno di Srep, stress test, nuova definizione di default, e poi calendar provisioning, Basilea3…
A inizio pandemia, al MVU abbiamo introdotto una straordinaria flessibilità prudenziale per evitare una crisi pro-ciclica. Non volevamo che le banche reagissero a una pandemia temporanea strangolando il flusso del credito, volevamo che l’economia continuasse a operare. E ci siamo riusciti. Tuttavia, allo stesso tempo abbiamo detto alle banche che le regole prudenziali e contabili in vigore andavano comunque utilizzate per identificare l’arrivo del deterioramento del credito e che questo andava fatto nella maniera più accurata possibile. Le banche devono differenziare tra deterioramento temporaneo e deterioramento permanente del credito provocato dalla pandemia. Se le banche non fanno questo, se non danno adeguata trasparenza ai loro bilanci, se iniziano ad essere opache, se non gestiscono i NPLs ora, quando la ripresa arriverà e quando l’economia riprenderà, allora sì avremo il cosiddetto effetto “cliff edge”, effetto baratro, nel senso che le banche non ci saranno, non daranno credito, proprio quanto ci sarà più bisogno di loro. Rimandare la gestione del deterioramento permanente del credito e gli Npl avrà l’effetto indesiderato di rinviare la ripresa, minando tutto quello che abbiamo fatto proprio per calmierare gli effetti della pandemia. È vitale che le banche gestiscano in maniera tempestiva, trasparente e accurata i loro bilanci. Quelle che lo faranno, prima e meglio, si troveranno nella posizione migliore quando la ripresa arriverà. A un anno dalla pandemia, le banche europee sono patrimonialmente solide e hanno buffers per assorbire le perdite, se necessario. Le banche sono assolutamente parte della soluzione.
Cosa accadrà quando le moratorie finiranno? Da un giorno all’altro le banche finiranno sull’orlo del baratro delle sofferenze?
Focalizziamoci sull’aspetto positivo del sostegno fiscale e monetario, su moratorie e garanzie pubbliche. Il supporto è stato straordinario, è stato chiave, un successo. Non c’è alcun piano, di cui sono al corrente, di mettere fine in maniera brusca a queste misure. La riduzione sarà graduale, calibrata con l’evoluzione dell’emergenza sanitaria e con la capacità dell’economia di operare. Le misure di sostegno alle banche verranno ritirate gradualmente. Il rischio “cliff edge”, con il venir meno di questi interventi, esiste ma è mitigato dalla riduzione calibrata e graduale del supporto. E noi al MVU continueremo a prestare molta attenzione, a calibrare le misure che abbiamo introdotto per dare flessibilità e guida alle banche ed evitare un’interpretazione meccanica delle regole prudenziali e delle classificazioni, senza tener conto della natura temporanea della pandemia.
Fonte: Il Sole 24 Ore
«Non posso immaginare cosa sarebbe successo in questa crisi pandemica se l’Europa non avesse avuto il Meccanismo di vigilanza unico (MVU). Ma ora è essenziale concludere il percorso dell’Unione bancaria e introdurre la garanzia unica sui depositi. E senza indugio le banche devono identificare e gestire gli Npl per continuare a fare credito». Elizabeth McCaul, membro del consiglio di sorveglianza del MVU (Bce/Ssm) e responsabile dello Srep, resta fiduciosa: il 2021 è l’anno del ritorno alla crescita.
Tanto è stato fatto per contrastare la pandemia. Cosa resta da fare per rafforzare il sistema bancario in Europa?
Non posso immaginare cosa sarebbe successo in questa crisi pandemica senza il MVU. È essenziale ultimare l’Unione bancaria. Questa crisi mostra quanto sia necessario aumentare l’integrazione per gestire meglio gli shocks. Dobbiamo avere la garanzia unica europea sui depositi (Edis) perché è una rete di sicurezza per tutti i depositanti. Dare la stessa protezione ai depositi facilita l’attività bancaria transfrontaliera, elimina lo spostamento di depositi da un paese all’altro che aumenta l’instabilità, favorisce le fusioni. Spero vivamente che questa crisi darà un impulso per completare l’Unione bancaria e la Capital Market Union, rendendo così le banche europee più forti, più stabili.
Mario Draghi ha creato il MVU durante la sua presidenza in Bce. Lei è entrata subito dopo la sua uscita: lo conosce?
Ho lavorato per la Bce di Mario Draghi come consulente. Ero la responsabile in Promontory del team che nel 2012-2013 ha lavorato alla creazione del MVU. Draghi ha capeggiato questo processo, l’ho visto in azione, è una persona straordinaria. Ha la competenza, il coraggio e l’umiltà, unite a una umanità fuori dal comune e a una grande credibilità, richieste per eccellere nel servizio pubblico. Ha una cassetta degli attrezzi molto potente ora per l’Italia. Ho avuto modo di vedere sul campo la sua abilità di mettere insieme il progetto europeo, il MVU, che era necessario per porre fine al circolo vizioso rischio sovrano-rischio banca. L’Unione bancaria era un sogno, poi ha iniziato ad essere una realtà.
Ora invece di sognare dobbiamo convivere con gli incubi della pandemia: ci sarà un’ondata di NPL, sarà uno Tsunami?
Quali rischi diverranno realtà quest’anno dipenderà molto dalla ripresa. E adesso abbiamo motivo di credere che lo scenario peggiore, quello dei 1.400 miliardi di NPL a fine pandemia, è meno probabile che si verifichi. Ci tengo a enfatizzare che ci aspettiamo che il 2021 sia l’anno della ripresa; anche se ritardata da varianti del virus o lockdown più lunghi, la ripresa ci sarà, non sarà eliminata. Sappiamo che non siamo ancora usciti dal tunnel e che dobbiamo rimanere prudenti. E in Bce valutiamo continuamente la situazione mentre ci muoviamo verso tempi migliori, ma l’incertezza resta ancora molto alta.
E come valuta le banche italiane in questa crisi?
Il progresso delle banche italiane sull’esposizione ai crediti deteriorati è stato veramente notevole: il rapporto tra NPLs lordi e totale prestiti è sceso dal 10% circa del 2014-2015 al 3,1% lo scorso giugno. È un progresso formidabile. E ora le banche italiane devono continuare a fare esattamente questo, assicurarsi di gestire i NPLs nei loro libri. Questo renderà i loro bilanci più forti per continuare a finanziare l’economia, soprattutto le Pmi. Sappiamo che le imprese italiane sono entrate nella crisi pandemica in condizioni migliori rispetto alla Grande Crisi Finanziaria. Hanno fatto profonde ristrutturazioni e questi sforzi hanno pagato. Le imprese italiane hanno mostrato resilienza e le esportazioni hanno tenuto bene. Gli stress test in arrivo prenderanno tutto questo in considerazione, ci aiuteranno a stimare la resilienza delle banche europee. Ci concentreremo su queste valutazioni nella prima metà del 2021.
Le banche sono restie a far emergere gli Npl, in un anno di Srep, stress test, nuova definizione di default, e poi calendar provisioning, Basilea3…
A inizio pandemia, al MVU abbiamo introdotto una straordinaria flessibilità prudenziale per evitare una crisi pro-ciclica. Non volevamo che le banche reagissero a una pandemia temporanea strangolando il flusso del credito, volevamo che l’economia continuasse a operare. E ci siamo riusciti. Tuttavia, allo stesso tempo abbiamo detto alle banche che le regole prudenziali e contabili in vigore andavano comunque utilizzate per identificare l’arrivo del deterioramento del credito e che questo andava fatto nella maniera più accurata possibile. Le banche devono differenziare tra deterioramento temporaneo e deterioramento permanente del credito provocato dalla pandemia. Se le banche non fanno questo, se non danno adeguata trasparenza ai loro bilanci, se iniziano ad essere opache, se non gestiscono i NPLs ora, quando la ripresa arriverà e quando l’economia riprenderà, allora sì avremo il cosiddetto effetto “cliff edge”, effetto baratro, nel senso che le banche non ci saranno, non daranno credito, proprio quanto ci sarà più bisogno di loro. Rimandare la gestione del deterioramento permanente del credito e gli Npl avrà l’effetto indesiderato di rinviare la ripresa, minando tutto quello che abbiamo fatto proprio per calmierare gli effetti della pandemia. È vitale che le banche gestiscano in maniera tempestiva, trasparente e accurata i loro bilanci. Quelle che lo faranno, prima e meglio, si troveranno nella posizione migliore quando la ripresa arriverà. A un anno dalla pandemia, le banche europee sono patrimonialmente solide e hanno buffers per assorbire le perdite, se necessario. Le banche sono assolutamente parte della soluzione.
Cosa accadrà quando le moratorie finiranno? Da un giorno all’altro le banche finiranno sull’orlo del baratro delle sofferenze?
Focalizziamoci sull’aspetto positivo del sostegno fiscale e monetario, su moratorie e garanzie pubbliche. Il supporto è stato straordinario, è stato chiave, un successo. Non c’è alcun piano, di cui sono al corrente, di mettere fine in maniera brusca a queste misure. La riduzione sarà graduale, calibrata con l’evoluzione dell’emergenza sanitaria e con la capacità dell’economia di operare. Le misure di sostegno alle banche verranno ritirate gradualmente. Il rischio “cliff edge”, con il venir meno di questi interventi, esiste ma è mitigato dalla riduzione calibrata e graduale del supporto. E noi al MVU continueremo a prestare molta attenzione, a calibrare le misure che abbiamo introdotto per dare flessibilità e guida alle banche ed evitare un’interpretazione meccanica delle regole prudenziali e delle classificazioni, senza tener conto della natura temporanea della pandemia.
Fonte: Il Sole 24 Ore