Non saranno le nuove regole sulle svalutazioni dei crediti in sofferenza (calendar provisioning) e la nuova definizione delle esposizioni in stato di default ai fini prudenziali a creare difficoltà alle banche. Le difficoltà verranno, semmai, con le perdite sui nuovi Npl innescati dalla crisi economica, ma anche in questo caso gli istituti si trovano in una posizione di maggiore forza rispetto al passato, mentre i nuovi crediti non-performing che la pandemia lascerà in eredità saranno molto minori di quelli delle precedenti crisi finanziaria e dei debiti sovrani.
È un messaggio di fiducia quello che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha inteso dare ai parlamentari della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche. La richiesta italiana di rinvio di due anni del calendar provisioning è stata bocciata a Bruxelles – ha ricordato – ed è stata concessa solo una modifica della disciplina per il backstop in risposta alla crisi del Covid-19, scadenzando in modo più favorevole le svalutazioni sulle esposizioni con garanzia pubblica. Anche sul default non sono stati possibili rinvii o deroghe in Europa – ha aggiunto – ricordando tra l’altro che queste regole «non comportano modifiche sostanziali nelle segnalazioni alla Centrale dei Rischi». Rimarcare le differenze tra paesi, nelle norme e nelle prassi, serve a poco, ha detto il governatore: «Bisogna invece prenderne atto e liberarsi rapidamente, come si fa altrove, dei crediti che vanno a deteriorarsi. Bisogna continuare a lavorare per imparare a farlo in modo ordinato, anche adeguando norme e prassi a quelle prevalenti a livello internazionale».
Le stime di Bankitalia sono meno pessimiste di quelle di Eba sui nuovi Npl in arrivo con questa crisi: saranno compresi tra i 60 e i 100 miliardi, a seconda dello scenario macroeconomico e degli effetti che si avranno in chiave espansiva da un pieno utilizzo delle risorse del programma Next generation EU. E le banche, ha ripetuto, sono oggi meglio attrezzate, visto che dal 2007 il rapporto tra capitale di migliore qualità e attivi ponderati per il rischio è più che raddoppiato mentre lo stock degli Npl si è ridotto di oltre due terzi rispetto al picco del 2015.
Nella nota tecnica consegnata in occasione dell’audizione, Bankitalia ricorda che dei 135 miliardi di finanziamenti garantiti finora, circa 50 godono della garanzia dello Stato che in caso di default può essere escussa. Gli effetti dell’approccio di calendario su questa seconda componente «sono trascurabili». Certo in caso di peggioramento ulteriore dell’emergenza sanitaria – si sottolinea – il Governo potrebbe valutare se riproporre sul tavolo europeo un allentamento del backstop prudenziale. Ma finora, è stato rimarcato, ai tavoli tecnici gli altri paesi non hanno manifestato interesse, anche perché altrove la giustizia civile funziona e i tempi di recupero dei crediti sono molto più stretti.
Sempre in nota tecnica si segnala il caso della quattro banche che già nel 2019 hanno applicato la nuova classificazione a default dei debitori: sono Banca Intesa, Ubi, Credem e Mediobanca. Le regole più stringenti hanno aumentato solo del 2%, in media ponderata, la consistenza degli Npl, un aumento tutto concentrato sui crediti scaduti. Mentre il rapporto tra Npl e totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore è aumentato dal 7,63 al 7,78%, e quello delle rettifiche di valore è stato pari allo 0,7%.
Bisogna dunque procedere entro questa cornice, applicare le nuove regole e farlo con competenza. Visco nel corso dell’audizione ha poi proposto un’estensione delle garanzie per le cartolarizzazioni delle sofferenze (Gacs), che hanno mostrato un buon supporto per le cesssioni di Npl. A fronte di 27 operazioni effettuate sinora sono stati emessi titoli per 17,7 miliardi, di cui 14,4 assistiti da garanzie. I rimborsi effettuati a partire dalla data di emissione hanno diminuito la consistenza di questi ultimi a 10,5 miliardi, riducendo corrispondentemente l’esposizione dello Stato. Una estensione con qualche modifica normativa, tra l’altro, ridurrebbe al minimo il rischio che la garanzia statale debba essere escussa.
Positiva anche la valutazione sulla misura introdotta con il Dl “Cura Italia” che permette di trasformare in crediti d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (Dta) per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati ceduti a terzi. Della norma hanno finora hanno beneficiato cessioni per circa 15 miliardi e a queste ha corrisposto la conversione in crediti di imposta di circa 800 milioni di Dta. Sarebbero infine auspicabili – ha detto Visco – passi avanti nell’istituzione di una società di gestione dei crediti deteriorati (Amc) pur sapendo che «il progetto trova un limite negli orientamenti restrittivi della Commissione in tema di aiuti di Stato».
Fonte: Il Sole 24 Ore
Non saranno le nuove regole sulle svalutazioni dei crediti in sofferenza (calendar provisioning) e la nuova definizione delle esposizioni in stato di default ai fini prudenziali a creare difficoltà alle banche. Le difficoltà verranno, semmai, con le perdite sui nuovi Npl innescati dalla crisi economica, ma anche in questo caso gli istituti si trovano in una posizione di maggiore forza rispetto al passato, mentre i nuovi crediti non-performing che la pandemia lascerà in eredità saranno molto minori di quelli delle precedenti crisi finanziaria e dei debiti sovrani.
È un messaggio di fiducia quello che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha inteso dare ai parlamentari della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche. La richiesta italiana di rinvio di due anni del calendar provisioning è stata bocciata a Bruxelles – ha ricordato – ed è stata concessa solo una modifica della disciplina per il backstop in risposta alla crisi del Covid-19, scadenzando in modo più favorevole le svalutazioni sulle esposizioni con garanzia pubblica. Anche sul default non sono stati possibili rinvii o deroghe in Europa – ha aggiunto – ricordando tra l’altro che queste regole «non comportano modifiche sostanziali nelle segnalazioni alla Centrale dei Rischi». Rimarcare le differenze tra paesi, nelle norme e nelle prassi, serve a poco, ha detto il governatore: «Bisogna invece prenderne atto e liberarsi rapidamente, come si fa altrove, dei crediti che vanno a deteriorarsi. Bisogna continuare a lavorare per imparare a farlo in modo ordinato, anche adeguando norme e prassi a quelle prevalenti a livello internazionale».
Le stime di Bankitalia sono meno pessimiste di quelle di Eba sui nuovi Npl in arrivo con questa crisi: saranno compresi tra i 60 e i 100 miliardi, a seconda dello scenario macroeconomico e degli effetti che si avranno in chiave espansiva da un pieno utilizzo delle risorse del programma Next generation EU. E le banche, ha ripetuto, sono oggi meglio attrezzate, visto che dal 2007 il rapporto tra capitale di migliore qualità e attivi ponderati per il rischio è più che raddoppiato mentre lo stock degli Npl si è ridotto di oltre due terzi rispetto al picco del 2015.
Nella nota tecnica consegnata in occasione dell’audizione, Bankitalia ricorda che dei 135 miliardi di finanziamenti garantiti finora, circa 50 godono della garanzia dello Stato che in caso di default può essere escussa. Gli effetti dell’approccio di calendario su questa seconda componente «sono trascurabili». Certo in caso di peggioramento ulteriore dell’emergenza sanitaria – si sottolinea – il Governo potrebbe valutare se riproporre sul tavolo europeo un allentamento del backstop prudenziale. Ma finora, è stato rimarcato, ai tavoli tecnici gli altri paesi non hanno manifestato interesse, anche perché altrove la giustizia civile funziona e i tempi di recupero dei crediti sono molto più stretti.
Sempre in nota tecnica si segnala il caso della quattro banche che già nel 2019 hanno applicato la nuova classificazione a default dei debitori: sono Banca Intesa, Ubi, Credem e Mediobanca. Le regole più stringenti hanno aumentato solo del 2%, in media ponderata, la consistenza degli Npl, un aumento tutto concentrato sui crediti scaduti. Mentre il rapporto tra Npl e totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore è aumentato dal 7,63 al 7,78%, e quello delle rettifiche di valore è stato pari allo 0,7%.
Bisogna dunque procedere entro questa cornice, applicare le nuove regole e farlo con competenza. Visco nel corso dell’audizione ha poi proposto un’estensione delle garanzie per le cartolarizzazioni delle sofferenze (Gacs), che hanno mostrato un buon supporto per le cesssioni di Npl. A fronte di 27 operazioni effettuate sinora sono stati emessi titoli per 17,7 miliardi, di cui 14,4 assistiti da garanzie. I rimborsi effettuati a partire dalla data di emissione hanno diminuito la consistenza di questi ultimi a 10,5 miliardi, riducendo corrispondentemente l’esposizione dello Stato. Una estensione con qualche modifica normativa, tra l’altro, ridurrebbe al minimo il rischio che la garanzia statale debba essere escussa.
Positiva anche la valutazione sulla misura introdotta con il Dl “Cura Italia” che permette di trasformare in crediti d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (Dta) per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati ceduti a terzi. Della norma hanno finora hanno beneficiato cessioni per circa 15 miliardi e a queste ha corrisposto la conversione in crediti di imposta di circa 800 milioni di Dta. Sarebbero infine auspicabili – ha detto Visco – passi avanti nell’istituzione di una società di gestione dei crediti deteriorati (Amc) pur sapendo che «il progetto trova un limite negli orientamenti restrittivi della Commissione in tema di aiuti di Stato».
Fonte: Il Sole 24 Ore