Le regole in vigore dal 1/1/2021 stabiliscono che un debitore deve essere considerato in default quando andrà contemporaneamente oltre la soglia assoluta (100 e 500 euro a seconda che sia un privato o un’impresa) e quella relativa (1% della esposizione) ed il ritardo duri oltre 90 giorni (180 giorni per le pubbliche amministrazioni).
Per i “crediti deteriorati” servirebbe più flessibilità sulle nuove regole EBA/U.E. Questo per evitare il rischio possibile di una stretta creditizia ai danni di famiglie e imprese.
Le nuove regole europee sui ritardi nei pagamenti dei debiti bancari sono uno spauracchio per imprese e famiglie. È da temere infatti che la rigidità dall’entrata in vigore dei nuovi regolamenti, pensati, nel 2014 in epoca molto distante dalla situazione economica attuale post covid, possa diventare disastrosa quando finiranno le moratorie per i 300 miliardi concessi dalle banche in Italia e molti crediti diventeranno deteriorati (cd. NPL). Oggi servirebbe infatti una flessibilità nella normativa da applicare da parte della commissione europea EBA e BCE.
Una volta scadute le moratorie (menomale prorogate al 30/06/2021 con la legge finanziaria) una PMI o una famiglia che si trovino in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà infatti automaticamente segnalata come “cattivo pagatore” con l’ulteriore conseguenza pratica che quando richiederà un prestito alla propria o ad altra banca si vedrà quasi sicuramente rigettata la richiesta.
Inoltre, le nuove regole sugli “NPL” costringeranno le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori con ulteriore aggravio delle conseguenze sistemiche.
Quello che sarebbe opportuno e forse necessario oggi sono una flessibilità temporanea e mirata in tempi di pandemia e post pandemia in particolare per le esposizioni scadute e sugli accantonamenti automatici imposti alle banche sulla soglia di vigilanza prudenziale ma anche una maggiore flessibilità sulle possibili ristrutturazioni dei crediti (magari utilizzando le garanzie pubbliche di MCC e SACE).
Lo sconfinamento, secondo le nuove regole supera ora la “soglia di rilevanza” quando va oltre la soglia assoluta (100 e 500 euro a seconda che sia un privato o un’impresa) e quella relativa (1% della esposizione) ed il ritardo duri oltre 90 giorni (180 giorni per le pubbliche amministrazioni).
Il default pur riguardando un unico debito all’interno dello stesso gruppo bancario si estenderà a tutti i finanziamenti in essere e non si potranno usare altre linee di credito per compensare il supero fidi. Infine, si potrà tornare “in bonis” solo dopo 3 mesi che sono stati onorati gli arretrati con commissioni e interessi compresi. I comportamenti da adottare di fronte al cliente inadempiente – ha spiegato Bankit – rientrano nelle policy delle singole banche (Intesa ha fatto sapere che si userà gradazione e discrezionalità), ma un sistema creditizio dove le autonomie delle filiali non esistono di fatto più crediamo che la gestione “burocratica” avrà il sopravvento sulle decisioni più mirate al cliente come del resto è già avvenuto per il RATING attribuito alla clientela.
L’ABI e l’associazione dei consumatori hanno predisposto un Vademecum anti-default consigliando ai clienti delle banche:
- Rispetto delle scadenze.
- Pianificazione entrate e uscite mensili.
- Verifiche frequenti del saldo del c/c e dell’utilizzo delle carte di credito.
- Non cumulare troppi prestiti anche se di modesta singola entità.
- In caso di difficoltà contattare preventivamente la banca chiedendole
- la sospensione delle rate
- la rinegoziazione o l’allungamento di prestiti o mutui.
- Richiedere un fido maggiore oltre lo scoperto di c/c per elasticità di cassa già accordato.
Sono suggerimenti sicuramente utili e di buon senso pratico ma confliggeranno inevitabilmente con la tradizionale disattenzione colpevole di aziende e famiglie e soprattutto con una gestione del rapporto bancario che ultimamente è risultato “burocratico e frutto di automatismi non sempre controllati dalle filiale delle banche”.
L’auspicio e l’impegno debbono essere un miglior rapporto Banca/Impresa e Impresa/Banca e una effettiva disponibilità professionale e da parte di tutti gli operatori bancari e anche delle imprese fuori da comportamenti che potrebbero ulteriormente minare una possibile ripresa economica che non può fare a meno per realizzarsi di un miglioramento qualitativo del rapporto del cliente con la propria banca e viceversa. Da questo punto di vista è auspicabile un rinnovato impegno anche degli operatori professionali (commercialisti, mediatori creditizi, agenti in attività finanziaria) che debbono costituire un “ponte levatoio” intelligente fra Banca e Impresa.
Le regole in vigore dal 1/1/2021 stabiliscono che un debitore deve essere considerato in default quando andrà contemporaneamente oltre la soglia assoluta (100 e 500 euro a seconda che sia un privato o un’impresa) e quella relativa (1% della esposizione) ed il ritardo duri oltre 90 giorni (180 giorni per le pubbliche amministrazioni).
Le nuove regole europee sui ritardi nei pagamenti dei debiti bancari sono uno spauracchio per imprese e famiglie. È da temere infatti che la rigidità dall’entrata in vigore dei nuovi regolamenti, pensati, nel 2014 in epoca molto distante dalla situazione economica attuale post covid, possa diventare disastrosa quando finiranno le moratorie per i 300 miliardi concessi dalle banche in Italia e molti crediti diventeranno deteriorati (cd. NPL). Oggi servirebbe infatti una flessibilità nella normativa da applicare da parte della commissione europea EBA e BCE.
Una volta scadute le moratorie (menomale prorogate al 30/06/2021 con la legge finanziaria) una PMI o una famiglia che si trovino in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà infatti automaticamente segnalata come “cattivo pagatore” con l’ulteriore conseguenza pratica che quando richiederà un prestito alla propria o ad altra banca si vedrà quasi sicuramente rigettata la richiesta.
Inoltre, le nuove regole sugli “NPL” costringeranno le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori con ulteriore aggravio delle conseguenze sistemiche.
Quello che sarebbe opportuno e forse necessario oggi sono una flessibilità temporanea e mirata in tempi di pandemia e post pandemia in particolare per le esposizioni scadute e sugli accantonamenti automatici imposti alle banche sulla soglia di vigilanza prudenziale ma anche una maggiore flessibilità sulle possibili ristrutturazioni dei crediti (magari utilizzando le garanzie pubbliche di MCC e SACE).
Lo sconfinamento, secondo le nuove regole supera ora la “soglia di rilevanza” quando va oltre la soglia assoluta (100 e 500 euro a seconda che sia un privato o un’impresa) e quella relativa (1% della esposizione) ed il ritardo duri oltre 90 giorni (180 giorni per le pubbliche amministrazioni).
Il default pur riguardando un unico debito all’interno dello stesso gruppo bancario si estenderà a tutti i finanziamenti in essere e non si potranno usare altre linee di credito per compensare il supero fidi. Infine, si potrà tornare “in bonis” solo dopo 3 mesi che sono stati onorati gli arretrati con commissioni e interessi compresi. I comportamenti da adottare di fronte al cliente inadempiente – ha spiegato Bankit – rientrano nelle policy delle singole banche (Intesa ha fatto sapere che si userà gradazione e discrezionalità), ma un sistema creditizio dove le autonomie delle filiali non esistono di fatto più crediamo che la gestione “burocratica” avrà il sopravvento sulle decisioni più mirate al cliente come del resto è già avvenuto per il RATING attribuito alla clientela.
L’ABI e l’associazione dei consumatori hanno predisposto un Vademecum anti-default consigliando ai clienti delle banche:
Sono suggerimenti sicuramente utili e di buon senso pratico ma confliggeranno inevitabilmente con la tradizionale disattenzione colpevole di aziende e famiglie e soprattutto con una gestione del rapporto bancario che ultimamente è risultato “burocratico e frutto di automatismi non sempre controllati dalle filiale delle banche”.
L’auspicio e l’impegno debbono essere un miglior rapporto Banca/Impresa e Impresa/Banca e una effettiva disponibilità professionale e da parte di tutti gli operatori bancari e anche delle imprese fuori da comportamenti che potrebbero ulteriormente minare una possibile ripresa economica che non può fare a meno per realizzarsi di un miglioramento qualitativo del rapporto del cliente con la propria banca e viceversa. Da questo punto di vista è auspicabile un rinnovato impegno anche degli operatori professionali (commercialisti, mediatori creditizi, agenti in attività finanziaria) che debbono costituire un “ponte levatoio” intelligente fra Banca e Impresa.