Nei primi nove mesi del 2020 l’utile netto delle principali banche italiane si è praticamente dimezzato (-48,6% da 7,8 miliardi a 4,0 miliardi di euro) ed è riconducibile in grandissima parte a due sole banche che, al netto delle componenti straordinarie, hanno ottenuto l’85% dei profitti complessivi: Intesa Sanpaolo (2,5 miliardi) e UniCredit (1 miliardo). Ma uno sguardo alla dinamica dei ricavi “core, “soprattutto se riferito ai dati appena diffusi del terzo trimestre, mostra una buona capacità di reazione alla crisi da parte dei maggiori nove istituti italiani. Tutti, tranne uno, hanno evidenziato rispetto al secondo trimestre una crescita dei ricavi “core”, ovvero al netto dei risultati di negoziazione e dei dividendi. E «l’evoluzione dei ricavi si è dimostrata correlata all’andamento degli impieghi, ma soprattutto alla crescita della raccolta gestita».
Sono questi alcune delle principali tendenze che emergono dal rapporto della società di consulenza Bain & Co. relativo ai risultati dei primi nove mesi del 2020 delle prime nove banche italiane, un campione che rappresenta il 65% del totale attivo del sistema. «Ci siamo focalizzati soprattutto sull’evoluzione dei ricavi perché riteniamo che sia il miglior indicatore della strategia, del posizionamento competitivo e della reazione alla crisi di ciascuna banca – spiega Luca Penna, partner di Bain e responsabile della practice Financial Services in Italia – e pensiamo che dalla gestione attuale di ricavi e clienti si determineranno i “vincitori” dei prossimi anni».
Vediamo dunque i dati a livello aggregato, con focus sui ricavi. Nei primi nove mesi del 2020 non c’è’ stato credit crunch, anzi. «Il sistema bancario ha aumentato i prestiti alle imprese e famiglie del 4,8% (+6% alle imprese, +1,9% alle famiglie) – si legge nel rapporto di Bain – soprattutto grazie ai prestiti con garanzia statale che hanno rappresentato il 20% del nuovo credito erogato che sarebbe stato altrimenti in linea con i livelli del 2019». Sempre per effetto delle misure di supporto all’economia, inoltre, «si è assistito a una sostituzione di impieghi a breve termine (-7%) con impieghi a medio lungo termine (+15%)». La raccolta diretta è aumentata del 6,1% su base annua, con depositi in crescita dell’8% mentre la raccolta obbligazionaria a medio termine è scesa del 6,3%.
Se si considera che il tasso d’interesse medio sui prestiti si è attestato all’1,75% (-0,25% rispetto a dodici mesi prima) e che quello sulla raccolta è sceso di meno (-0,10% allo 0,52%), «la riduzione della forbice dei tassi, in aggiunta alla sostituzione di prestiti a breve con prestiti a media lunga scadenza, ha determinato una riduzione della redditività degli impieghi e del margine di interesse».
Passando dalla vista aggregata a quella delle singole banche, i cui nomi però Bain mantiene riservati, emergono performance eterogenee, indice di un differente posizionamento competitivo e di una diversa «risposta alla crisi» da parte dei singoli players. «Guardando al totale dei ricavi sui 9 mesi vediamo una forte polarizzazione: 2 banche registrano una crescita dei ricavi; 3 banche registrano una contrazione dei ricavi inferiore tra lo 0,5% e il 3,2%; 4 banche evidenziano cali dei ricavi superiori al 6%». Più interessante guardare all’andamento dei “ricavi core”, ovvero al netto del risultato di negoziazione, dei dividendi e delle altre voci di ricavo, che secondo Penna «rappresentano un migliore indicatore dell’evoluzione del posizionamento competitivo e della risposta della banca alla crisi». Ebbene, dall’analisi «permane la polarizzazione rispetto all’evoluzione nei ricavi nei 9 mesi ma quasi tutte le banche (con una eccezione) evidenziano nel terzo trimestre una crescita rispetto al secondo trimestre 2020».
La conseguenza è che l’evoluzione dei ricavi è correlata all’andamento degli impieghi, ma soprattutto alla crescita della raccolta gestita. Anche in questo caso le performance sono eterogenee e «banche che già oggi presentano una penetrazione della raccolta gestita superiore alla media del campione (30%), continuano a crescere».
Il rafforzamento dei contact centers e dei canali digitali, la revisione dei modelli di servizio e la crescita sui prodotti di risparmio e assicurativi – secondo Bain – saranno gli imperativi delle banche per crescere e rafforzare il proprio posizionamento. Tutto però parte mettendo al centro della propria strategia l’esperienza del cliente (o customer experience) e la comprensione di come le restrizioni causate dalla pandemia stanno cambiando i canali di utilizzo dei servizi bancari.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Nei primi nove mesi del 2020 l’utile netto delle principali banche italiane si è praticamente dimezzato (-48,6% da 7,8 miliardi a 4,0 miliardi di euro) ed è riconducibile in grandissima parte a due sole banche che, al netto delle componenti straordinarie, hanno ottenuto l’85% dei profitti complessivi: Intesa Sanpaolo (2,5 miliardi) e UniCredit (1 miliardo). Ma uno sguardo alla dinamica dei ricavi “core, “soprattutto se riferito ai dati appena diffusi del terzo trimestre, mostra una buona capacità di reazione alla crisi da parte dei maggiori nove istituti italiani. Tutti, tranne uno, hanno evidenziato rispetto al secondo trimestre una crescita dei ricavi “core”, ovvero al netto dei risultati di negoziazione e dei dividendi. E «l’evoluzione dei ricavi si è dimostrata correlata all’andamento degli impieghi, ma soprattutto alla crescita della raccolta gestita».
Sono questi alcune delle principali tendenze che emergono dal rapporto della società di consulenza Bain & Co. relativo ai risultati dei primi nove mesi del 2020 delle prime nove banche italiane, un campione che rappresenta il 65% del totale attivo del sistema. «Ci siamo focalizzati soprattutto sull’evoluzione dei ricavi perché riteniamo che sia il miglior indicatore della strategia, del posizionamento competitivo e della reazione alla crisi di ciascuna banca – spiega Luca Penna, partner di Bain e responsabile della practice Financial Services in Italia – e pensiamo che dalla gestione attuale di ricavi e clienti si determineranno i “vincitori” dei prossimi anni».
Vediamo dunque i dati a livello aggregato, con focus sui ricavi. Nei primi nove mesi del 2020 non c’è’ stato credit crunch, anzi. «Il sistema bancario ha aumentato i prestiti alle imprese e famiglie del 4,8% (+6% alle imprese, +1,9% alle famiglie) – si legge nel rapporto di Bain – soprattutto grazie ai prestiti con garanzia statale che hanno rappresentato il 20% del nuovo credito erogato che sarebbe stato altrimenti in linea con i livelli del 2019». Sempre per effetto delle misure di supporto all’economia, inoltre, «si è assistito a una sostituzione di impieghi a breve termine (-7%) con impieghi a medio lungo termine (+15%)». La raccolta diretta è aumentata del 6,1% su base annua, con depositi in crescita dell’8% mentre la raccolta obbligazionaria a medio termine è scesa del 6,3%.
Se si considera che il tasso d’interesse medio sui prestiti si è attestato all’1,75% (-0,25% rispetto a dodici mesi prima) e che quello sulla raccolta è sceso di meno (-0,10% allo 0,52%), «la riduzione della forbice dei tassi, in aggiunta alla sostituzione di prestiti a breve con prestiti a media lunga scadenza, ha determinato una riduzione della redditività degli impieghi e del margine di interesse».
Passando dalla vista aggregata a quella delle singole banche, i cui nomi però Bain mantiene riservati, emergono performance eterogenee, indice di un differente posizionamento competitivo e di una diversa «risposta alla crisi» da parte dei singoli players. «Guardando al totale dei ricavi sui 9 mesi vediamo una forte polarizzazione: 2 banche registrano una crescita dei ricavi; 3 banche registrano una contrazione dei ricavi inferiore tra lo 0,5% e il 3,2%; 4 banche evidenziano cali dei ricavi superiori al 6%». Più interessante guardare all’andamento dei “ricavi core”, ovvero al netto del risultato di negoziazione, dei dividendi e delle altre voci di ricavo, che secondo Penna «rappresentano un migliore indicatore dell’evoluzione del posizionamento competitivo e della risposta della banca alla crisi». Ebbene, dall’analisi «permane la polarizzazione rispetto all’evoluzione nei ricavi nei 9 mesi ma quasi tutte le banche (con una eccezione) evidenziano nel terzo trimestre una crescita rispetto al secondo trimestre 2020».
La conseguenza è che l’evoluzione dei ricavi è correlata all’andamento degli impieghi, ma soprattutto alla crescita della raccolta gestita. Anche in questo caso le performance sono eterogenee e «banche che già oggi presentano una penetrazione della raccolta gestita superiore alla media del campione (30%), continuano a crescere».
Il rafforzamento dei contact centers e dei canali digitali, la revisione dei modelli di servizio e la crescita sui prodotti di risparmio e assicurativi – secondo Bain – saranno gli imperativi delle banche per crescere e rafforzare il proprio posizionamento. Tutto però parte mettendo al centro della propria strategia l’esperienza del cliente (o customer experience) e la comprensione di come le restrizioni causate dalla pandemia stanno cambiando i canali di utilizzo dei servizi bancari.
Fonte: Il Sole 24 Ore