Banco BPM procederà ad una fusione con Credit Agricole dando vita al secondo gruppo bancario del paese.
Dopo una serie di indiscrezioni fatte circolare dal messaggero, la notizia è stata confermata dal Corriere della Sera secondo il quale le trattative sarebbero in fase così avanzata da aver individuato anche la governance del nuovo gruppo nel quale Giuseppe Castagna diventerebbe amministratore delegato e Giampiero Maioli presidente.
Si tratta di un progetto che dovrebbe incontrare il consenso delle autorità di vigilanza, che da più parti hanno raccomandato un consolidamento del settore bancario e la creazione di player di dimensioni maggiori che possano operare all’intero dell’unione bancaria europea (leggi le dichiarazioni di Andrea Enria in questo articolo)
Il sorpasso nei confronti di Unicredit sarebbe determinato anche dalla volontà di quest’ultima di espandere la propria presenza in Europa, senza crescere ulteriormente in italia (leggi il nostro articolo) e per favorire questo progetto avrebbe coopcato Pier Carlo Padoan come presidente.
Le principali criticità sulla strada del processo di creazione del secondo polo bancario hanno al momento carattere strettamente politico poichè una delle due banche oggetto di fusione è controllata da un gruppo francese.
Questo ostacolo verrebbe superato grazie al fatto che Credit Agricole è presente in Italia da molti anni e ha dimostrato sempre un grande rispetto per le istanze dei territori dove si trovano gli istituti acquisiti fino ad oggi.
Il piano industriale di Banco BPM, che dovrebbe incorporare anche il progetto di fusione, includerà anche una riduzione di 300 filiali in modo da ridurre le sovrapposizioni e portare a 2600 il numero totale degli sportelli del nuovo gruppo risultante dall’aggregazione.
Dopo la fusione tra Intesa Sanpaolo e UBI sono cresciuti i rumors in merito a possibili altre ipotesi di M&A e al centro di tutte rimane la collocazione del Monte dei Paschi di Siena, dal quale il governo italiano dovrebbe uscire entro il 2022. L’operazione di scissione (leggi il nostro articolo) dovrebbe rendere la banca più antica del mondo più appetibile per eventuali aggregazioni, tuttavia rimane da sciogliere il nodo del contenzioso passivo di circa 10 miliardi, che al momento spavente tutti gli ipotetici interlocutori.
Banco BPM procederà ad una fusione con Credit Agricole dando vita al secondo gruppo bancario del paese.
Dopo una serie di indiscrezioni fatte circolare dal messaggero, la notizia è stata confermata dal Corriere della Sera secondo il quale le trattative sarebbero in fase così avanzata da aver individuato anche la governance del nuovo gruppo nel quale Giuseppe Castagna diventerebbe amministratore delegato e Giampiero Maioli presidente.
Si tratta di un progetto che dovrebbe incontrare il consenso delle autorità di vigilanza, che da più parti hanno raccomandato un consolidamento del settore bancario e la creazione di player di dimensioni maggiori che possano operare all’intero dell’unione bancaria europea (leggi le dichiarazioni di Andrea Enria in questo articolo)
Il sorpasso nei confronti di Unicredit sarebbe determinato anche dalla volontà di quest’ultima di espandere la propria presenza in Europa, senza crescere ulteriormente in italia (leggi il nostro articolo) e per favorire questo progetto avrebbe coopcato Pier Carlo Padoan come presidente.
Le principali criticità sulla strada del processo di creazione del secondo polo bancario hanno al momento carattere strettamente politico poichè una delle due banche oggetto di fusione è controllata da un gruppo francese.
Questo ostacolo verrebbe superato grazie al fatto che Credit Agricole è presente in Italia da molti anni e ha dimostrato sempre un grande rispetto per le istanze dei territori dove si trovano gli istituti acquisiti fino ad oggi.
Il piano industriale di Banco BPM, che dovrebbe incorporare anche il progetto di fusione, includerà anche una riduzione di 300 filiali in modo da ridurre le sovrapposizioni e portare a 2600 il numero totale degli sportelli del nuovo gruppo risultante dall’aggregazione.
Dopo la fusione tra Intesa Sanpaolo e UBI sono cresciuti i rumors in merito a possibili altre ipotesi di M&A e al centro di tutte rimane la collocazione del Monte dei Paschi di Siena, dal quale il governo italiano dovrebbe uscire entro il 2022. L’operazione di scissione (leggi il nostro articolo) dovrebbe rendere la banca più antica del mondo più appetibile per eventuali aggregazioni, tuttavia rimane da sciogliere il nodo del contenzioso passivo di circa 10 miliardi, che al momento spavente tutti gli ipotetici interlocutori.