Più specializzate e focalizzate sugli investimenti, ma in affanno per le incertezze del momento, con la prospettiva di archiviare il 2020 con un calo a doppia cifra del volume d’affari. È questo l’identikit delle società per il recupero e la gestione del credito tracciato da una ricerca a cura di Unirec, l’Unione nazionale che riunisce oltre l’80% delle imprese del settore, insieme all’Istituto Piepoli.
L’andamento dell’attività
Le difficoltà legate all’impatto del Covid sull’economia reale sono evidenti anche in questo comparto. Rispetto al 2019 il quadro si è letteralmente capovolto: lo scorso anno il 43% delle aziende del panel di 93 società si attendeva un volume d’affari in crescita, mentre oggi il 45% prevede ricavi in calo e solo il 27% confida in un aumento. In media, secondo la ricerca, la diminuzione sarà quest’anno del 18 per cento. La situazione attuale pesa negativamente sugli utili, che secondo le attese dovrebbero calare in media del 35%, ma è atteso un aumento dei crediti affidati del 55%.
«Le nostre associate – dice il Presidente di Unirec Francesco Vovk – hanno reagito subito alla pandemia attivandosi con il lavoro da remoto. Recuperare le somme affidate è meno difficoltoso per debiti non ancora deteriorati, mentre è più problematico per ritardi di pagamento più significativi, come nel caso degli Npl».
Proprio l’aumento dei non permorning loans degli ultimi anni ha impresso un cambiamento significativo al mercato e ha richiesto nuove competenze. L’indagine fotografa un settore maturo, che offre sevizi di consulenza alle committenti e pone al centro la relazione con il debitore-cliente. Il mercato, prosegue Vovk, «è entrato in una fase di consolidamento e per affrontare le nuove esigenze la strada imboccata è quella della specializzazione».
Il 69% delle imprese del panel si è specializzata in tipo particolari di crediti. In testa (34%) ci sono quelli finanziari, seguiti da quelli commerciali (12%) e dalla riscossione di bollette non pagate di luce e gas (10%). I due terzi, inoltre, sono attivi su un particolare in un particolare segmento dell’attività: il 31% in quella telefonica (phone collection) e il 27% in quella a domicilio (home collection). Proprio la specializzazione (per il 45% degli intervistati) è il terzo fattore che viene preso in considerazione dalle aziende committenti che si rivolgono alle società di recupero, preceduta dalla flessibilità (65%) e dall’affidabilità (80%).
Servizi ad amplio raggio
Non solo. Il 58% delle aziende di gestione del credito offre servizi aggiuntivi oltre a quello del recupero e in particolare servizi di assistenza legale (39% delle intervistate), indagini economiche e finanziarie (25%), prevenzione insolvenza (14%). In questo caso solo il 26% del fatturato è relativo alla quota di fatturato del recupero crediti. La concorrenza è alta e nel medio periodo il 44% degli intervistati si aspetta una concentrazione degli operatori. Per rimanere competitive, intanto, le società del settore puntano sugli investimenti in innovazione di prodotto e di servizio. Il 53% del panel li aumenterà già quest’anno e la crescita media stimata degli investimenti è del 35%. Mentre il 63% ha piani di investimento pluriennali. C’è però un 15% dichiara una frenata ai piani di investimenti dovuti all’incertezza legata della pandemia.
La sfida del digitale
«Siamo un’industria ad alta intensità di lavoro che sta investendo sempre di più anche nel digitale per migliorare la qualità del servizio. Oggi – conclude il Presidente di Unirec – sarà necessario rivedere in modo migliorativo il customer journey per preservare al meglio il rapporto tra committenza e debitore. Nel particolare contesto post Covid è necessario adattare le nostre mappe mentali a nuovi modelli di lavoro e architetture digitali. Il settore della gestione del credito è maturo e innovativo in Italia, nel nostro ruolo di ordinatore di mercato stiamo studiando nuovi modelli e soluzioni capaci di rivedere i rapporti per rendere il sistema sempre più efficace e resiliente».
La ricerca ha coinvolto gli associati Unirec e le aziende committenti ed è stata svolta in due momenti: il primo tra gennaio e marzo 2020 e il secondo tra giugno e luglio 2020. Il 41% degli intervistati ha sede nel Nord Ovest, il 14% nel Nord Est e il 26% nel Centro Italia.
Autore: Chiara Bussi
Fonte: Il Sole 24 Ore
Più specializzate e focalizzate sugli investimenti, ma in affanno per le incertezze del momento, con la prospettiva di archiviare il 2020 con un calo a doppia cifra del volume d’affari. È questo l’identikit delle società per il recupero e la gestione del credito tracciato da una ricerca a cura di Unirec, l’Unione nazionale che riunisce oltre l’80% delle imprese del settore, insieme all’Istituto Piepoli.
L’andamento dell’attività
Le difficoltà legate all’impatto del Covid sull’economia reale sono evidenti anche in questo comparto. Rispetto al 2019 il quadro si è letteralmente capovolto: lo scorso anno il 43% delle aziende del panel di 93 società si attendeva un volume d’affari in crescita, mentre oggi il 45% prevede ricavi in calo e solo il 27% confida in un aumento. In media, secondo la ricerca, la diminuzione sarà quest’anno del 18 per cento. La situazione attuale pesa negativamente sugli utili, che secondo le attese dovrebbero calare in media del 35%, ma è atteso un aumento dei crediti affidati del 55%.
«Le nostre associate – dice il Presidente di Unirec Francesco Vovk – hanno reagito subito alla pandemia attivandosi con il lavoro da remoto. Recuperare le somme affidate è meno difficoltoso per debiti non ancora deteriorati, mentre è più problematico per ritardi di pagamento più significativi, come nel caso degli Npl».
Proprio l’aumento dei non permorning loans degli ultimi anni ha impresso un cambiamento significativo al mercato e ha richiesto nuove competenze. L’indagine fotografa un settore maturo, che offre sevizi di consulenza alle committenti e pone al centro la relazione con il debitore-cliente. Il mercato, prosegue Vovk, «è entrato in una fase di consolidamento e per affrontare le nuove esigenze la strada imboccata è quella della specializzazione».
Il 69% delle imprese del panel si è specializzata in tipo particolari di crediti. In testa (34%) ci sono quelli finanziari, seguiti da quelli commerciali (12%) e dalla riscossione di bollette non pagate di luce e gas (10%). I due terzi, inoltre, sono attivi su un particolare in un particolare segmento dell’attività: il 31% in quella telefonica (phone collection) e il 27% in quella a domicilio (home collection). Proprio la specializzazione (per il 45% degli intervistati) è il terzo fattore che viene preso in considerazione dalle aziende committenti che si rivolgono alle società di recupero, preceduta dalla flessibilità (65%) e dall’affidabilità (80%).
Servizi ad amplio raggio
Non solo. Il 58% delle aziende di gestione del credito offre servizi aggiuntivi oltre a quello del recupero e in particolare servizi di assistenza legale (39% delle intervistate), indagini economiche e finanziarie (25%), prevenzione insolvenza (14%). In questo caso solo il 26% del fatturato è relativo alla quota di fatturato del recupero crediti. La concorrenza è alta e nel medio periodo il 44% degli intervistati si aspetta una concentrazione degli operatori. Per rimanere competitive, intanto, le società del settore puntano sugli investimenti in innovazione di prodotto e di servizio. Il 53% del panel li aumenterà già quest’anno e la crescita media stimata degli investimenti è del 35%. Mentre il 63% ha piani di investimento pluriennali. C’è però un 15% dichiara una frenata ai piani di investimenti dovuti all’incertezza legata della pandemia.
La sfida del digitale
«Siamo un’industria ad alta intensità di lavoro che sta investendo sempre di più anche nel digitale per migliorare la qualità del servizio. Oggi – conclude il Presidente di Unirec – sarà necessario rivedere in modo migliorativo il customer journey per preservare al meglio il rapporto tra committenza e debitore. Nel particolare contesto post Covid è necessario adattare le nostre mappe mentali a nuovi modelli di lavoro e architetture digitali. Il settore della gestione del credito è maturo e innovativo in Italia, nel nostro ruolo di ordinatore di mercato stiamo studiando nuovi modelli e soluzioni capaci di rivedere i rapporti per rendere il sistema sempre più efficace e resiliente».
La ricerca ha coinvolto gli associati Unirec e le aziende committenti ed è stata svolta in due momenti: il primo tra gennaio e marzo 2020 e il secondo tra giugno e luglio 2020. Il 41% degli intervistati ha sede nel Nord Ovest, il 14% nel Nord Est e il 26% nel Centro Italia.
Autore: Chiara Bussi
Fonte: Il Sole 24 Ore