Quali sono state e soprattutto quali saranno i principali impatti sulle attività di servicing nei portafogli non-performing?
S.C. L’attività di servicing di SiCollection ha tre principali aree: 1. Attività di gestione e recupero su prestiti concessi da operatori finanziari e bancari (cash-in focused); 2. Gestione di portafogli crediti acquistati da investitori che devono massimizzare il ritorno (IRR focused); 3. Servizio di ottimizzazione del capitale circolante di aziende generalmente non-finanziarie (working capital focused).
Parlando di impatti della pandemia sui portafogli non-performing, ci concentriamo principalmente sulle prima due attività, ed occorre distinguere tra gli impatti sui flussi (i.e. incassi da attività di collection) dagli impatti sugli stock (i.e. importo delle esposizioni lorde, GBV, date in gestione).
I primi hanno subito una flessione con l’esplosione della pandemia ad inizio Marzo, flessione diventata molto marcata in Aprile, principalmente per effetto del quasi azzeramento di attività della rete domiciliare. Con il graduale allentamento delle misure di lock-down, tale flessione si è azzerata tornando ad oggi a livelli pre-Covid.
Diversa dinamica quella degli stock, che hanno risentito dell’effetto moratoria: il calo si è fatto via via più marcato nei mesi di Aprile e Maggio, con un’inversione di tendenza avvenuta solo nella prima decade di Giugno. Sugli stock ha anche pesantemente inciso (ed ancora incide), il blocco pressoché totale delle attività di cessione portafogli da Marzo in avanti, blocco che solo ora sembra dare segnali di allentamento.
Traguardando i prossimi 6/12 mesi, ci aspettiamo un sempre più marcato aumento degli stock per l’effetto congiunto del deterioramento delle esposizioni in capo a banche e finanziarie, e della ripartenza delle operazioni di cessione. A questo purtroppo non prevediamo che corrisponderà un aumento dei flussi di incasso, a causa dell’onda lunga del deterioramento del quadro macroeconomico, ed un generale “impoverimento” di interi settori economici. Questo effetto negativo potrà essere più o meno mitigato dall’intervento di misure straordinarie poste in atto dai governi centrali, su scala nazionale e continentale.
Quali saranno le asset-class a rischio di under-performing?
S.C. Per le ragioni esposte precedentemente, riteniamo che il rischio di underperforming riguardi tutte le asset class, nessuna purtroppo a priori esclusa. Crediamo tuttavia che “Secured NPL” sarà l’asset class che strutturalmente soffrirà maggiormente il rischio di under performance per un effetto combinato di dilatazioni dei tempi delle procedure (causati dalla chiusura dei tribunali) e un atteso deterioramento del mercato immobiliare.
Quali sono le strategie di collection più efficaci in un periodo come quello che stiamo vivendo?
S.C. La nostra strategia di collection è basata su una profonda collaborazione tra rete sul territorio ed attività telefonica, cioè tra i collaboratori che si muovono capillarmente sull’intero territorio nazionale ed i colleghi in sede che gestiscono i contatti con i debitori e con i titolari del credito. L’emergenza pandemica ha per ovvie ragioni quasi interamente congelato l’attività di collection sul territorio, nonostante non sia stato elevato alcun divieto a svolgerla. È stata quindi una scelta ovvia, ma anche sorprendentemente efficace, quella di dare priorità all’attività telefonica interna, che ha sviluppato dei volumi di recupero mai espressi prima. Si è rivelato altresì molto efficace coinvolgere nelle fasi del primo recupero cosiddetto telefonico, anche i colleghi che normalmente intervengono nelle fasi più avanzate di deterioramento, (quelle che di solito prevedono la definizione di un accordo transattivo, fase da noi chiamate pre-legale). Il loro intervento ha consentito di accrescere l’incisività del recupero in modo sostanziale, pur senza stravolgere la nostra strategia di collection.
Avete apportato delle modifiche ai vostri processi e modelli operativi?
S.C. Il nostro modello operativo è stato progettato per garantire una gestione dell’intero processo di recupero del credito in modo unificato e senza interruzioni. Mi spiego meglio. Pur avendo organizzato la nostra attività secondo le tre linee di business descritte in precedenza (i.e. financial, investor e corporate), esse sono incardinate nella medesima macchina operativa, che gestisce il credito da prima ancora che venga costituito (cioè prima dell’emissione della fattura) fino, nei casi più conflittuali, alla sua estinzione tramite una procedura legale-giudiziaria, nel caso in cui non sia stato possibile definire un accordo tra le parti.
In questo lungo processo, ogni singola fase viene gestita dal nostro personale qualificato con criteri analoghi per tutte le forme tecniche del credito, e secondo processi interamente paper-less ed altamente standardizzati. Questo consente un alto livello di interscambiabilità tra i nostri operatori, mantenendo un’elevata performance di recupero anche a fronte di variabilità dei carichi di lavoro nelle varie fasi.
Tutto questo ci ha permesso di non dover attuare sostanziali modifiche ai processi ed ai modelli operativi durante la pandemia.
Quali sono state e soprattutto quali saranno i principali impatti sulle attività di servicing nei portafogli non-performing?
S.C. L’attività di servicing di SiCollection ha tre principali aree: 1. Attività di gestione e recupero su prestiti concessi da operatori finanziari e bancari (cash-in focused); 2. Gestione di portafogli crediti acquistati da investitori che devono massimizzare il ritorno (IRR focused); 3. Servizio di ottimizzazione del capitale circolante di aziende generalmente non-finanziarie (working capital focused).
Parlando di impatti della pandemia sui portafogli non-performing, ci concentriamo principalmente sulle prima due attività, ed occorre distinguere tra gli impatti sui flussi (i.e. incassi da attività di collection) dagli impatti sugli stock (i.e. importo delle esposizioni lorde, GBV, date in gestione).
I primi hanno subito una flessione con l’esplosione della pandemia ad inizio Marzo, flessione diventata molto marcata in Aprile, principalmente per effetto del quasi azzeramento di attività della rete domiciliare. Con il graduale allentamento delle misure di lock-down, tale flessione si è azzerata tornando ad oggi a livelli pre-Covid.
Diversa dinamica quella degli stock, che hanno risentito dell’effetto moratoria: il calo si è fatto via via più marcato nei mesi di Aprile e Maggio, con un’inversione di tendenza avvenuta solo nella prima decade di Giugno. Sugli stock ha anche pesantemente inciso (ed ancora incide), il blocco pressoché totale delle attività di cessione portafogli da Marzo in avanti, blocco che solo ora sembra dare segnali di allentamento.
Traguardando i prossimi 6/12 mesi, ci aspettiamo un sempre più marcato aumento degli stock per l’effetto congiunto del deterioramento delle esposizioni in capo a banche e finanziarie, e della ripartenza delle operazioni di cessione. A questo purtroppo non prevediamo che corrisponderà un aumento dei flussi di incasso, a causa dell’onda lunga del deterioramento del quadro macroeconomico, ed un generale “impoverimento” di interi settori economici. Questo effetto negativo potrà essere più o meno mitigato dall’intervento di misure straordinarie poste in atto dai governi centrali, su scala nazionale e continentale.
Quali saranno le asset-class a rischio di under-performing?
S.C. Per le ragioni esposte precedentemente, riteniamo che il rischio di underperforming riguardi tutte le asset class, nessuna purtroppo a priori esclusa. Crediamo tuttavia che “Secured NPL” sarà l’asset class che strutturalmente soffrirà maggiormente il rischio di under performance per un effetto combinato di dilatazioni dei tempi delle procedure (causati dalla chiusura dei tribunali) e un atteso deterioramento del mercato immobiliare.
Quali sono le strategie di collection più efficaci in un periodo come quello che stiamo vivendo?
S.C. La nostra strategia di collection è basata su una profonda collaborazione tra rete sul territorio ed attività telefonica, cioè tra i collaboratori che si muovono capillarmente sull’intero territorio nazionale ed i colleghi in sede che gestiscono i contatti con i debitori e con i titolari del credito. L’emergenza pandemica ha per ovvie ragioni quasi interamente congelato l’attività di collection sul territorio, nonostante non sia stato elevato alcun divieto a svolgerla. È stata quindi una scelta ovvia, ma anche sorprendentemente efficace, quella di dare priorità all’attività telefonica interna, che ha sviluppato dei volumi di recupero mai espressi prima. Si è rivelato altresì molto efficace coinvolgere nelle fasi del primo recupero cosiddetto telefonico, anche i colleghi che normalmente intervengono nelle fasi più avanzate di deterioramento, (quelle che di solito prevedono la definizione di un accordo transattivo, fase da noi chiamate pre-legale). Il loro intervento ha consentito di accrescere l’incisività del recupero in modo sostanziale, pur senza stravolgere la nostra strategia di collection.
Avete apportato delle modifiche ai vostri processi e modelli operativi?
S.C. Il nostro modello operativo è stato progettato per garantire una gestione dell’intero processo di recupero del credito in modo unificato e senza interruzioni. Mi spiego meglio. Pur avendo organizzato la nostra attività secondo le tre linee di business descritte in precedenza (i.e. financial, investor e corporate), esse sono incardinate nella medesima macchina operativa, che gestisce il credito da prima ancora che venga costituito (cioè prima dell’emissione della fattura) fino, nei casi più conflittuali, alla sua estinzione tramite una procedura legale-giudiziaria, nel caso in cui non sia stato possibile definire un accordo tra le parti.
In questo lungo processo, ogni singola fase viene gestita dal nostro personale qualificato con criteri analoghi per tutte le forme tecniche del credito, e secondo processi interamente paper-less ed altamente standardizzati. Questo consente un alto livello di interscambiabilità tra i nostri operatori, mantenendo un’elevata performance di recupero anche a fronte di variabilità dei carichi di lavoro nelle varie fasi.
Tutto questo ci ha permesso di non dover attuare sostanziali modifiche ai processi ed ai modelli operativi durante la pandemia.