La gravità della crisi provocata dal coronavirus, con un Pil dell’eurozona stimato in calo dell’8,7% nel migliore dei casi e del 12,7% quest’anno, spinge la Banca centrale europea a rompere un altro tabù, concedendo prestiti alle banche a non solo a tasso negativo, ma con interessi inferiori al tasso di deposito. E’ la prima volta che una banca centrale arriva a tanto, ma colpisce l’obiettivo. Davanti a prestiti a 3 anni a un interesse fino a -1 rispetto al -0,5 del tasso di deposito, le 742 banche europee hanno risposto con richieste record per 1.310 miliardi in occasione del nuovo round di aste Tltro, le operazioni di finanziamenti varate dalla Bce per spingere il sistema bancario a prestare a imprese e famiglie e sostenere l’economia. Per capire: l’ammontare richiesto in prestito dalle banche equivale a più della metà dell’intero debito pubblico italiano.
Il successo dell’asta ha avuto un effetto immediato l’effetto sui titoli di Stato, con un generale calo dei rendimenti dei bond decennali e un restringimento degli spread nell’eurozona. In serata il differenziale tra i Btp a 10 anni e gli analoghi Bund tedeschi è sceso fino a 179 punti, con un rendimento dell’1,34%.
Si potrebbe dire che Christine Lagarde ha corretto con i fatti la gaffe di marzo, quando davanti all’arrivo in Europa della pandemia pronunciò un whatever it takes all’incontrario. «Non siamo qui per chiudere gli spread», affermò la presidente della Bce al termine della riunione di politica monetaria. Era il 12 marzo: Piazza Affari sprofondò del 17%, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi volò fino a 260 punti. Invece le condizioni super agevolate delle operazioni Tltro, che la Bce ha reso ancora più vantaggiose in aprile, hanno fatto esattamente quello, hanno ristretto gli spread. E l’Italia, che nel suo Bollettino la Bce indica tra le economie più colpite della zona euro insieme a Spagna e Francia, sarà tra i Paesi che probabilmente ne beneficerà di più, visto che offre i rendimenti più attraenti dell’area, perfino del decennale greco (+1,32% ieri), mentre i titoli a 10 anni spagnoli rendono lo 0,52% e quelli portoghesi lo 0,51%. E quelli di Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Olanda e Germania hanno tassi negativi (il Bund è sceso fino a -0,44%). Il meccanismo tecnicamente si chiama «carry trade»: si prende a prestito denaro a tassi negativi (dalla Bce) e si investono in asset a rendimento più alto, per aumentare il guadagno. Perciò in queste circostanze diventa naturale per le banche comprare Btp, che grazie allo scudo Bce sono meno rischiosi di quanto segnala l’economia reale. Da qui la grande corsa al credito a buon mercato, di cui hanno approfittato anche gli istituti italiani: Intesa Sanpaolo ha preso 35,8 miliardi, il gruppo Unicredit 94,3 miliardi, di cui 51,3 per la Spa italiana; Bper 14 miliardi e Ubi 12 miliardi.
Fonte: Il Corriere della Sera
La gravità della crisi provocata dal coronavirus, con un Pil dell’eurozona stimato in calo dell’8,7% nel migliore dei casi e del 12,7% quest’anno, spinge la Banca centrale europea a rompere un altro tabù, concedendo prestiti alle banche a non solo a tasso negativo, ma con interessi inferiori al tasso di deposito. E’ la prima volta che una banca centrale arriva a tanto, ma colpisce l’obiettivo. Davanti a prestiti a 3 anni a un interesse fino a -1 rispetto al -0,5 del tasso di deposito, le 742 banche europee hanno risposto con richieste record per 1.310 miliardi in occasione del nuovo round di aste Tltro, le operazioni di finanziamenti varate dalla Bce per spingere il sistema bancario a prestare a imprese e famiglie e sostenere l’economia. Per capire: l’ammontare richiesto in prestito dalle banche equivale a più della metà dell’intero debito pubblico italiano.
Il successo dell’asta ha avuto un effetto immediato l’effetto sui titoli di Stato, con un generale calo dei rendimenti dei bond decennali e un restringimento degli spread nell’eurozona. In serata il differenziale tra i Btp a 10 anni e gli analoghi Bund tedeschi è sceso fino a 179 punti, con un rendimento dell’1,34%.
Si potrebbe dire che Christine Lagarde ha corretto con i fatti la gaffe di marzo, quando davanti all’arrivo in Europa della pandemia pronunciò un whatever it takes all’incontrario. «Non siamo qui per chiudere gli spread», affermò la presidente della Bce al termine della riunione di politica monetaria. Era il 12 marzo: Piazza Affari sprofondò del 17%, lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi volò fino a 260 punti. Invece le condizioni super agevolate delle operazioni Tltro, che la Bce ha reso ancora più vantaggiose in aprile, hanno fatto esattamente quello, hanno ristretto gli spread. E l’Italia, che nel suo Bollettino la Bce indica tra le economie più colpite della zona euro insieme a Spagna e Francia, sarà tra i Paesi che probabilmente ne beneficerà di più, visto che offre i rendimenti più attraenti dell’area, perfino del decennale greco (+1,32% ieri), mentre i titoli a 10 anni spagnoli rendono lo 0,52% e quelli portoghesi lo 0,51%. E quelli di Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Olanda e Germania hanno tassi negativi (il Bund è sceso fino a -0,44%). Il meccanismo tecnicamente si chiama «carry trade»: si prende a prestito denaro a tassi negativi (dalla Bce) e si investono in asset a rendimento più alto, per aumentare il guadagno. Perciò in queste circostanze diventa naturale per le banche comprare Btp, che grazie allo scudo Bce sono meno rischiosi di quanto segnala l’economia reale. Da qui la grande corsa al credito a buon mercato, di cui hanno approfittato anche gli istituti italiani: Intesa Sanpaolo ha preso 35,8 miliardi, il gruppo Unicredit 94,3 miliardi, di cui 51,3 per la Spa italiana; Bper 14 miliardi e Ubi 12 miliardi.
Fonte: Il Corriere della Sera