Il factoring è una modalità di finanziamento delle aziende che, come noto, registra una sofferenzialità che si esprime a meno della metà del contenzioso medio degli impieghi “a rischio” per le Banche. Questo fatto costituisce nel momento in cui gli NPL costituiscono la maggior “palla al piede” del sistema creditizio, una valenza molto positiva per le aziende interessate a finanziare il proprio “capitale circolante”.
In uno scenario economico caratterizzato da una generale ripresa, più sostenuta a livello internazionale (+3,8% a livello mondiale, + 2,4% area euro) e più lenta ma rafforzata a livello nazionale (+1,5%), il mercato mondiale del factoring ha registrato nel 2017 una crescita importante, pari al +9%, con un turnover cumulativo annuo di 2.598 miliardi di euro. Nel mercato italiano, che rappresenta una quota rispettivamente pari al 9% circa del mercato mondiale e superiore al 13% del mercato europeo, il turnover complessivo degli operatori di factoring aderenti all’Assifact ha superato i 221,5 miliardi di euro, con una crescita del 9,48% rispetto all’anno precedente, accompagnata da un incremento dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2017 (+1,40%).
Relativamente alla qualità del credito, il settore ha evidenziato nel corso del 2017 un assestamento del livello di incidenza delle partite deteriorate sulle esposizioni per factoring rispetto all’anno precedente, passato dal 7,06% del 31 dicembre 2016 al 6,45% del 31 dicembre 2017, valore che rimane nettamente inferiore rispetto all’incidenza delle esposizioni deteriorate sugli impieghi totali del settore bancario (17,8% nel 2016 e 14,8% nel 2017).
Le sofferenze nelle esposizioni per factoring si assestano alla fine del 2017 al 3,04%, in lieve calo rispetto all’anno precedente e, dunque, anche nel 2017 su livelli ben più contenuti nel confronto con l’attività bancaria nel suo complesso (il cui livello di sofferenze è pari al 9,33% degli impieghi).
Dopo la notevole crescita registrata negli ultimi anni, il factoring si conferma essere uno strumento finanziario competitivo per le attività produttive, in particolare per le PMI che vengono sostenute con finanziamenti meno costosi e meno rischiosi rispetto alle altre forme di credito all’impresa, fattori che lasciano prevedere la prosecuzione della crescita.
E’ importante quindi diffondere la conoscenza e le potenzialità di tale strumento, che permette ad un’impresa di trasferire i propri crediti commerciali a una banca o a un operatore creditizio specializzato (società di factoring) e che nella sua forma più completa permette di realizzare contemporaneamente tre funzioni, ossia il finanziamento del cedente attraverso lo smobilizzo dei crediti ceduti, il trasferimento dei rischi di inadempimento e l’esternalizzazione della gestione dei crediti. Il factoring è un’operazione, o meglio un modello di gestione del capitale circolante, che può modificare in maniera significativa il tradizionale rapporto Banca-Impresa e quindi essere utile per favorire l’incontro della domanda e dell’offerta del credito. Infatti dal punto di vista della banca è possibile affermare che attraverso questo strumento è possibile avere un maggior controllo e una migliore comprensione dell’operatività del cliente e dei suoi rispettivi.
Certamente il factoring non è in grado di risolvere tutti i problemi che risiedono nel rapporto Banca-Impresa ma è importante sottolineare come il credito, in un sistema che strutturalmente esprime una sottocapitalizzazione diffusa fra le aziende, risulti fondamentale per un percorso di crescita produttiva possibile e da “accompagnare” con intelligenza operativa. La via per il factoring, che accelera e può ulteriormente crescere, è una strada positiva per aiutare la ripresa economica e produttiva.
A cura del Dott. Gianfranco Antognoli con la collaborazione del Dott. Andrea Giusti.
Il factoring è una modalità di finanziamento delle aziende che, come noto, registra una sofferenzialità che si esprime a meno della metà del contenzioso medio degli impieghi “a rischio” per le Banche. Questo fatto costituisce nel momento in cui gli NPL costituiscono la maggior “palla al piede” del sistema creditizio, una valenza molto positiva per le aziende interessate a finanziare il proprio “capitale circolante”.
In uno scenario economico caratterizzato da una generale ripresa, più sostenuta a livello internazionale (+3,8% a livello mondiale, + 2,4% area euro) e più lenta ma rafforzata a livello nazionale (+1,5%), il mercato mondiale del factoring ha registrato nel 2017 una crescita importante, pari al +9%, con un turnover cumulativo annuo di 2.598 miliardi di euro. Nel mercato italiano, che rappresenta una quota rispettivamente pari al 9% circa del mercato mondiale e superiore al 13% del mercato europeo, il turnover complessivo degli operatori di factoring aderenti all’Assifact ha superato i 221,5 miliardi di euro, con una crescita del 9,48% rispetto all’anno precedente, accompagnata da un incremento dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2017 (+1,40%).
Relativamente alla qualità del credito, il settore ha evidenziato nel corso del 2017 un assestamento del livello di incidenza delle partite deteriorate sulle esposizioni per factoring rispetto all’anno precedente, passato dal 7,06% del 31 dicembre 2016 al 6,45% del 31 dicembre 2017, valore che rimane nettamente inferiore rispetto all’incidenza delle esposizioni deteriorate sugli impieghi totali del settore bancario (17,8% nel 2016 e 14,8% nel 2017).
Le sofferenze nelle esposizioni per factoring si assestano alla fine del 2017 al 3,04%, in lieve calo rispetto all’anno precedente e, dunque, anche nel 2017 su livelli ben più contenuti nel confronto con l’attività bancaria nel suo complesso (il cui livello di sofferenze è pari al 9,33% degli impieghi).
Dopo la notevole crescita registrata negli ultimi anni, il factoring si conferma essere uno strumento finanziario competitivo per le attività produttive, in particolare per le PMI che vengono sostenute con finanziamenti meno costosi e meno rischiosi rispetto alle altre forme di credito all’impresa, fattori che lasciano prevedere la prosecuzione della crescita.
E’ importante quindi diffondere la conoscenza e le potenzialità di tale strumento, che permette ad un’impresa di trasferire i propri crediti commerciali a una banca o a un operatore creditizio specializzato (società di factoring) e che nella sua forma più completa permette di realizzare contemporaneamente tre funzioni, ossia il finanziamento del cedente attraverso lo smobilizzo dei crediti ceduti, il trasferimento dei rischi di inadempimento e l’esternalizzazione della gestione dei crediti. Il factoring è un’operazione, o meglio un modello di gestione del capitale circolante, che può modificare in maniera significativa il tradizionale rapporto Banca-Impresa e quindi essere utile per favorire l’incontro della domanda e dell’offerta del credito. Infatti dal punto di vista della banca è possibile affermare che attraverso questo strumento è possibile avere un maggior controllo e una migliore comprensione dell’operatività del cliente e dei suoi rispettivi.
Certamente il factoring non è in grado di risolvere tutti i problemi che risiedono nel rapporto Banca-Impresa ma è importante sottolineare come il credito, in un sistema che strutturalmente esprime una sottocapitalizzazione diffusa fra le aziende, risulti fondamentale per un percorso di crescita produttiva possibile e da “accompagnare” con intelligenza operativa. La via per il factoring, che accelera e può ulteriormente crescere, è una strada positiva per aiutare la ripresa economica e produttiva.
A cura del Dott. Gianfranco Antognoli con la collaborazione del Dott. Andrea Giusti.