Una bad bank europea per ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati legati alla crisi finanziaria e in arrivo per la nuova crisi innescata dal coronavirus. È la proposta di cui, secondo il Financial Times, alcuni funzionari della Bce hanno discusso con la Commissione europea. I rappresentanti dell’Ue sarebbero però, scrive il quotidiano, al momento riluttanti ad abbandonare le regole sul bail in che prevedono aiuti pubblici solo dopo che il processo di risoluzione ha imposto perdite ad azionisti, obbligazionisti e se necessario anche a correntisti con depositi superiori a 100mila euro.
Per alleggerire le banche in questa fase di emergenza determinata dal coronavirus, la bad bank pensata dalla Bce, spiega il quotidiano nell’edizione online, subentrerebbe nei crediti deteriorati (non performing loans, npl) ereditati dalla crisi finanziaria del 2008, ma anche in quelli che deriveranno dalla prevista ondata di debito tossico innescata dalla ricaduta economica legata alla pandemia da Covid 19.
«La lezione della crisi – ha detto al Ft Yannis Stournaras, governatore della Banca di Grecia e membro del Consiglio direttivo della Bce – è che solo con una bad bank si può risolvere il prpblema degli Npl. Potrebbe essere una bad bank europea o nazionale, l’importante è che nasca in fretta». Le banche greche sono quelle con la quota più elevata di crediti incagliati (35%), un’eredità della grave crisi che ha colpito Atene nel decennio scorso. In Italia la quota di Npl è del 6,7 per cento. Il totale a livello europeo è di 506 miliardi, una cifra quasi dimezzata rispetto a 4 anni fa.
Il Presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, aveva già proposto l’idea all’inizio del 2017 in qualità di numero uno dell’Eba, e starebbe cercando ora di portarla di nuovo a galla. Ma i rappresentanti della Commissione avrebbero in un primo momento respinto l’idea essendo riluttanti alla prospettiva di rinunciare alle regole sul bail in che prevedono la risoluzione delle banche prima della concessione di aiuti di Stato. Una ripresa delle discussione sulla questione non è tuttavia, secondo il Financial Times, esclusa.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Una bad bank europea per ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati legati alla crisi finanziaria e in arrivo per la nuova crisi innescata dal coronavirus. È la proposta di cui, secondo il Financial Times, alcuni funzionari della Bce hanno discusso con la Commissione europea. I rappresentanti dell’Ue sarebbero però, scrive il quotidiano, al momento riluttanti ad abbandonare le regole sul bail in che prevedono aiuti pubblici solo dopo che il processo di risoluzione ha imposto perdite ad azionisti, obbligazionisti e se necessario anche a correntisti con depositi superiori a 100mila euro.
Per alleggerire le banche in questa fase di emergenza determinata dal coronavirus, la bad bank pensata dalla Bce, spiega il quotidiano nell’edizione online, subentrerebbe nei crediti deteriorati (non performing loans, npl) ereditati dalla crisi finanziaria del 2008, ma anche in quelli che deriveranno dalla prevista ondata di debito tossico innescata dalla ricaduta economica legata alla pandemia da Covid 19.
«La lezione della crisi – ha detto al Ft Yannis Stournaras, governatore della Banca di Grecia e membro del Consiglio direttivo della Bce – è che solo con una bad bank si può risolvere il prpblema degli Npl. Potrebbe essere una bad bank europea o nazionale, l’importante è che nasca in fretta». Le banche greche sono quelle con la quota più elevata di crediti incagliati (35%), un’eredità della grave crisi che ha colpito Atene nel decennio scorso. In Italia la quota di Npl è del 6,7 per cento. Il totale a livello europeo è di 506 miliardi, una cifra quasi dimezzata rispetto a 4 anni fa.
Il Presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, aveva già proposto l’idea all’inizio del 2017 in qualità di numero uno dell’Eba, e starebbe cercando ora di portarla di nuovo a galla. Ma i rappresentanti della Commissione avrebbero in un primo momento respinto l’idea essendo riluttanti alla prospettiva di rinunciare alle regole sul bail in che prevedono la risoluzione delle banche prima della concessione di aiuti di Stato. Una ripresa delle discussione sulla questione non è tuttavia, secondo il Financial Times, esclusa.
Fonte: Il Sole 24 Ore