Incassi non in linea con i business plan e dubbi sulle performance future sono alla base della decisione assunta da Moody’s che declassa i rating delle note di classe A e B del veicolo Elrond NPL 2017 S.r.l., una delle primissime cartolarizzazioni realizzate in Italia assistite da GACS.
Nell’operazione completata nel luglio 2017 il Credito Valtellinese aveva ceduto alla SPV Elrond NPL 2017 un portafoglio di 1,405 miliardi di euro di crediti deteriorati. Il veicolo aveva emesso titoli di classe A per un controvalore di 464 milioni di euro, di Classe B per 42,5 milioni e di Classe J per 20 milioni, il tutto quindi per un controvalore di acquisto pari al 37% del GBV totale, uno dei valori di cessione più alti rilevati in questo tipo di transazioni.
La gestione del portafoglio come Special Servicer e Master Servicer è affidata a Cerved Credit Management S.p.A..
L’agenzia Scope Ratings, aveva tagliato già a luglio 2019 i propri rating e così a distanza di 9 mesi anche Moody’s ha ufficializzato il 25 marzo scorso il declassamento, abbassando il rating delle Note A da Ba3 a Baa3 e delle Note B da B1 a Caa1.
Come anticipato, i motivi della decisione sono da attribuire alle performance dei flussi di cassa generati dalle attività di recupero crediti, che si sono discostate significativamente dalle previsioni elaborate nel 2017.
Nella rilevazione periodica fissata a dicembre 2019, i risultati della collection sono stati pari al 72,7% di quelli attesi nel BP. Oltre al dato a consuntivo preoccupano però ancora di più le nuove simulazioni di incassi sulla base del GBV e delle garanzie residue.
Il GBV iniziale di 1,405 miliardi era formato per 1.032,9 milioni di euro da posizioni garantite e circa 372 milioni da crediti unsecured. A dicembre 2019 il residuo del portafoglio era di 1,122 miliardi, di cui 799 milioni erano i crediti secured e 323 milioni quelli non garantiti.
Alle nuove e non certo positive simulazioni di recupero basate sulla struttura del pool di portafoglio residuo, si sommano inevitabilmente anche le problematiche causate dall’epidemia Covid-19. Quelle immediate che riguardano le temporanee interruzioni dei processi di collection soprattutto giudiziali, ma anche le incognite su quelli che saranno gli scenari economici e sociali post shock sanitario. Problematiche ovviamente che non riguardano solo Elrond!
Gli scenari attuali e quelli dei prossimi anni obbligheranno molti investitori e servicer a rivedere business plan e soprattutto strategie di gestione.
Anche se è troppo presto per poter azzardare previsioni una cosa è certa: le attività di collection generaliste, che puntano solo su segmenti core del portafoglio ad alta profittabilità di recupero e la concentrazione dello stock di crediti non perfoming su pochissime piattaforme di servicing non saranno più in grado di garantire perfomance e rendimenti.
Servirà, più che mai, una gestione capillare sia sotto il profilo territoriale che specialistico per tutte le tipologie di asset class e importi dei crediti, allargando quindi l’affidamento ad un numero maggiore di servicer scelti per caratteristiche ed expertise. In parallelo sarà comunque necessario un maggior ricorso alla cessione sul mercato secondario di segmenti di portafoglio.
Le attuali interruzioni temporanee genereranno ulteriore arretrato di procedimenti legali, senza per il momento tenere conto di quelli che potranno essere gli scenari economici e sociali post shock sanitario. Valutazioni che riguarderanno non solo Elrond, ma tutti i portafogli non performing ceduti massivamente nell’ultimo triennio, ma che ad oggi nessuno, agenzie di rating comprese, è in grado di prevedere con attendibilità.
Incassi non in linea con i business plan e dubbi sulle performance future sono alla base della decisione assunta da Moody’s che declassa i rating delle note di classe A e B del veicolo Elrond NPL 2017 S.r.l., una delle primissime cartolarizzazioni realizzate in Italia assistite da GACS.
Nell’operazione completata nel luglio 2017 il Credito Valtellinese aveva ceduto alla SPV Elrond NPL 2017 un portafoglio di 1,405 miliardi di euro di crediti deteriorati. Il veicolo aveva emesso titoli di classe A per un controvalore di 464 milioni di euro, di Classe B per 42,5 milioni e di Classe J per 20 milioni, il tutto quindi per un controvalore di acquisto pari al 37% del GBV totale, uno dei valori di cessione più alti rilevati in questo tipo di transazioni.
La gestione del portafoglio come Special Servicer e Master Servicer è affidata a Cerved Credit Management S.p.A..
L’agenzia Scope Ratings, aveva tagliato già a luglio 2019 i propri rating e così a distanza di 9 mesi anche Moody’s ha ufficializzato il 25 marzo scorso il declassamento, abbassando il rating delle Note A da Ba3 a Baa3 e delle Note B da B1 a Caa1.
Come anticipato, i motivi della decisione sono da attribuire alle performance dei flussi di cassa generati dalle attività di recupero crediti, che si sono discostate significativamente dalle previsioni elaborate nel 2017.
Nella rilevazione periodica fissata a dicembre 2019, i risultati della collection sono stati pari al 72,7% di quelli attesi nel BP. Oltre al dato a consuntivo preoccupano però ancora di più le nuove simulazioni di incassi sulla base del GBV e delle garanzie residue.
Il GBV iniziale di 1,405 miliardi era formato per 1.032,9 milioni di euro da posizioni garantite e circa 372 milioni da crediti unsecured. A dicembre 2019 il residuo del portafoglio era di 1,122 miliardi, di cui 799 milioni erano i crediti secured e 323 milioni quelli non garantiti.
Alle nuove e non certo positive simulazioni di recupero basate sulla struttura del pool di portafoglio residuo, si sommano inevitabilmente anche le problematiche causate dall’epidemia Covid-19. Quelle immediate che riguardano le temporanee interruzioni dei processi di collection soprattutto giudiziali, ma anche le incognite su quelli che saranno gli scenari economici e sociali post shock sanitario. Problematiche ovviamente che non riguardano solo Elrond!
Gli scenari attuali e quelli dei prossimi anni obbligheranno molti investitori e servicer a rivedere business plan e soprattutto strategie di gestione.
Anche se è troppo presto per poter azzardare previsioni una cosa è certa: le attività di collection generaliste, che puntano solo su segmenti core del portafoglio ad alta profittabilità di recupero e la concentrazione dello stock di crediti non perfoming su pochissime piattaforme di servicing non saranno più in grado di garantire perfomance e rendimenti.
Servirà, più che mai, una gestione capillare sia sotto il profilo territoriale che specialistico per tutte le tipologie di asset class e importi dei crediti, allargando quindi l’affidamento ad un numero maggiore di servicer scelti per caratteristiche ed expertise. In parallelo sarà comunque necessario un maggior ricorso alla cessione sul mercato secondario di segmenti di portafoglio.
Le attuali interruzioni temporanee genereranno ulteriore arretrato di procedimenti legali, senza per il momento tenere conto di quelli che potranno essere gli scenari economici e sociali post shock sanitario. Valutazioni che riguarderanno non solo Elrond, ma tutti i portafogli non performing ceduti massivamente nell’ultimo triennio, ma che ad oggi nessuno, agenzie di rating comprese, è in grado di prevedere con attendibilità.