Ultimamente l’attenzione del mondo bancario si sta spostando sui crediti UTP, Unlikely to Pay, che in termini di valore netto superano addirittura le sofferenze. Abbiamo chiesto a Fabrizio Leandri, Direzione Chief Lending Officer – Chief Officer MPS, che parteciperà all’ NPL Investing & Collection Summit, organizzato da Credit Village, che si terrà il prossimo 13 Aprile a Milano, una previsione su questo mercato.
“Nel mondo dei Non Performing Loans abbiamo assistito, soprattutto in Italia, ad una prima fase dove tutti si sono concentrarti sul malato terminale, ovvero sui crediti decotti. In poco tempo si è sviluppato un mercato di vendita di questi portafogli e da questa operazione le banche hanno imparato che è indispensabile essere molto più proattive nelle fasi precedenti, attivando una serie di meccanismi prima che un credito arrivi in sofferenza. Da qui scaturisce una maggiore attenzione verso i crediti Unlikely to Pay, costituiti da portafogli molto diversi dalle sofferenze: sono più rischiosi, ma possono generare alti rendimenti. Le banche devono applicare un approccio più proattivo che in parole povere vuol dire: se prima il medico generico dava la stessa medicina a tutti in attesa di vederne l’effetto adesso bisogna approcciare i pazienti con medicine diverse, capendo qual è il problema. Anche perché tra gli UTP ci sono alcuni cluster che hanno difficoltà importanti e sono più vicini alle sofferenze ed altri che sono invece più vicini al ritorno in bonis. Nel frattempo la BCE con il calendar provision spinge per ridurre questo tipo di portafogli dunque si sta sviluppando anche questo mercato e stanno nascendo nuovi operatori. I potenziali rendimenti elevati degli UTP suscitano l’interesse dei fondi stranieri che, se nel caso delle sofferenze erano interessati più all’immobile ipotecato, in questo caso potrebbero essere interessati a metterci nuova finanza per salvare l’azienda o il debitore di turno. A questo punto il tema si sposterà sul prezzo, che potrà essere condizionato dalle nuove regole della BCE cui dovranno sottostare le banche”.
Ultimamente l’attenzione del mondo bancario si sta spostando sui crediti UTP, Unlikely to Pay, che in termini di valore netto superano addirittura le sofferenze. Abbiamo chiesto a Fabrizio Leandri, Direzione Chief Lending Officer – Chief Officer MPS, che parteciperà all’ NPL Investing & Collection Summit, organizzato da Credit Village, che si terrà il prossimo 13 Aprile a Milano, una previsione su questo mercato.
“Nel mondo dei Non Performing Loans abbiamo assistito, soprattutto in Italia, ad una prima fase dove tutti si sono concentrarti sul malato terminale, ovvero sui crediti decotti. In poco tempo si è sviluppato un mercato di vendita di questi portafogli e da questa operazione le banche hanno imparato che è indispensabile essere molto più proattive nelle fasi precedenti, attivando una serie di meccanismi prima che un credito arrivi in sofferenza. Da qui scaturisce una maggiore attenzione verso i crediti Unlikely to Pay, costituiti da portafogli molto diversi dalle sofferenze: sono più rischiosi, ma possono generare alti rendimenti. Le banche devono applicare un approccio più proattivo che in parole povere vuol dire: se prima il medico generico dava la stessa medicina a tutti in attesa di vederne l’effetto adesso bisogna approcciare i pazienti con medicine diverse, capendo qual è il problema. Anche perché tra gli UTP ci sono alcuni cluster che hanno difficoltà importanti e sono più vicini alle sofferenze ed altri che sono invece più vicini al ritorno in bonis. Nel frattempo la BCE con il calendar provision spinge per ridurre questo tipo di portafogli dunque si sta sviluppando anche questo mercato e stanno nascendo nuovi operatori. I potenziali rendimenti elevati degli UTP suscitano l’interesse dei fondi stranieri che, se nel caso delle sofferenze erano interessati più all’immobile ipotecato, in questo caso potrebbero essere interessati a metterci nuova finanza per salvare l’azienda o il debitore di turno. A questo punto il tema si sposterà sul prezzo, che potrà essere condizionato dalle nuove regole della BCE cui dovranno sottostare le banche”.