Il dossier della divisione, attiva nei crediti problematici, del gruppo Cerved continua a tenere banco.
Intorno a Natale Credito Fondiario avrebbe infatti contattato il consiglio di amministrazione di Cerved per esprimere la propria intenzione di fare, al termine della «due diligence», un’offerta per la divisione Cerved Credit Management Group Srl, specializzata appunto nella gestione dei crediti deteriorati.
L’offerta di Credito Fondiario non sarebbe «cash», ma finalizzata a una fusione tra la stessa controllata di Elliott e la divisione Npl di Cerved. Il matrimonio avrebbe come obiettivo finale una successiva quotazione in Borsa, a Piazza Affari, della nuova realtà: con patti di governance tutti da scrivere.
La strategia di Credito Fondiario sarebbe dunque sulla falsariga di quanto già proposto a Banca Ifis nello scorso settembre, anche se le trattative per un «merger» con la piattaforma dell’istituto guidato da Luciano Colombini erano poi fallite in ottobre.
Ora bisognerà vedere se la proposta di Credito Fondiario farà (o meno) breccia nel consiglio di amministrazione di Cerved, soprattutto alla luce dell’offerta cash che potrebbe finire sul tavolo, quella di Intrum, che invece ha in corso la «due diligence».
Proprio il gruppo scandinavo avrebbe infatti già spiegato la sua proposta, con un’analisi quasi terminata, e si troverebbe quindi in una situazione di logico favorito. L’offerta di Intrum sarebbe «cash». In ambienti finanziari, si parla di una valutazione che potrebbe essere superiore ai 400 milioni di euro.
Di sicuro, entro fine gennaio, il consiglio di amministrazione di Cerved dovrà prendere una decisione. Sul dossier, secondo i rumors, starebbero lavorando come advisor Mediobanca e Kpmg.
Finora il Cda di Cerved, dopo aver comunicato al mercato di avere in corso discussioni per una valorizzazione della sua divisione, non ha ancora sciolto le incertezze su una sua decisione: tanto che al momento restano aperte tutte le opzioni, che vanno dalla cessione a fronte di un’offerta cash, fino alla fusione e alla partnership con un altro soggetto. Ci sarebbe poi un’ultima opzione, cioè quella dell’interruzione delle trattative a fronte di un prezzo non giudicato congruo. Ma questa ipotesi sembra al momento la meno probabile. Cerved Credit Management Group è uno dei leader italiani del settore. I ricavi da credit management sono passati da 99 milioni di euro circa ai 128 milioni di euro del 2019: un incremento attribuibile alla crescita organica del business e anche agli incarichi di special servicer assunti nell’ambito della gestione dei crediti in sofferenza. La marginalità della divisione è del 35,4 per cento con un Ebitda di 44,8 milioni. Al 30 giugno scorso la divisione aveva in gestione circa 53,3 miliardi di euro di crediti, di cui 43,8 miliardi di euro deteriorati e il resto invece performing.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Il dossier della divisione, attiva nei crediti problematici, del gruppo Cerved continua a tenere banco.
Intorno a Natale Credito Fondiario avrebbe infatti contattato il consiglio di amministrazione di Cerved per esprimere la propria intenzione di fare, al termine della «due diligence», un’offerta per la divisione Cerved Credit Management Group Srl, specializzata appunto nella gestione dei crediti deteriorati.
L’offerta di Credito Fondiario non sarebbe «cash», ma finalizzata a una fusione tra la stessa controllata di Elliott e la divisione Npl di Cerved. Il matrimonio avrebbe come obiettivo finale una successiva quotazione in Borsa, a Piazza Affari, della nuova realtà: con patti di governance tutti da scrivere.
La strategia di Credito Fondiario sarebbe dunque sulla falsariga di quanto già proposto a Banca Ifis nello scorso settembre, anche se le trattative per un «merger» con la piattaforma dell’istituto guidato da Luciano Colombini erano poi fallite in ottobre.
Ora bisognerà vedere se la proposta di Credito Fondiario farà (o meno) breccia nel consiglio di amministrazione di Cerved, soprattutto alla luce dell’offerta cash che potrebbe finire sul tavolo, quella di Intrum, che invece ha in corso la «due diligence».
Proprio il gruppo scandinavo avrebbe infatti già spiegato la sua proposta, con un’analisi quasi terminata, e si troverebbe quindi in una situazione di logico favorito. L’offerta di Intrum sarebbe «cash». In ambienti finanziari, si parla di una valutazione che potrebbe essere superiore ai 400 milioni di euro.
Di sicuro, entro fine gennaio, il consiglio di amministrazione di Cerved dovrà prendere una decisione. Sul dossier, secondo i rumors, starebbero lavorando come advisor Mediobanca e Kpmg.
Finora il Cda di Cerved, dopo aver comunicato al mercato di avere in corso discussioni per una valorizzazione della sua divisione, non ha ancora sciolto le incertezze su una sua decisione: tanto che al momento restano aperte tutte le opzioni, che vanno dalla cessione a fronte di un’offerta cash, fino alla fusione e alla partnership con un altro soggetto. Ci sarebbe poi un’ultima opzione, cioè quella dell’interruzione delle trattative a fronte di un prezzo non giudicato congruo. Ma questa ipotesi sembra al momento la meno probabile. Cerved Credit Management Group è uno dei leader italiani del settore. I ricavi da credit management sono passati da 99 milioni di euro circa ai 128 milioni di euro del 2019: un incremento attribuibile alla crescita organica del business e anche agli incarichi di special servicer assunti nell’ambito della gestione dei crediti in sofferenza. La marginalità della divisione è del 35,4 per cento con un Ebitda di 44,8 milioni. Al 30 giugno scorso la divisione aveva in gestione circa 53,3 miliardi di euro di crediti, di cui 43,8 miliardi di euro deteriorati e il resto invece performing.
Fonte: Il Sole 24 Ore