Dalla Redazione ESG Normativa e regolamentazione

ESG nella credit industry: l’esperienza di Prelios Credit Servicing

Intervista a Stefania Lovino, Responsabile Compliance & Anti-Money Laundering di Prelios Credit Servicing

 

Negli ultimi anni, i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) hanno assunto un ruolo sempre più centrale nel settore finanziario, influenzando in modo significativo anche il panorama del credito. L’integrazione di questi principi nelle decisioni di concessione del credito non solo riflette una maggiore consapevolezza sulle tematiche ambientali e sociali, ma segna anche l’inizio di un cambiament o culturale e strategico verso una finanza più responsabile.
La valutazione dei criteri ESG lungo l’intero ciclo di vita del credito rappresenta una svolta e una sfida per le istituzioni finanziarie, che, spinte dalle normative europee e dalle best practice emergenti, stanno progressivamente includendo questi fattori nella determinazione del rischio associato ai prestiti e alla solvibilità dei debit ori nel tempo.
In questo contesto si inserisce un quadro normativo sempre più stringente, che non si limita al mercato del credito primario, ma si estende anche a quello secondario, in particolare agli strumenti legati alle cartolarizzazioni.

Dal luglio 2024, è entrato in vigore il Regolamento Delegato (UE) 2024/1700, che integra il framework normativo delle cartolarizzazioni, introducendo l’obbligo di fornire informazioni sugli impatti negativi delle attività finanziate dalle esposizioni sottostanti.
Per ottemperare a questa nuova normativa, i cedenti dei crediti devono rendere disponibili dati dettagliati sugli effetti ambientali, come le emissioni di CO₂ e l’efficienza energetica, attraverso indicatori climatici e ambientali che consentano di valutare l’impatto delle esposizioni sottostanti sulla sostenibilità. Questa informativa consente agli investitori di comprendere il livello di conformità ESG degli strumenti finanziari in cui investono e di verificare l’impegno degli attori coinvolti.

Oltre a questa normativa, si stanno sviluppando ulteriori iniziative volte a guidare la cartolarizzazione – e i soggetti coinvolti in questo processo – verso una transizione sostenibile. In particolare, sarà necessario fornire informazioni sempre più dettagliate sugli asset sottostanti, come gli immobili residenziali. Parallelamente, i crediti cartolarizzati in futuro saranno sempre più legati a posizioni e garanzie considerate sostenibili dagli istituti di credito.
Questa evoluzione potrà portare all’identificazione di nuove categorie di cartolarizzazioni, come le “green securitisation” o le “social securitisation”, se destinate a strategie di recupero e reintegrazione del credito. Tuttavia, già oggi è possibile strutturare operazioni di cartolarizzazione in cui le risorse finanziarie raccolte dagli investitori siano impiegate
in progetti legati all’economia reale, con un impatto positivo non solo in termini di rendimento, ma anche per la collettività. Per esempio, una cartolarizzazione potrebbe destinare parte delle risorse finanziarie ottenute dal recupero dei crediti per il ripossessamento di immobili a garanzia di altri crediti inesigibili per la loro riqualificazione, bonifica, ristrutturazione e successiva re-immissione sul mercato immobiliare.

Intervista a Riccardo Chiavolini, Responsabile Risk Management di Prelios Credit Servicing

 

In generale, è evidente come lo strumento delle cartolarizzazioni permetta agli originator dei crediti di trasferire agli stakeholder e ai detentori delle note degli SPV, non solo i rischi legati all’insolvenza delle posizioni cedute, ma anche quelli ESG.
Parallelamente, le best practice sviluppate negli ultimi anni in ambito bancario – anche sotto la spinta dei regolatori (ad esempio, il Climate Risk Stress Test del 2022) – si sono evolute per considerare l’interconnessione tra la solvibilità dei creditori e i rischi ESG, in particolare quelli di natura climatica. Questi fattori stanno assumendo un peso crescente nelle strategie creditizie, nei processi di underwriting e nella ges tione del rischio.
Dal punto di vista di un servicer, i rischi climatici possono incidere sulle potenzialità dei portafogli ceduti di generare flussi di cassa, con ripercussioni sul livello di remunerazione dei mandati acquisiti. In quest’ottica, Prelios Credit Servicing ha avviato iniziative per rafforzare la propria governance e migliorare la gestione dei rischi ESG in allineamento con le direttive dell’Autorità di Vigilanza.
Nell’ambito del risk management, sono state individuate le principali fonti di rischio climatico nei portafogli in gestione e sviluppati specifici indicatori per quantificarle.
In particolare:
1. Il rischio fisico, che influisce sul valore delle garanzie immobiliari a causa di eventi catastrofici (ad esempio, alluvioni, terremoti, esondazioni).
2. Il rischio di transizione, che riguarda alcuni debitori UTP, i quali potrebbero dover affrontare costi di riqualificazione delle loro strutture produttive per ridurre l’impatto ambientale dei processi industriali.

Queste misure forniscono dati utili per la valutazione dei portafogli NPE, rafforzando la governance e i processi decisionali per la gestione dei rischi. Tra gli strumenti impiegati rientrano la valutazione delle coperture assicurative e l’analisi del possibile deterioramento del valore degli immobili in garanzia.
Oltre alla gestione dei rischi ESG sui portafogli in gestione, Prelios Credit Servicing ha adottato iniziative per monitorare e mitigare i rischi con impatto diretto sulla propria struttura produttiva. In questo contesto, è stata verificata la resilienza dei processi aziendali, operativi e tecnologici rispetto a possibili eventi climatici, attraverso piani di continuità operativa.

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