Nel 2024 si sono tenute 78.477 aste immobiliari in Italia segnando un calo del 12% rispetto all’anno precedente. A renderlo noto è il Centro studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions nel suo “Report Aste 2024”. Tra le regioni, la Lombardia mantiene il primato con il 13,3% dei lotti, seguita da Sicilia (12,05%) e Lazio (9,72%). A livello provinciale, Roma supera Milano, ora al quinto posto dopo Perugia, Cosenza e Catania. La distribuzione territoriale evidenzia una frammentazione, con il 32,42% dei lotti nel Nord, il 31,15% al Centro, il 20,05% al Sud e il 16,37% nelle isole. Questo decremento è in parte attribuibile a cambiamenti normativi come l’introduzione del Codice della Crisi di Impresa e altre riforme che hanno efficientato le procedure.
Il mercato delle aste immobiliari è dominato dal settore residenziale, che rappresenta il 53,99% delle unità all’asta, comprendendo appartamenti, ville e relative pertinenze. Altri segmenti includono posti auto (11,19%), negozi e uffici (11,33%), e terreni (12,99%), con un leggero aumento rispetto al 2023. Settori come l’hospitality e i cantieri registrano percentuali minime. I beni residenziali in aree urbane e turistiche attraggono una maggiore partecipazione, spingendo in alcune zone, come Milano, i prezzi verso livelli simili a quelli del mercato libero. Gli immobili industriali e commerciali faticano a trovare acquirenti a causa della loro destinazione d’uso specifica e della limitata domanda.
Il valore base d’asta complessivo per il 2024 ammonta a circa 10,8 miliardi di euro, con la maggior parte dei lotti (91,16%) valutati sotto i 250.000 euro. Il tasso di aggiudicazione del residenziale raggiunge il 36,70%, mentre i beni strumentali si fermano al 32%. Gli operatori immobiliari notano un aumento di partecipazione alle aste, soprattutto da parte di privati attratti dai prezzi competitivi, ma evidenziano anche criticità, come l’accesso al credito e i rischi legati agli immobili occupati. In alcune zone, la crescente concorrenza riduce i vantaggi economici, spingendo i potenziali acquirenti a considerare il mercato libero come alternativa più conveniente.
Nel 2024 si sono tenute 78.477 aste immobiliari in Italia segnando un calo del 12% rispetto all’anno precedente. A renderlo noto è il Centro studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions nel suo “Report Aste 2024”. Tra le regioni, la Lombardia mantiene il primato con il 13,3% dei lotti, seguita da Sicilia (12,05%) e Lazio (9,72%). A livello provinciale, Roma supera Milano, ora al quinto posto dopo Perugia, Cosenza e Catania. La distribuzione territoriale evidenzia una frammentazione, con il 32,42% dei lotti nel Nord, il 31,15% al Centro, il 20,05% al Sud e il 16,37% nelle isole. Questo decremento è in parte attribuibile a cambiamenti normativi come l’introduzione del Codice della Crisi di Impresa e altre riforme che hanno efficientato le procedure.
Il mercato delle aste immobiliari è dominato dal settore residenziale, che rappresenta il 53,99% delle unità all’asta, comprendendo appartamenti, ville e relative pertinenze. Altri segmenti includono posti auto (11,19%), negozi e uffici (11,33%), e terreni (12,99%), con un leggero aumento rispetto al 2023. Settori come l’hospitality e i cantieri registrano percentuali minime. I beni residenziali in aree urbane e turistiche attraggono una maggiore partecipazione, spingendo in alcune zone, come Milano, i prezzi verso livelli simili a quelli del mercato libero. Gli immobili industriali e commerciali faticano a trovare acquirenti a causa della loro destinazione d’uso specifica e della limitata domanda.
Il valore base d’asta complessivo per il 2024 ammonta a circa 10,8 miliardi di euro, con la maggior parte dei lotti (91,16%) valutati sotto i 250.000 euro. Il tasso di aggiudicazione del residenziale raggiunge il 36,70%, mentre i beni strumentali si fermano al 32%. Gli operatori immobiliari notano un aumento di partecipazione alle aste, soprattutto da parte di privati attratti dai prezzi competitivi, ma evidenziano anche criticità, come l’accesso al credito e i rischi legati agli immobili occupati. In alcune zone, la crescente concorrenza riduce i vantaggi economici, spingendo i potenziali acquirenti a considerare il mercato libero come alternativa più conveniente.