Dalla Redazione Investor, servicer e debt buyer NPL e crediti deteriorati

Diversificare business e strategie per resistere al calo del mercato. Intervista a Luca Grimaldi, CEO di Faktorec

La fine dell’anno è sempre un momento di bilanci. Qual è il vostro, anche alla luce del calo di volumi subito dal settore?
In termini di mero fatturato chiudiamo l’anno in pari, anzi in lieve crescita, rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso. Non nascondo che questo risultato è più basso rispetto alle aspettative che ci eravamo dati all’inizio dell’anno ed anche rispetto al trend dei primi cinque mesi che avevano registrato una curva di netta crescita. A cominciare da giugno, e per tutto l’autunno, abbiamo subito il calo, ma siamo riusciti a rimanere stabili e contiamo, come dicevo all’inizio, di registrare comunque una miglioria rispetto ai livelli dell’anno scorso. Non possiamo che confermare il calo attestato generale del settore che, per quanto riguarda gli Npl ha visto un crollo di circa il 20% di volumi e transazioni. A fronte di questo quadro ci siamo fatti delle domande e, chiaramente, abbiamo provato a darci delle risposte. La prima è che crediamo che la dinamica che si è sviluppata attorno alla nuova direttiva abbia un po’ fermato, quanto meno frenato, gli acquisti di crediti durante l’ultimo anno e mezzo.
Oggi il panorama è sicuramente più chiaro, ma il risultato è che molti stakeholder, soprattutto grossi player, non hanno investito nel nostro Paese in un periodo che è stato caratterizzato da una grande incertezza. Questo ha comportato un abbassamento dei volumi e, dal lato della gestione dei crediti conto terzi, si è creata un’altra dinamica che ha portato le committenti ad affidare ai servicer sempre le stesse pratiche, per garantire elevati flussi di lavoro, con un calo di pratiche fresche che ha fatto concentrare le attività di gestione sempre sulle stesse posizioni.

Quali strategie avete messo in campo per contrastare questo calo?
Per uscire, relativamente indenni, da questa situazione abbiamo avuto un’intuizione che poi si è rivelata giusta. Nella gestione dei crediti conto terzi abbiamo iniziato a fare anche attività end to end, con un intervento quindi non soltanto di carattere stragiudiziale, ma anche giudical. Possedendo questa skill all’interno siamo riusciti a rilanciare un’attività diversa dalla nostra consueta operatività, dando una maggiore trasversalità al nostro business. Devo sottolineare il fatto che tutto questo è stato reso possibile anche grazie alla fiducia che ci hanno concesso alcune delle nostre committenti che non hanno avuto dubbi nell’affidarsi a noi anche per queste attività. Questo ha rafforzato la mia convinzione sul fatto che diventa sempre più necessario avere all’interno delle aziende delle dinamiche differenziate, applicando la specializzazione alla trasversalità delle attività. Certo però che per arrivare ai risultati bisogna avere modo di sperimentare e di mettersi alla prova confrontandosi con il mercato.

A che punto è la normativa?
Riteniamo che un buon 80% dei lavori sia terminato e adesso decisamente il quadro è più chiaro e sappiamo dove dobbiamo andare a parare. Quello che penso è che la nuova legge può rappresentare un’opportunità per gli operatori, soprattutto per le ex 115 visto che elimina alcuni dei limiti imposti dal vecchio DM n. 53 del 2015. Dall’altro lato, però, non permette loro di gestire determinati cluster in sofferenza in conto proprio, se non dopo aver preso la licenza da Bankitalia. A tal proposito riteniamo che i costi per prendere e mantenere questa licenza siano troppo elevati e questo potrebbe portare le piccole aziende a fare meno acquisti. Per richiedere la licenza, infatti, si prevede un certo livello di organizzazione interna che i piccoli servicer attualmente non hanno. Questa potrebbe rappresentare anche una spinta positiva per effettuare degli investimenti con l’obiettivo di adeguarsi ai criteri per ottenere la licenza, facendo fare ai piccoli un salto di qualità che altrimenti non avrebbero mai fatto.
Noi ad esempio, siamo propensi a prenderla per essere presenti sul mercato con un profilo completo e tutti i requisiti per crescere ancora.

Qualche previsione sul futuro con uno sguardo rivolto al 2025?
Chiaramente auspichiamo che il mercato si riprenda, ma ad oggi fare previsioni è molto complesso oltre che azzardato. Di sicuro i servicer, soprattutto i più piccoli, dovranno essere bravi ad entrare in un mercato che si fa sempre più avvincente ma complesso, incentrato su specializzazioni non solo di carattere operativo ma anche organizzativo, con maggiori necessità sul piano della compliance. In questo contesto noi ci sentiamo sufficientemente allineati perché abbiamo investito da tempo in questa direzione, prendendo le principali certificazioni su privacy e cybersecurity. Siamo una realtà solida che punta a misurarsi con le nuove opportunità offerte dal mercato e per questo, da tempo, siamo impegnati anche sul tema della sostenibilità, per rispondere alle esigenze di molte delle nostre committenti. e vogliamo anche dare seguito al nostro impegno sulla sostenibilità.
Ad oggi non esiste una certificazione normata per i criteri Esg, ma ci sono dei ranking che sono finalizzate al rilascio di certificazioni ufficiali e ci stiamo accingendo a prendere la ISO 26000, che è una guida alla responsabilità sociale. Questo per noi sarà il punto di partenza che ci permetterà di ottenere anche altre certificazioni su questi temi per differenziarci dagli altri operatori sul mercato che ancora non hanno investito su questo aspetto.