Il 27 settembre 2024 a Cernobbio si è tenuta il 12° NPL Meeting organizzato da Banca IFIS. Lo spunto più rilevante della giornata riguarda un dato positivo per l’Italia: nonostante un aumento complessivo degli NPE a livello europeo, il nostro paese continua a distinguersi grazie a un’efficace gestione del rischio e a strategie di recupero innovative. In quest’ottica, il mercato del credito deteriorato rimane centrale per la stabilità e la sostenibilità del sistema bancario italiano ed europeo.

Durante il primo semestre del 2024, il totale delle Non Performing Exposures (NPE) delle principali banche europee è aumentato di 16 miliardi di euro, raggiungendo i 373 miliardi. In particolare, le banche di Germania e Francia hanno registrato gli incrementi maggiori, rispettivamente con +9,4 miliardi e +8,8 miliardi di euro. Tuttavia, in netta controtendenza, l’Italia ha migliorato ulteriormente la sua posizione, riducendo lo stock di NPE di 5,1 miliardi di euro nello stesso periodo.

Nel contesto europeo, l’aumento degli NPE ha portato anche a una crescita dell’NPE ratio, passato dall’1,75% di marzo 2023 all’1,86% di giugno 2024. Questo incremento è dovuto a fattori economici globali, tra cui l’incertezza economica e le pressioni inflazionistiche, che hanno portato a un aumento del costo del rischio per le banche significative dell’UE. Nel primo trimestre del 2024, il costo del rischio ha raggiunto lo 0,57%, il livello più alto dalla fine del 2020, riducendosi leggermente allo 0,51% nel secondo trimestre.

A differenza del trend europeo, l’Italia ha mostrato risultati positivi, con un calo dello stock di NPE e un miglioramento dello Stage 2 ratio, che è sceso dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, allineandosi per la prima volta alla media dell’UE. Questo miglioramento riflette le efficaci strategie di derisking intraprese dalle banche italiane e il supporto delle politiche pubbliche a favore delle imprese.

Entro la fine del 2024, lo stock totale di NPE in Italia è previsto in ulteriore diminuzione a 290 miliardi di euro, con una stima di ulteriori riduzioni fino al 2026, quando dovrebbe raggiungere i 277 miliardi di euro. Dal 2015, il sistema bancario italiano ha ridotto lo stock di NPE di circa 71 miliardi di euro, grazie anche alla collaborazione tra banche e operatori specializzati nel settore del credito deteriorato.

Nonostante il calo dei volumi di NPE transati (stimati a 24 miliardi di euro per il 2024), il mercato rimane vivace. Per il biennio 2025-2026, si prevede che saranno transati circa 18 miliardi di euro di NPL all’anno, e circa 5 miliardi di UtP, permettendo alle banche di mantenere l’NPE ratio intorno alla soglia del 3%.

Il miglioramento dello stato di salute del sistema bancario italiano, rispetto ad altri Paesi europei, è evidente anche nelle performance di recupero dei crediti, con un allungamento medio della recovery curve di circa 8 mesi rispetto alle previsioni originarie.

L’edizione 2024 del NPL Meeting, intitolata “Step Forward”, ha evidenziato il ruolo chiave dell’industria del credito deteriorato nel miglioramento dell’efficienza del sistema bancario italiano. Durante l’evento, Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, ha sottolineato l’importanza di un approccio sostenibile e sociale nel recupero del credito, che favorisca la reinclusione finanziaria dei debitori.

Secondo Frederik Geertman, Amministratore Delegato di Banca Ifis, il successo dell’Italia nel ridurre gli NPE è un esempio di come l’industria possa adattarsi ai cambiamenti economici e normativi. Anche con la diminuzione dei nuovi flussi di NPE, l’ottimizzazione dei portafogli esistenti e un mercato secondario vivace permettono di mantenere il sistema bancario stabile e competitivo.