Dagli inizi della mia carriera professionale, in un modo o nell’altro, le cartolarizzazioni mi hanno accompagnata in tutto il percorso lavorativo. L’arrivo oggi in Centotrenta Servicing mi sembra la perfetta evoluzione utile a incrementare le competenze già acquisite, beneficiando di una realtà fatta di professionisti e persone di elevato standing.
Quando ancora esercitavo la professione forense, iscritta al Foro di Milano, ho fra l’altro curato, su piano giudiziale e stragiudiziale, le azioni di gestione e recupero su crediti oggetto di cartolarizzazione, anche in contesti fallimentari e concorsuali (oggi diremmo secondo gli strumenti della crisi d’impresa e dell’insolvenza) e ho prestato consulenza nelle fasi di due diligence sui crediti finanziari possibili target delle relative operazioni. Dopo l’esperienza nell’ufficio legale di una importante banca d’affari specializzata nel segmento imprese, ho collaborato come consulente e manager presso un operatore non bancario con focus nelle attività di agency contrattuale e, in tale contesto, ho rappresentato banche, intermediari e/o investitori istituzionali in numerosi contesti di risanamento aziendale e operazioni straordinarie, collaborando con società debitrici che, in svariati casi e con mia immensa gioia, sono riuscite a raggiungere il riequilibrio finanziario superando lo stato di crisi.
Nell’arco della mia carriera ho avuto modo di osservare da un punto di vista privilegiato l’evolversi del mercato dei crediti anche e soprattutto in ragione delle evoluzioni normative, regolamentari e giurisprudenziali che hanno interessato il sistema, influenzando il mondo bancario e impattando su piano operativo.
L’effetto di cui abbiamo avuto evidenza è che, se da un lato si è posta una sempre maggior attenzione nell’anticipare le situazioni di squilibrio finanziario – al momento pienamente espresso negli strumenti e nelle previsioni del Codice delle Crisi e dell’Insolvenza – dall’altro lato, su piano pratico, la definizione di manovre finanziarie non si è dimostrata così agevole.
Salvo casi particolari, tendenzialmente legati a manovre liquidatorie e/o su società di dimensioni rilevanti e/o di particolare interesse dimensionale o strategico, la definizione di percorsi di risanamento in ottica “going concern”, negli ultimi anni ha sofferto sotto vari profili. A mio modo di vedere, per quanto l’elencazione potrebbe risultare generalista, alcuni dei principali intoppi alla definizione di piani per il riequilibrio finanziario e, ancor prima, al rallentamento nella definizione delle stesse linee guida delle manovre, sono stati/sono riconducibili fra l’altro (i) alla diversificazione dei creditori finanziari nell’ambito dei tavoli negoziali, oggi ispirati a logiche e disponibilità differenti, il tutto fra l’altro con una forte contrazione su piano pratico del principio della par condicio creditorum; (ii) alle difficoltà date da casi in cui i creditori finanziari, anche quando di esposizioni “ridotte” rispetto alla massa, siano indisponibili rispetto ai tavoli negoziali; (iii) alla difficoltà delle banche a concedere nuova finanza e, correlativamente, alla difficoltà da parte delle società in situazione di tensione ad accedervi, ciò sia in termini di cassa, sia – ancor più rilevante in manovre ispirate alla continuità aziendale – in termini di affidamenti, ovviamente al di fuori del factoring che, con le proprie peculiarità, ha supportato molte operazioni; e (iv) quale forse effetto anche dei punti precedenti, al dilatarsi dei tempi nella definizione di un percorso che, talvolta, ha inizio quando le sue assumption risultano già vecchie e/o superate e, comunque, più o meno fortemente pregiudicate.
Cambiato il mio punto di osservazione all’indomani dell’ingresso in Centotrenta Servicing, grazie anche ai Colleghi e alla loro preparazione tecnica, non ho potuto non notare come sia un peccato che le cartolarizzazioni trovino un impiego a ranghi ridotti nel mondo della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
Quando si parla di cartolarizzazione di crediti finanziari storicamente si è teso ricondurre il tutto alla cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. In particolare, gli interventi si sono orientati nel tempo a disinnescare il problema degli NPL dai bilanci bancari e sino a ieri, dunque, le cessioni realizzate dagli operatori bancari hanno trovato motivazione principalmente nella necessità di riduzione dei propri NPE Ratio, riuscendo a raggiungere livelli percentuali al di sotto dei target EBA.
Ma può e deve esserci di più, specie tenendo conto che, se da un lato, le iniziative di de-risking dell’attivo avviate dal ceto bancario e la stessa regolamentazione del calendar provisioning con l’introduzione da parte della Commissione Europea dei livelli minimi di accantonamento sempre più importanti (cd. minimum loss coverage), stanno accrescendo il numero di cessioni di crediti finanziari con classificazione unlikely to pay e performing, dall’altro lato si ha che fare con una asset class diversa, crediti vivi che, come detto a gran voce da più operatori, richiedono modalità di intervento e supporto differente e strutturato.
In quest’ottica, il mondo delle cartolarizzazioni si dimostra dal potenziale sconfinato, sia a livello di soluzioni individuabili (anche e, visto il momento storico, soprattutto in ottica di continuità aziendale), sia in ragione delle maggiori aperture da parte degli Investitori, istituzionali e non, disposti a intervenire attraverso lo strumento e salvaguardare in modo nuovo ed efficiente le ragioni del creditore, conciliando con le concrete possibilità e potenzialità del debitore, il tutto in un’ottica di coincidenza far favor creditoris e favor debitoris, ma anche di utilità diffusa a livello di sistema economico italiano, fortemente caratterizzato da piccole e medie imprese che hanno particolarmente “sofferto” negli ultimi. Del resto, fra pandemia, aumento dei costi nelle materie prime, guerra e incremento nei prezzi dell’energia, inflazione e aumento dei tassi di interesse, rallentamento della Cina e effetti finanziari innescati dalla crisi del real estate, non stupiscono le analisi degli operatori del settore che già per il triennio 2022-2024 hanno stimato incrementi significativi di nuovo deteriorato.
Gli strumenti che la Legge 130/99 e s.m.i. mette a disposizione per consentire agli Investitori di intervenire tramite i nostri veicoli sono molti. Partendo dall’assunto che possono essere oggetto di cartolarizzazione diverse asset class (crediti esistenti o futuri, ma anche beni mobili e immobili registrati), ciascuno di essi consente di liberare valore e flussi finanziari anche a beneficio dei debitori.
Tralasciando dunque per un momento il semplice e noto acquisto dei crediti – comunque anch’esso utile in quanto permette di interloquire con un soggetto non condizionato da dinamiche rigide – l’operatività delle SPV viene ampliata sino a quasi snaturarne la funzione primordialmente assegnatagli in favore di un ben più ampio uso nei percorsi volti al rientro in bonis del debitore ceduto o comunque di supporto nei percorsi di risanamento. L’erogazione di nuova finanza per cassa, quella su base revolving, l’opportunità di sottoscrivere bond, la possibilità di acquisire/sottoscrivere azioni, quote e altri titoli e strumenti partecipativi originati della conversione di parte dei crediti, sono solo alcuni degli strumenti che, al ricorrere delle condizioni, potrebbero essere strutturati e posti a beneficio dei tavoli di crisi e ciò non solo per il mondo imprese, ma anche a beneficio del mondo retail e, a tal proposito, non posso che rinviare alle cartolarizzazioni a valenza sociale. Sul punto specifico è noto come sia forte la connessione fra lo stato di difficoltà di una famiglia rispetto al realizzarsi di eventi non previsti, in ragione in particolare dell’insorgenza di costi non previsti e non differibili rispetto al bilancio familiare.
Oggi, dopo la congiuntura di diversi e consecutivi eventi (ex multis, pandemia, aumento dei prezzi nelle materie prime; incremento nei prezzi dell’energia; inflazione alta e aumento dei tassi di interesse), ai soggetti che si trovino in situazione di tensione e di esclusione finanziaria, lo strumento della cartolarizzazione sociale offre una opportunità importante e alternativa rispetto al vedere le proprie case battute in asta. Centotrenta è Master Servicer del primo progetto avviato in tal senso e sarò felice di parlarne e approfondire insieme ad altri importanti professionisti in occasione del prossimo Credit Village di aprile.
Questi e molti altri sono gli strumenti che consentono interventi concreti che, anche sfruttando benefici fiscali e / o lo snellimento di costi, si pongono a supporto del tessuto economico e dell’economia generale, con un andamento che ha quindi snaturato l’idea delle SPV pari a delle “scatole” ove imputare i patrimoni oggetto di segregazione, viste le possibilità di intervento per la gestione e valorizzazione degli asset presenti in portafoglio.
È un punto su cui crediamo molto e in questo senso troviamo riscontro e ritorno da parte degli Investitori, nonché nella sempre maggior attenzione dei consulenti, legali e finanziari chiamati a strutturare operazioni di restructuring, special situation e turnaround.
Sarà per qualcuno un pensiero romantico e fuori luogo ma, contrariamente a chi pensa che etica e finanza non possano coincidere, rispondo con le parole che, al mio ingresso, ha usato Raffaele Faragò, Amministratore Delegato della nostra società: “[..] Paola, insieme al suo Team, porta avanti e incrementa l’obiettivo di 130 di fornire risposte celeri e soluzioni efficienti in un contesto di mercato in cui gli investitori ed il ritorno sui loro investimenti possono essere orientati anche al supporto delle aziende vive, sia pur in difficoltà, con sforzi ed investimenti da indirizzare innanzitutto e funzionalmente alla costruzione del maggior valore”, che, riprendendo l’Olivetti pensiero non può che esplicarsi nel “Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”.
Dagli inizi della mia carriera professionale, in un modo o nell’altro, le cartolarizzazioni mi hanno accompagnata in tutto il percorso lavorativo. L’arrivo oggi in Centotrenta Servicing mi sembra la perfetta evoluzione utile a incrementare le competenze già acquisite, beneficiando di una realtà fatta di professionisti e persone di elevato standing.
Quando ancora esercitavo la professione forense, iscritta al Foro di Milano, ho fra l’altro curato, su piano giudiziale e stragiudiziale, le azioni di gestione e recupero su crediti oggetto di cartolarizzazione, anche in contesti fallimentari e concorsuali (oggi diremmo secondo gli strumenti della crisi d’impresa e dell’insolvenza) e ho prestato consulenza nelle fasi di due diligence sui crediti finanziari possibili target delle relative operazioni. Dopo l’esperienza nell’ufficio legale di una importante banca d’affari specializzata nel segmento imprese, ho collaborato come consulente e manager presso un operatore non bancario con focus nelle attività di agency contrattuale e, in tale contesto, ho rappresentato banche, intermediari e/o investitori istituzionali in numerosi contesti di risanamento aziendale e operazioni straordinarie, collaborando con società debitrici che, in svariati casi e con mia immensa gioia, sono riuscite a raggiungere il riequilibrio finanziario superando lo stato di crisi.
Nell’arco della mia carriera ho avuto modo di osservare da un punto di vista privilegiato l’evolversi del mercato dei crediti anche e soprattutto in ragione delle evoluzioni normative, regolamentari e giurisprudenziali che hanno interessato il sistema, influenzando il mondo bancario e impattando su piano operativo.
L’effetto di cui abbiamo avuto evidenza è che, se da un lato si è posta una sempre maggior attenzione nell’anticipare le situazioni di squilibrio finanziario – al momento pienamente espresso negli strumenti e nelle previsioni del Codice delle Crisi e dell’Insolvenza – dall’altro lato, su piano pratico, la definizione di manovre finanziarie non si è dimostrata così agevole.
Salvo casi particolari, tendenzialmente legati a manovre liquidatorie e/o su società di dimensioni rilevanti e/o di particolare interesse dimensionale o strategico, la definizione di percorsi di risanamento in ottica “going concern”, negli ultimi anni ha sofferto sotto vari profili. A mio modo di vedere, per quanto l’elencazione potrebbe risultare generalista, alcuni dei principali intoppi alla definizione di piani per il riequilibrio finanziario e, ancor prima, al rallentamento nella definizione delle stesse linee guida delle manovre, sono stati/sono riconducibili fra l’altro (i) alla diversificazione dei creditori finanziari nell’ambito dei tavoli negoziali, oggi ispirati a logiche e disponibilità differenti, il tutto fra l’altro con una forte contrazione su piano pratico del principio della par condicio creditorum; (ii) alle difficoltà date da casi in cui i creditori finanziari, anche quando di esposizioni “ridotte” rispetto alla massa, siano indisponibili rispetto ai tavoli negoziali; (iii) alla difficoltà delle banche a concedere nuova finanza e, correlativamente, alla difficoltà da parte delle società in situazione di tensione ad accedervi, ciò sia in termini di cassa, sia – ancor più rilevante in manovre ispirate alla continuità aziendale – in termini di affidamenti, ovviamente al di fuori del factoring che, con le proprie peculiarità, ha supportato molte operazioni; e (iv) quale forse effetto anche dei punti precedenti, al dilatarsi dei tempi nella definizione di un percorso che, talvolta, ha inizio quando le sue assumption risultano già vecchie e/o superate e, comunque, più o meno fortemente pregiudicate.
Cambiato il mio punto di osservazione all’indomani dell’ingresso in Centotrenta Servicing, grazie anche ai Colleghi e alla loro preparazione tecnica, non ho potuto non notare come sia un peccato che le cartolarizzazioni trovino un impiego a ranghi ridotti nel mondo della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
Quando si parla di cartolarizzazione di crediti finanziari storicamente si è teso ricondurre il tutto alla cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. In particolare, gli interventi si sono orientati nel tempo a disinnescare il problema degli NPL dai bilanci bancari e sino a ieri, dunque, le cessioni realizzate dagli operatori bancari hanno trovato motivazione principalmente nella necessità di riduzione dei propri NPE Ratio, riuscendo a raggiungere livelli percentuali al di sotto dei target EBA.
Ma può e deve esserci di più, specie tenendo conto che, se da un lato, le iniziative di de-risking dell’attivo avviate dal ceto bancario e la stessa regolamentazione del calendar provisioning con l’introduzione da parte della Commissione Europea dei livelli minimi di accantonamento sempre più importanti (cd. minimum loss coverage), stanno accrescendo il numero di cessioni di crediti finanziari con classificazione unlikely to pay e performing, dall’altro lato si ha che fare con una asset class diversa, crediti vivi che, come detto a gran voce da più operatori, richiedono modalità di intervento e supporto differente e strutturato.
In quest’ottica, il mondo delle cartolarizzazioni si dimostra dal potenziale sconfinato, sia a livello di soluzioni individuabili (anche e, visto il momento storico, soprattutto in ottica di continuità aziendale), sia in ragione delle maggiori aperture da parte degli Investitori, istituzionali e non, disposti a intervenire attraverso lo strumento e salvaguardare in modo nuovo ed efficiente le ragioni del creditore, conciliando con le concrete possibilità e potenzialità del debitore, il tutto in un’ottica di coincidenza far favor creditoris e favor debitoris, ma anche di utilità diffusa a livello di sistema economico italiano, fortemente caratterizzato da piccole e medie imprese che hanno particolarmente “sofferto” negli ultimi. Del resto, fra pandemia, aumento dei costi nelle materie prime, guerra e incremento nei prezzi dell’energia, inflazione e aumento dei tassi di interesse, rallentamento della Cina e effetti finanziari innescati dalla crisi del real estate, non stupiscono le analisi degli operatori del settore che già per il triennio 2022-2024 hanno stimato incrementi significativi di nuovo deteriorato.
Gli strumenti che la Legge 130/99 e s.m.i. mette a disposizione per consentire agli Investitori di intervenire tramite i nostri veicoli sono molti. Partendo dall’assunto che possono essere oggetto di cartolarizzazione diverse asset class (crediti esistenti o futuri, ma anche beni mobili e immobili registrati), ciascuno di essi consente di liberare valore e flussi finanziari anche a beneficio dei debitori.
Tralasciando dunque per un momento il semplice e noto acquisto dei crediti – comunque anch’esso utile in quanto permette di interloquire con un soggetto non condizionato da dinamiche rigide – l’operatività delle SPV viene ampliata sino a quasi snaturarne la funzione primordialmente assegnatagli in favore di un ben più ampio uso nei percorsi volti al rientro in bonis del debitore ceduto o comunque di supporto nei percorsi di risanamento. L’erogazione di nuova finanza per cassa, quella su base revolving, l’opportunità di sottoscrivere bond, la possibilità di acquisire/sottoscrivere azioni, quote e altri titoli e strumenti partecipativi originati della conversione di parte dei crediti, sono solo alcuni degli strumenti che, al ricorrere delle condizioni, potrebbero essere strutturati e posti a beneficio dei tavoli di crisi e ciò non solo per il mondo imprese, ma anche a beneficio del mondo retail e, a tal proposito, non posso che rinviare alle cartolarizzazioni a valenza sociale. Sul punto specifico è noto come sia forte la connessione fra lo stato di difficoltà di una famiglia rispetto al realizzarsi di eventi non previsti, in ragione in particolare dell’insorgenza di costi non previsti e non differibili rispetto al bilancio familiare.
Oggi, dopo la congiuntura di diversi e consecutivi eventi (ex multis, pandemia, aumento dei prezzi nelle materie prime; incremento nei prezzi dell’energia; inflazione alta e aumento dei tassi di interesse), ai soggetti che si trovino in situazione di tensione e di esclusione finanziaria, lo strumento della cartolarizzazione sociale offre una opportunità importante e alternativa rispetto al vedere le proprie case battute in asta. Centotrenta è Master Servicer del primo progetto avviato in tal senso e sarò felice di parlarne e approfondire insieme ad altri importanti professionisti in occasione del prossimo Credit Village di aprile.
Questi e molti altri sono gli strumenti che consentono interventi concreti che, anche sfruttando benefici fiscali e / o lo snellimento di costi, si pongono a supporto del tessuto economico e dell’economia generale, con un andamento che ha quindi snaturato l’idea delle SPV pari a delle “scatole” ove imputare i patrimoni oggetto di segregazione, viste le possibilità di intervento per la gestione e valorizzazione degli asset presenti in portafoglio.
È un punto su cui crediamo molto e in questo senso troviamo riscontro e ritorno da parte degli Investitori, nonché nella sempre maggior attenzione dei consulenti, legali e finanziari chiamati a strutturare operazioni di restructuring, special situation e turnaround.
Sarà per qualcuno un pensiero romantico e fuori luogo ma, contrariamente a chi pensa che etica e finanza non possano coincidere, rispondo con le parole che, al mio ingresso, ha usato Raffaele Faragò, Amministratore Delegato della nostra società: “[..] Paola, insieme al suo Team, porta avanti e incrementa l’obiettivo di 130 di fornire risposte celeri e soluzioni efficienti in un contesto di mercato in cui gli investitori ed il ritorno sui loro investimenti possono essere orientati anche al supporto delle aziende vive, sia pur in difficoltà, con sforzi ed investimenti da indirizzare innanzitutto e funzionalmente alla costruzione del maggior valore”, che, riprendendo l’Olivetti pensiero non può che esplicarsi nel “Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”.