Dopo circa un anno dalla piena entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza si è registrato un cambio di tendenza sull’andamento delle procedure concorsuali in Italia?
Durante le attività di analisi massiva di portafogli Npl i nostri sistemi vanno a raccogliere quotidianamente dati da diverse fonti come il Catasto, la Camera di Commercio e l’Agenzia delle Entrate, oltre ad aste e procedure giudiziarie.
Ogni quadrimestre cerchiamo quindi di utilizzare questa combinazione di dati per dare una prospettiva sullo stato economico e giuridico delle varie province del Paese. Quest’autunno avremmo voluto già dimostrare con i dati l’efficacia del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, sapendo però che è ancora troppo presto per valutarne l’impatto sui tempi della giustizia. Abbiamo allora messo temporaneamente da parte le analisi sulla velocità dei tribunali per concentrarci sui volumi di procedure prodotti riscontrando che la riforma ha sicuramente impattato le modalità della giustizia anche se, analizzando questi primi nove mesi del 2023, non si vedono grandi variazioni rispetto agli anni passati. In altre parole, nel 2023 il numero di liquidazioni giudiziali insorte è stato in linea, se non in alcuni casi maggiore, con il numero dei fallimenti del 2022. Andando a considerare complessivamente le liquidazioni giudiziali e i fallimenti del 2023 si denota un aumento del 9% rispetto all’anno passato, statistiche figlie probabilmente anche di un economia che rallenta nel nuovo scenario socio-economico.
Avendo a disposizione i dati relativi a tutte le procedure aperte nei tribunali italiani, abbiamo anche rilevato come non tutti i distretti abbiano messo in pratica il CCII con le stesse tempistiche. A causa probabilmente degli elevati volumi di fallimenti accumulati negli anni, abbiamo dovuto aspettare 5-6 mesi dall’entrata in vigore della riforma (datata 15 luglio 2022) prima di vedere la quasi totalità dei tribunali aprire procedure solo secondo quanto indicato dal CCII, e in alcuni casi abbiamo dovuto attendere persino la prima metà del 2023.
Resta comunque difficile valutare e apprezzare l’impatto del nuovo CCII, questo anche a causa dei vecchi fallimenti (ora pendenti) accumulati dai tribunali. Si tratta di 55.000 procedure ancora in attesa di una conclusione che, sebbene stiano diminuendo di anno in anno, non possono non incidere sulle performance dei nostri Palazzi di Giustizia.
In conclusione, essendo oramai alla fine dell’anno, mi permetto di aggiungere che, ancora una volta, ci troviamo a rilevare una digitalizzazione dei procedimenti civili non uniforme sul suolo nazionale. Un fatto che ci rende sempre più convinti della necessità di una gestione più efficiente del dato con l’obiettivo di snellire il mastodontico carico di lavoro e velocizzare così il sistema giudiziario.
Dopo circa un anno dalla piena entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza si è registrato un cambio di tendenza sull’andamento delle procedure concorsuali in Italia?
Durante le attività di analisi massiva di portafogli Npl i nostri sistemi vanno a raccogliere quotidianamente dati da diverse fonti come il Catasto, la Camera di Commercio e l’Agenzia delle Entrate, oltre ad aste e procedure giudiziarie.
Ogni quadrimestre cerchiamo quindi di utilizzare questa combinazione di dati per dare una prospettiva sullo stato economico e giuridico delle varie province del Paese. Quest’autunno avremmo voluto già dimostrare con i dati l’efficacia del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, sapendo però che è ancora troppo presto per valutarne l’impatto sui tempi della giustizia. Abbiamo allora messo temporaneamente da parte le analisi sulla velocità dei tribunali per concentrarci sui volumi di procedure prodotti riscontrando che la riforma ha sicuramente impattato le modalità della giustizia anche se, analizzando questi primi nove mesi del 2023, non si vedono grandi variazioni rispetto agli anni passati. In altre parole, nel 2023 il numero di liquidazioni giudiziali insorte è stato in linea, se non in alcuni casi maggiore, con il numero dei fallimenti del 2022. Andando a considerare complessivamente le liquidazioni giudiziali e i fallimenti del 2023 si denota un aumento del 9% rispetto all’anno passato, statistiche figlie probabilmente anche di un economia che rallenta nel nuovo scenario socio-economico.
Avendo a disposizione i dati relativi a tutte le procedure aperte nei tribunali italiani, abbiamo anche rilevato come non tutti i distretti abbiano messo in pratica il CCII con le stesse tempistiche. A causa probabilmente degli elevati volumi di fallimenti accumulati negli anni, abbiamo dovuto aspettare 5-6 mesi dall’entrata in vigore della riforma (datata 15 luglio 2022) prima di vedere la quasi totalità dei tribunali aprire procedure solo secondo quanto indicato dal CCII, e in alcuni casi abbiamo dovuto attendere persino la prima metà del 2023.
Resta comunque difficile valutare e apprezzare l’impatto del nuovo CCII, questo anche a causa dei vecchi fallimenti (ora pendenti) accumulati dai tribunali. Si tratta di 55.000 procedure ancora in attesa di una conclusione che, sebbene stiano diminuendo di anno in anno, non possono non incidere sulle performance dei nostri Palazzi di Giustizia.
In conclusione, essendo oramai alla fine dell’anno, mi permetto di aggiungere che, ancora una volta, ci troviamo a rilevare una digitalizzazione dei procedimenti civili non uniforme sul suolo nazionale. Un fatto che ci rende sempre più convinti della necessità di una gestione più efficiente del dato con l’obiettivo di snellire il mastodontico carico di lavoro e velocizzare così il sistema giudiziario.