Nel continuo mutamento degli scenari di rischio nel mondo finance, dovuti anche all’innovazione tecnologica e regolamentare, quali saranno le nuove sfide che il mercato del servicing dovrà affrontare nel prossimo futuro ?
A.R. La regolamentazione ha avuto un ruolo determinante: NPE ratio al 3% e calendar provisioning spingono e spingeranno le banche ad un deleverage veloce degli NPL. La conseguenza intuitiva è che le banche non saranno più un cliente target per la gestione degli NPL, che saranno altresì oggetto di cessione rapida ed alimenteranno un mercato primario e secondario vivace.
In un contesto di questo tipo le sfide principali per gli operatori rilevanti sono due:
- Sviluppo di modelli di servicing e supporto sul predefault: se è vero che gli NPL non sono più stanziali sui bilanci è anche vero che sui bilanci ci sono 300 mld di stage 2 (ovvero di performing ad alto rischio); questo enorme aggregato è composto da tante sfumature di grigio nell’ambito delle quali un fattore critico è la capacità di individuare le posizioni meritevoli di supporto rispetto a quelle con un outlook ad NPL già chiaro ed intervenire di conseguenza nei diversi ambiti con le strategie operative più opportune. Dati, algoritmi e tecnologie oltre a sensibilità sul contesto operativo banking e capacità di supporto operativo sono determinati in questo ambito e posizionano la nostra piattaforma come uno dei player più qualificati per queste attività nell’ambito delle quali abbiamo già messo a terra i primi progetti pilota.
- Gestione del processo di cessione: in ogni caso una componente dei crediti diventeranno NPL. Per questi aggregati la value proposition consiste nel supportare operativamente le banche nelle cessioni sempre più mirate di NPL, facendo leva su piattaforme tecnologiche e servizi di advisory e limitando al massimo il ricorso a cessioni massive di grandi portafogli non particolarmente efficienti. Sarà inoltre sempre più necessario configurarsi anche come potenziale compratore di crediti, anche tramite fondi ad apporto, non necessariamente per mantenere in casa tutto il rischio ma puntando a frazionarlo industrializzando il processo di cartolarizzazione e collocamento delle note e mettendone in casa una quota ragionevole per determinare un pieno allineamento di interessi tra servicer ed investitore.
Quali sono le maggiori aree di rischio che un servicer deve oggi presidiare proattivamente nella gestione completa delle sue attività?
A.R. Il rischio principale di un servicer , in particolare per un servicer puro (ovvero che non investe in prima persona) è il rischio operativo ovvero il rischio che errori di processo possano generare delle perdite inattese per la società stessa. Le sfaccettature sono molteplici ma in estrema sintesi si possono riassumere in tre macrocategorie:
- Inefficienze di processo in senso stretto, ovvero rischi che attività non gestite in modo accurato possano generare minori ricavi o maggiori costi inattesi per il servicer senza però generare impatto evidente sulle mandanti.
- Errori operativi che generano obbligo di risarcimento; il più tipico è il mancato rinnovo delle ipoteche, ma ce ne sono tanti altri meno visibili annidati in diversi ambiti di operatività del servicer (indennizzi post cessione, gestione garanzie pubbliche…).
- Frodi di varia natura
Il rischio operativo, intimamente legato ai processi operativi aziendali, in talune situazioni si presenta subdolo e non immediato da intercettare nella sua interezza. Per presidiarlo accuratamente è necessario da un lato investire in un framework accurato dei controlli sia di linea che di secondo livello preventivi ed ex post, ma la chiave di volta risiede in un tracking accurato delle fasi e degli step di funzionamento aziendali accuratamente tracciati su workflow strutturati e che abilitino di conseguenza monitoraggio ex ante ed analisi ex post dei fenomeni e degli impatti.
Nel continuo mutamento degli scenari di rischio nel mondo finance, dovuti anche all’innovazione tecnologica e regolamentare, quali saranno le nuove sfide che il mercato del servicing dovrà affrontare nel prossimo futuro ?
A.R. La regolamentazione ha avuto un ruolo determinante: NPE ratio al 3% e calendar provisioning spingono e spingeranno le banche ad un deleverage veloce degli NPL. La conseguenza intuitiva è che le banche non saranno più un cliente target per la gestione degli NPL, che saranno altresì oggetto di cessione rapida ed alimenteranno un mercato primario e secondario vivace.
In un contesto di questo tipo le sfide principali per gli operatori rilevanti sono due:
Quali sono le maggiori aree di rischio che un servicer deve oggi presidiare proattivamente nella gestione completa delle sue attività?
A.R. Il rischio principale di un servicer , in particolare per un servicer puro (ovvero che non investe in prima persona) è il rischio operativo ovvero il rischio che errori di processo possano generare delle perdite inattese per la società stessa. Le sfaccettature sono molteplici ma in estrema sintesi si possono riassumere in tre macrocategorie:
Il rischio operativo, intimamente legato ai processi operativi aziendali, in talune situazioni si presenta subdolo e non immediato da intercettare nella sua interezza. Per presidiarlo accuratamente è necessario da un lato investire in un framework accurato dei controlli sia di linea che di secondo livello preventivi ed ex post, ma la chiave di volta risiede in un tracking accurato delle fasi e degli step di funzionamento aziendali accuratamente tracciati su workflow strutturati e che abilitino di conseguenza monitoraggio ex ante ed analisi ex post dei fenomeni e degli impatti.