I criteri Environmental, Social e Governance hanno un impatto sempre più cogente sulle aziende e sul ruolo dei player finanziari che le supportano nel percorso di sostenibilità. D’altra parte molti interventi a livello europeo hanno mirato ad accelerare la transizione ESG del sistema economico e finanziario. Dalla Direttiva 2014/95/EU (Non Financial Reporting Directive), che ha introdotto il requisito per alcune società di includere nella relazione sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario, al Green Deal del 2019, che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, passando per le linee guida dell’EBA, dalla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFRD) fino all’introduzione del Regolamento Europeo 2020/852 inerente la Tassonomia Europea. Quest’ultimo introduce un sistema di classificazione che stabilisce la sostenibilità delle attività economiche, con l’obiettivo di superare l’assenza di definizioni condivise e favorire così la trasparenza e la comparabilità per indirizzare gli investimenti verso progetti realmente sostenibili. Nello specifico, la Tassonomia UE consente di esaminare ogni linea operativa e stabilimento produttivo attraverso indicatori di performance quali:
- il fatturato (Turnover) proveniente dalle attività produttive già allineate alla tassonomia;
- gli investimenti in conto capitale (Capex);
- le spese operative (Opex).
In questo contesto, gli obblighi di disclosure e trasparenza delle imprese cresceranno e coinvolgeranno nuovi soggetti nei prossimi anni. Ad oggi sono circa 11.000 le aziende e organizzazioni – pari a circa il 47% dei ricavi di tutte le società dichiaranti – che attualmente rientrano nel perimetro di obblighi della NFRD Non Financial Reporting Directive, e conseguentemente in un modello di rendicontazione allineato alla tassonomia europea che prevede l’inclusione di una dichiarazione non finanziaria nell’ambito dei loro obblighi annuali di rendicontazione pubblica. A partire dal 1° gennaio 2024 tale perimetro crescerà in modo significativo, attestandosi a circa 60.000 aziende (equivalenti a circa il 75% del fatturato di tutte le società europee che redigono bilanci). Dal 1° gennaio 2026 questo perimetro andrà a coinvolgere anche le PMI e le micro-imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano.
In questo scenario i player finanziari svolgono un doppio ruolo. Da una parte devono rendicontare annualmente secondo la Direttiva 2014/95/EU – Non Financial Reporting Directive e, al contempo, utilizzare l’informazione e i dati dalle relazioni delle loro imprese clienti. Diventa quindi un’esigenza impellente raccogliere in modo accurato e dettagliato informazioni ESG, comprese quelle tassonomiche e dei successivi framework (come il Commission Delegate Regulation EU 2022/1214 – Annex II), riguardante la rendicontazione delle fonti nucleari e dei gas fossili. L’introduzione di questi fattori nei processi bancari di valutazione delle aziende risulta ancora un tema complesso ed estremamente eterogeneo, sia nel reperimento dei dati che nella metodologia di elaborazione. Ed è proprio il recupero e l’accesso alle informazioni, insieme con la verifica dei dati prodotti dall’azienda per trasformarli in una valutazione quantitativa affidabile, a rappresentare una delle grandi sfide per gli istituti di credito.
Per abilitare il percorso di sostenibilità, i player finanziari necessitano di informazioni, intelligence, piattaforme e competenze tecniche. In particolare, CRIF mette a disposizione una suite di servizi di Business Process Outsourcing a valore aggiunto, che combinano know-how specialistico, dati esclusivi e soluzioni AI. Tra questi il servizio di ESG Data Management, svolto da un team di professionisti con conoscenza approfondita delle normative vigenti e di processo, che supporta i player finanziari nel recupero e analisi dei dati ESG presenti nei Bilanci di Sostenibilità dei loro clienti. Questi dati comprendono informazioni tassonomiche come le emissioni di gas serra (GHG) e gli atti correlati al cambiamento climatico.
I dati raccolti sono fondamentali per la costruzione di indicatori, come il Green Asset Ratio (GAR) per i finanziamenti erogati a grandi aziende soggette alla Dichiarazione Non Finanziaria, e il Banking Book Taxonomy Alignment (BBTAR) per i finanziamenti erogati alle altre aziende. Questi indicatori misurano l’allineamento alla Tassonomia nel portafoglio di investimenti, consentendo ai player finanziari di analizzare l’impatto ambientale delle imprese investite e di indirizzare in modo consapevole verso investimenti sostenibili, come le energie rinnovabili. Inoltre, i dati sull’allineamento consentono ai player finanziari di migliorare il dialogo con le società investite.
Il servizio CRIF copre la ricerca, l’analisi e l’estrazione dei dati ESG – anche tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale addestrati – recuperando oltre 100 informazioni e dati per calcolare il GAR, il BBTAR e le emissioni di gas serra (GHG). ESG Data Management è personalizzabile in base alle esigenze specifiche dei player finanziari, consentendo loro di ottemperare ai requisiti normativi sia per controparti italiane, europee ed extra-europee.
In uno scenario in continua trasformazione che risente fortemente delle evoluzioni normative, la scelta di una strategia di outsourcing e di un partner affidabile con oltre 15 anni di esperienza come CRIF garantisce agli istituti non solo di rispettare questo importante percorso di allineamento e compliance alle tematiche sostenibili ma di adottare un approccio dinamico e flessibile. I risultati sono un risparmio di costi fino al 30%, l’incremento della qualità informativa fino al favorire il consolidamento di una relazione win-win con la clientela imprese nel percorso della sostenibilità.
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE
I criteri Environmental, Social e Governance hanno un impatto sempre più cogente sulle aziende e sul ruolo dei player finanziari che le supportano nel percorso di sostenibilità. D’altra parte molti interventi a livello europeo hanno mirato ad accelerare la transizione ESG del sistema economico e finanziario. Dalla Direttiva 2014/95/EU (Non Financial Reporting Directive), che ha introdotto il requisito per alcune società di includere nella relazione sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario, al Green Deal del 2019, che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, passando per le linee guida dell’EBA, dalla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFRD) fino all’introduzione del Regolamento Europeo 2020/852 inerente la Tassonomia Europea. Quest’ultimo introduce un sistema di classificazione che stabilisce la sostenibilità delle attività economiche, con l’obiettivo di superare l’assenza di definizioni condivise e favorire così la trasparenza e la comparabilità per indirizzare gli investimenti verso progetti realmente sostenibili. Nello specifico, la Tassonomia UE consente di esaminare ogni linea operativa e stabilimento produttivo attraverso indicatori di performance quali:
In questo contesto, gli obblighi di disclosure e trasparenza delle imprese cresceranno e coinvolgeranno nuovi soggetti nei prossimi anni. Ad oggi sono circa 11.000 le aziende e organizzazioni – pari a circa il 47% dei ricavi di tutte le società dichiaranti – che attualmente rientrano nel perimetro di obblighi della NFRD Non Financial Reporting Directive, e conseguentemente in un modello di rendicontazione allineato alla tassonomia europea che prevede l’inclusione di una dichiarazione non finanziaria nell’ambito dei loro obblighi annuali di rendicontazione pubblica. A partire dal 1° gennaio 2024 tale perimetro crescerà in modo significativo, attestandosi a circa 60.000 aziende (equivalenti a circa il 75% del fatturato di tutte le società europee che redigono bilanci). Dal 1° gennaio 2026 questo perimetro andrà a coinvolgere anche le PMI e le micro-imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano.
In questo scenario i player finanziari svolgono un doppio ruolo. Da una parte devono rendicontare annualmente secondo la Direttiva 2014/95/EU – Non Financial Reporting Directive e, al contempo, utilizzare l’informazione e i dati dalle relazioni delle loro imprese clienti. Diventa quindi un’esigenza impellente raccogliere in modo accurato e dettagliato informazioni ESG, comprese quelle tassonomiche e dei successivi framework (come il Commission Delegate Regulation EU 2022/1214 – Annex II), riguardante la rendicontazione delle fonti nucleari e dei gas fossili. L’introduzione di questi fattori nei processi bancari di valutazione delle aziende risulta ancora un tema complesso ed estremamente eterogeneo, sia nel reperimento dei dati che nella metodologia di elaborazione. Ed è proprio il recupero e l’accesso alle informazioni, insieme con la verifica dei dati prodotti dall’azienda per trasformarli in una valutazione quantitativa affidabile, a rappresentare una delle grandi sfide per gli istituti di credito.
Per abilitare il percorso di sostenibilità, i player finanziari necessitano di informazioni, intelligence, piattaforme e competenze tecniche. In particolare, CRIF mette a disposizione una suite di servizi di Business Process Outsourcing a valore aggiunto, che combinano know-how specialistico, dati esclusivi e soluzioni AI. Tra questi il servizio di ESG Data Management, svolto da un team di professionisti con conoscenza approfondita delle normative vigenti e di processo, che supporta i player finanziari nel recupero e analisi dei dati ESG presenti nei Bilanci di Sostenibilità dei loro clienti. Questi dati comprendono informazioni tassonomiche come le emissioni di gas serra (GHG) e gli atti correlati al cambiamento climatico.
I dati raccolti sono fondamentali per la costruzione di indicatori, come il Green Asset Ratio (GAR) per i finanziamenti erogati a grandi aziende soggette alla Dichiarazione Non Finanziaria, e il Banking Book Taxonomy Alignment (BBTAR) per i finanziamenti erogati alle altre aziende. Questi indicatori misurano l’allineamento alla Tassonomia nel portafoglio di investimenti, consentendo ai player finanziari di analizzare l’impatto ambientale delle imprese investite e di indirizzare in modo consapevole verso investimenti sostenibili, come le energie rinnovabili. Inoltre, i dati sull’allineamento consentono ai player finanziari di migliorare il dialogo con le società investite.
Il servizio CRIF copre la ricerca, l’analisi e l’estrazione dei dati ESG – anche tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale addestrati – recuperando oltre 100 informazioni e dati per calcolare il GAR, il BBTAR e le emissioni di gas serra (GHG). ESG Data Management è personalizzabile in base alle esigenze specifiche dei player finanziari, consentendo loro di ottemperare ai requisiti normativi sia per controparti italiane, europee ed extra-europee.
In uno scenario in continua trasformazione che risente fortemente delle evoluzioni normative, la scelta di una strategia di outsourcing e di un partner affidabile con oltre 15 anni di esperienza come CRIF garantisce agli istituti non solo di rispettare questo importante percorso di allineamento e compliance alle tematiche sostenibili ma di adottare un approccio dinamico e flessibile. I risultati sono un risparmio di costi fino al 30%, l’incremento della qualità informativa fino al favorire il consolidamento di una relazione win-win con la clientela imprese nel percorso della sostenibilità.
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE