ABI e Cerved hanno pubblicato il loro Outlook , che fornisce stime sui flussi di crediti deteriorati delle imprese nel 2023 con dettagli dimensionali, per settore, per area geografica e un orizzonte temporale che comprende previsioni fino al 2025.
Nell’attuale fase economica, le imprese sono alle prese con gli effetti negativi dei successivi shock che hanno colpito il nostro tessuto produttivo. L’alta inflazione e il forte aumento dei tassi di interesse, in particolare, stanno provocando un progressivo deterioramento dei fondamentali finanziari delle imprese, con conseguente esacerbazione dei rischi.
Questa dinamica si riflette nei tassi di deterioramento delle società non finanziarie, come riportato dalla Banca d’Italia. Dopo un leggero aumento alla fine del 2022 (2,2% rispetto al 2,0% del quarto trimestre del 2021), questi tassi hanno continuato a salire nel primo trimestre del 2023, raggiungendo il 2,3% (dal 2,0% del primo trimestre del 2022). Questa tendenza contrasta con un lieve calo per le famiglie.
Il contesto economico sfavorevole, caratterizzato da persistenti incertezze su inflazione, tassi di interesse, rallentamento della crescita economica e sviluppi geopolitici, dovrebbe portare a un significativo aumento del deterioramento del credito alle imprese nei prossimi due anni. Secondo le stime di Abi e Cerved, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito delle imprese raggiungerà il 3,1% (dal 2,2% del 2022), superando i livelli pre-Covid (2,9% nel 2019). Nel 2024 è previsto un ulteriore aumento, che spingerà l’indice al punto più alto dal 2016, al 3,8%. Nel 2025, tuttavia, si prevede un’inversione di tendenza, con una riduzione delle nuove sofferenze (NPL), che riporterà il tasso di deterioramento al 3,1%, comunque superiore ai valori del 2019, anche se lontano dal picco registrato nel 2012 (7,5%).
Nel 2023, gli aumenti più significativi sono stimati per le microimprese (dal 2,4% al 3,3%) e le grandi imprese (dall’1% all’1,9%). Anche le imprese manifatturiere (dall’1,7% al 2,8%), in particolare quelle di medie dimensioni (dallo 0,9% al 2,4%), e le imprese del Mezzogiorno (dal 2,8% al 4,0%) sono attese in forte peggioramento, con le microimprese che registrano il peggioramento più significativo (dal 2,9% al 4,2%). Alla fine del periodo di previsione, nel 2025, il tasso di deterioramento del credito dovrebbe tornare a valori simili o inferiori a quelli del 2023 in tutte le categorie dimensionali delle imprese.
A livello settoriale, la situazione è più diversificata, con i settori delle costruzioni e dell’agricoltura che dovrebbero peggiorare rispetto al 2023 (rispettivamente dal 2,9% al 3,3% e dal 2,8% al 3,2%). I tassi di deterioramento del credito saranno superiori ai livelli pre-Covidio in tutte le categorie dimensionali, mentre il settore delle costruzioni sarà l’unico a mostrare livelli inferiori rispetto al 2019 (3,3% contro 4,0%). A livello regionale, il Sud Italia è l’unica area con un tasso di deterioramento ridotto rispetto al 2019 (3,9% rispetto al 4,2% del 2019).
Questi, in sintesi, i principali risultati dell’Outlook Abi-Cerved, che fornisce stime sui flussi di crediti deteriorati delle imprese nel 2023, con disaggregazioni dettagliate per dimensione, settore e area geografica, e previsioni fino al 2025. La strada che attende le imprese italiane appare impegnativa, segnata da un crescente deterioramento del credito e da incertezze economiche. Strategie e misure efficaci saranno fondamentali per navigare con successo in queste acque agitate.
ABI e Cerved hanno pubblicato il loro Outlook , che fornisce stime sui flussi di crediti deteriorati delle imprese nel 2023 con dettagli dimensionali, per settore, per area geografica e un orizzonte temporale che comprende previsioni fino al 2025.
Nell’attuale fase economica, le imprese sono alle prese con gli effetti negativi dei successivi shock che hanno colpito il nostro tessuto produttivo. L’alta inflazione e il forte aumento dei tassi di interesse, in particolare, stanno provocando un progressivo deterioramento dei fondamentali finanziari delle imprese, con conseguente esacerbazione dei rischi.
Questa dinamica si riflette nei tassi di deterioramento delle società non finanziarie, come riportato dalla Banca d’Italia. Dopo un leggero aumento alla fine del 2022 (2,2% rispetto al 2,0% del quarto trimestre del 2021), questi tassi hanno continuato a salire nel primo trimestre del 2023, raggiungendo il 2,3% (dal 2,0% del primo trimestre del 2022). Questa tendenza contrasta con un lieve calo per le famiglie.
Il contesto economico sfavorevole, caratterizzato da persistenti incertezze su inflazione, tassi di interesse, rallentamento della crescita economica e sviluppi geopolitici, dovrebbe portare a un significativo aumento del deterioramento del credito alle imprese nei prossimi due anni. Secondo le stime di Abi e Cerved, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito delle imprese raggiungerà il 3,1% (dal 2,2% del 2022), superando i livelli pre-Covid (2,9% nel 2019). Nel 2024 è previsto un ulteriore aumento, che spingerà l’indice al punto più alto dal 2016, al 3,8%. Nel 2025, tuttavia, si prevede un’inversione di tendenza, con una riduzione delle nuove sofferenze (NPL), che riporterà il tasso di deterioramento al 3,1%, comunque superiore ai valori del 2019, anche se lontano dal picco registrato nel 2012 (7,5%).
Nel 2023, gli aumenti più significativi sono stimati per le microimprese (dal 2,4% al 3,3%) e le grandi imprese (dall’1% all’1,9%). Anche le imprese manifatturiere (dall’1,7% al 2,8%), in particolare quelle di medie dimensioni (dallo 0,9% al 2,4%), e le imprese del Mezzogiorno (dal 2,8% al 4,0%) sono attese in forte peggioramento, con le microimprese che registrano il peggioramento più significativo (dal 2,9% al 4,2%). Alla fine del periodo di previsione, nel 2025, il tasso di deterioramento del credito dovrebbe tornare a valori simili o inferiori a quelli del 2023 in tutte le categorie dimensionali delle imprese.
A livello settoriale, la situazione è più diversificata, con i settori delle costruzioni e dell’agricoltura che dovrebbero peggiorare rispetto al 2023 (rispettivamente dal 2,9% al 3,3% e dal 2,8% al 3,2%). I tassi di deterioramento del credito saranno superiori ai livelli pre-Covidio in tutte le categorie dimensionali, mentre il settore delle costruzioni sarà l’unico a mostrare livelli inferiori rispetto al 2019 (3,3% contro 4,0%). A livello regionale, il Sud Italia è l’unica area con un tasso di deterioramento ridotto rispetto al 2019 (3,9% rispetto al 4,2% del 2019).
Questi, in sintesi, i principali risultati dell’Outlook Abi-Cerved, che fornisce stime sui flussi di crediti deteriorati delle imprese nel 2023, con disaggregazioni dettagliate per dimensione, settore e area geografica, e previsioni fino al 2025. La strada che attende le imprese italiane appare impegnativa, segnata da un crescente deterioramento del credito e da incertezze economiche. Strategie e misure efficaci saranno fondamentali per navigare con successo in queste acque agitate.