La proposta del Governo italiano sui crediti deteriorati “potrebbe infliggere danni collaterali significativi al mercato italiano degli NPL”. Il giudizio, forte e chiaro, è di Scope Ratings che, in un documento pubblicato ieri, avverte l’Italia sulle possibili conseguenze negative che potrebbero essere determinate dalla proposta di legge sui crediti deteriorati, che sta facendo molto discutere. “La proposta non avrebbe un impatto immediato sulla qualità creditizia delle banche, ma gli effetti a catena della sua natura retroattiva potrebbero causare danni significativi al mercato degli NPL – si legge nel documento – La natura retroattiva ha creato grande preoccupazione tra gli investitori e tra i vari soggetti che partecipano a questo mercato, pertanto è probabile che l’interesse per le transazioni italiane di NPL crolli, scontando il prezzo di quest’incertezza”.
“Ci aspettiamo, tuttavia, che la proposta abbia un impatto limitato sulle performance delle cartolarizzazioni di NPL italiane. La determinazione dei prezzi di riacquisto è soggetta a interpretazione, ma si può dedurre che i debitori pagherebbero la media del prezzo del portafoglio a cui appartengono i prestiti come percentuale del valore contabile lordo più un premio. Questa definizione andrebbe a vantaggio di alcuni mutuatari ma penalizzerebbe altri, indipendentemente dalla loro capacità di pagare il prezzo dell’opzione.
Inoltre, gli analisti di Scope Ratings ritengono che soltanto “una quota relativamente piccola di debitori sarebbe in grado di esercitare questa opzione perché sarebbe molto difficile da implementare”. Infine, il contenuto e le formalità del processo di notifica potrebbero innescare contenziosi da parte dei debitori, che allungherebbero ulteriormente i tempi di risoluzione.
Il documento si conclude con un invito alla chiarezza: “Prevediamo ritardi nei flussi di cassa delle transazioni fino a quando la proposta non verrà approvata o respinta”.
Forse è per questo che qualche giorno fa, al Forum Ambrosetti di Cernobbio il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva precisato che al momento le soluzioni allo studio sono diverse e che la proposta finale dovrà essere condivisa da tutta la maggioranza e discussa con gli operatori di mercato. Per ora il focus sembra essere quello degli artigiani e delle piccole imprese, che hanno crediti incagliati inferiori a 1 milione, per consentirgli di rientrare pienamente in attività, visto che “sono alla base del nostro sistema sociale”.
Intanto dal Centro studi di Unimpresa arrivano dati non proprio tranquilli sulla situazione dei crediti deteriorati nel nostro Paese. Secondo il report sugli NPL, stilato sulla base dei dati della Banca d’Italia, sarebbero quasi 38 miliardi i prestiti bancari non rimborsati dalle aziende italiane. Sul totale dei prestiti non ripagati regolarmente dalle aziende e dalle imprese familiari italiane circa 14,4 miliardi corrispondono a sofferenze, 21,8 miliardi a inadempienze probabili e 1,2 miliardi sono, invece, rate scadute. Il record è delle imprese della Lombardia, dove gli arretrati dei finanziamenti valgono, con oltre 9 miliardi, il 24,5% del totale nazionale. A seguire, nella speciale classifica delle “regioni più indebitate”, ci sono Lazio, con 5 miliardi e 500 milioni (15%), ed Emilia Romagna con 3,4 miliardi (9,1%). La Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, le tre regioni più virtuose. “I crediti deteriorati delle imprese vanno tenuti sotto controllo per due ragioni – spiega il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora – la prima è che la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate e questo vuol dire, nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze relativi ai rimborsi; il secondo motivo riguarda i tassi in crescita sui nuovi prestiti cioè condizioni di accesso al credito sempre più sfavorevoli per le imprese. Si tratta di un mix pericolosissimo per l’economia italiana, un allarme liquidità che mi pare fortemente sottovalutato”.
La proposta del Governo italiano sui crediti deteriorati “potrebbe infliggere danni collaterali significativi al mercato italiano degli NPL”. Il giudizio, forte e chiaro, è di Scope Ratings che, in un documento pubblicato ieri, avverte l’Italia sulle possibili conseguenze negative che potrebbero essere determinate dalla proposta di legge sui crediti deteriorati, che sta facendo molto discutere. “La proposta non avrebbe un impatto immediato sulla qualità creditizia delle banche, ma gli effetti a catena della sua natura retroattiva potrebbero causare danni significativi al mercato degli NPL – si legge nel documento – La natura retroattiva ha creato grande preoccupazione tra gli investitori e tra i vari soggetti che partecipano a questo mercato, pertanto è probabile che l’interesse per le transazioni italiane di NPL crolli, scontando il prezzo di quest’incertezza”.
“Ci aspettiamo, tuttavia, che la proposta abbia un impatto limitato sulle performance delle cartolarizzazioni di NPL italiane. La determinazione dei prezzi di riacquisto è soggetta a interpretazione, ma si può dedurre che i debitori pagherebbero la media del prezzo del portafoglio a cui appartengono i prestiti come percentuale del valore contabile lordo più un premio. Questa definizione andrebbe a vantaggio di alcuni mutuatari ma penalizzerebbe altri, indipendentemente dalla loro capacità di pagare il prezzo dell’opzione.
Inoltre, gli analisti di Scope Ratings ritengono che soltanto “una quota relativamente piccola di debitori sarebbe in grado di esercitare questa opzione perché sarebbe molto difficile da implementare”. Infine, il contenuto e le formalità del processo di notifica potrebbero innescare contenziosi da parte dei debitori, che allungherebbero ulteriormente i tempi di risoluzione.
Il documento si conclude con un invito alla chiarezza: “Prevediamo ritardi nei flussi di cassa delle transazioni fino a quando la proposta non verrà approvata o respinta”.
Forse è per questo che qualche giorno fa, al Forum Ambrosetti di Cernobbio il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva precisato che al momento le soluzioni allo studio sono diverse e che la proposta finale dovrà essere condivisa da tutta la maggioranza e discussa con gli operatori di mercato. Per ora il focus sembra essere quello degli artigiani e delle piccole imprese, che hanno crediti incagliati inferiori a 1 milione, per consentirgli di rientrare pienamente in attività, visto che “sono alla base del nostro sistema sociale”.
Intanto dal Centro studi di Unimpresa arrivano dati non proprio tranquilli sulla situazione dei crediti deteriorati nel nostro Paese. Secondo il report sugli NPL, stilato sulla base dei dati della Banca d’Italia, sarebbero quasi 38 miliardi i prestiti bancari non rimborsati dalle aziende italiane. Sul totale dei prestiti non ripagati regolarmente dalle aziende e dalle imprese familiari italiane circa 14,4 miliardi corrispondono a sofferenze, 21,8 miliardi a inadempienze probabili e 1,2 miliardi sono, invece, rate scadute. Il record è delle imprese della Lombardia, dove gli arretrati dei finanziamenti valgono, con oltre 9 miliardi, il 24,5% del totale nazionale. A seguire, nella speciale classifica delle “regioni più indebitate”, ci sono Lazio, con 5 miliardi e 500 milioni (15%), ed Emilia Romagna con 3,4 miliardi (9,1%). La Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, le tre regioni più virtuose. “I crediti deteriorati delle imprese vanno tenuti sotto controllo per due ragioni – spiega il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora – la prima è che la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate e questo vuol dire, nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze relativi ai rimborsi; il secondo motivo riguarda i tassi in crescita sui nuovi prestiti cioè condizioni di accesso al credito sempre più sfavorevoli per le imprese. Si tratta di un mix pericolosissimo per l’economia italiana, un allarme liquidità che mi pare fortemente sottovalutato”.