Molti portafogli NPE cartolarizzati nel passato ed oggi in gestione agli special servicer presentano performance inferiori alle previsioni dei business plan. E’ ancora possibile recuperare il gap? Quali sono le strategie più efficaci da adottare?
A.R. Sicuramente il contesto geopolitico in cui ci troviamo va a toccare una serie di parametri che inevitabilmente rendono più difficile il recupero dei crediti, e mi riferisco soprattutto al rialzo dei tassi di interesse e alla scarsa disponibilità di liquidità. In queste situazioni una delle strategie per mitigare i danni e cercare di ridurre questo gap, soprattutto nella parte in cui è ancora possibile recuperare, è quella di acquistare tempo. Accanirsi verso la chiusura “forzata” delle posizioni può essere controproducente e portare a delle perdite definitive difficili da recuperare, mentre bisognerebbe spostare il più possibile il focus dalla logica del collateral alla capacità di reddito delle controparti. Questo permette di riposizionarsi anche accettando condizioni di rinegoziazione o di rientro parziale, che sarebbero fuori luogo in un contesto normale, ma che in questo caso aiutano a spostare in avanti il rientro definitivo del collateral permettendo nel frattempo di avere comunque un discreto livello di cassa.
Al recente Convegno CvSpringDay tenutosi lo scorso marzo a Palazzo Mezzanotte, Lei ha fatto riferimento al nuovo concetto Algo-Firm per la creazione di valore. Come si contestualizza questa visione innovativa di azienda nel contesto del servicing e della credit distressed industry?
A.R. Un concetto di fondo che va ribadito come premessa a questo discorso è che gli algoritmi e gli strumenti analitici di cui disponiamo oggi sono sempre configurati come supporto alle persone e non in loro sostituzione. Come è noto Cerved è entrato nel Gruppo ION, che è tra i principali fornitori di tecnologia per il settore finanziario, ed abbiamo di conseguenza sviluppato una sensibilità maggiore verso il valore dei dati proprietari e verso l’utilizzo di questi per lo sviluppo di algoritmi che supportano decisioni ed azioni. Il mondo degli NPE, e in particolare degli NPL, è ancora molto analogico; il percorso per portarlo in un dominio digitale prevede la strutturazione di work flow operativi sugli ambiti principali di azione attraverso il tracciamento accurato dei dati e lo sviluppo, di conseguenza, di algoritmi che permettano di prevedere quello che succederà in funzione di quello che è successo. Questa, secondo noi, è la grande potenzialità dell’Intelligenza Artificiale che permetterebbe quindi un ribaltamento del modello tradizionale di questo settore che prevede la presenza di un gestore unico che funziona come una sorta di CPU umana. Una delle cose che stiamo cercando di fare è quella di lasciare la gestione degli asset più complessi nelle mani del gestore principale, strutturando dei modelli di gestione più analitici attorno alle posizioni più semplici e creando degli hub specializzati per tutte le altre attività di supporto. Il presupposto per tutto questo è stata un’analisi che abbiamo condotto sul tempo-gestore e che ci ha permesso di capire che i gestori spendono appena il 25-30% del loro tempo in attività dal valore aggiunto mentre tutto il resto delle energie viene assorbito da attività collaterali. Se i gestori si concentrassero soltanto sulle attività corporate, aumentando ancora di più il proprio livello di specializzazione e venendo supportati da hub laterali per tutte le altre attività, avremmo come risultato un processo altamente controllato e performante.
Crescite rapide e significative degli asset under management richiedono paralleli incrementi in nuove risorse umane e competenze diversificate. Quali sono le strategie ed i progetti adottati dal vostro gruppo in tema di training & recruitment?
A.R. Il tema delle competenze nella credit industry è un tema chiave visto che il settore ha una storia lunga appena una decina di anni, essendosi sviluppato in modo industriale dopo il 2010. A tal proposito Cerved ha istituito dal 2018 un Accademy attraverso cui assumiamo stabilmente ogni anno dalle 20 alle 40 persone, soprattutto giovani neo laureati, che andiamo ad inserire in percorsi formativi altamente qualificati e performanti, che poi trovano uno sbocco in tutti i rami della nostra azienda. Questo progetto rappresenta un pilastro della nostra organizzazione che non abbiamo mai abbandonato, neanche durante la pandemia, né tanto meno in momenti complicati per l’azienda. Ci teniamo a portarlo avanti con percorsi di formazione strutturati, che prevedono il supporto di coach e mentor di elevato livello. Inoltre siamo in grado di offrire un ambiente moderno, positivo e stimolante, che mette al centro il concetto di work life balance ed è assolutamente attento alle tematiche inclusive e di qualità della vita.
Molti portafogli NPE cartolarizzati nel passato ed oggi in gestione agli special servicer presentano performance inferiori alle previsioni dei business plan. E’ ancora possibile recuperare il gap? Quali sono le strategie più efficaci da adottare?
A.R. Sicuramente il contesto geopolitico in cui ci troviamo va a toccare una serie di parametri che inevitabilmente rendono più difficile il recupero dei crediti, e mi riferisco soprattutto al rialzo dei tassi di interesse e alla scarsa disponibilità di liquidità. In queste situazioni una delle strategie per mitigare i danni e cercare di ridurre questo gap, soprattutto nella parte in cui è ancora possibile recuperare, è quella di acquistare tempo. Accanirsi verso la chiusura “forzata” delle posizioni può essere controproducente e portare a delle perdite definitive difficili da recuperare, mentre bisognerebbe spostare il più possibile il focus dalla logica del collateral alla capacità di reddito delle controparti. Questo permette di riposizionarsi anche accettando condizioni di rinegoziazione o di rientro parziale, che sarebbero fuori luogo in un contesto normale, ma che in questo caso aiutano a spostare in avanti il rientro definitivo del collateral permettendo nel frattempo di avere comunque un discreto livello di cassa.
Al recente Convegno CvSpringDay tenutosi lo scorso marzo a Palazzo Mezzanotte, Lei ha fatto riferimento al nuovo concetto Algo-Firm per la creazione di valore. Come si contestualizza questa visione innovativa di azienda nel contesto del servicing e della credit distressed industry?
A.R. Un concetto di fondo che va ribadito come premessa a questo discorso è che gli algoritmi e gli strumenti analitici di cui disponiamo oggi sono sempre configurati come supporto alle persone e non in loro sostituzione. Come è noto Cerved è entrato nel Gruppo ION, che è tra i principali fornitori di tecnologia per il settore finanziario, ed abbiamo di conseguenza sviluppato una sensibilità maggiore verso il valore dei dati proprietari e verso l’utilizzo di questi per lo sviluppo di algoritmi che supportano decisioni ed azioni. Il mondo degli NPE, e in particolare degli NPL, è ancora molto analogico; il percorso per portarlo in un dominio digitale prevede la strutturazione di work flow operativi sugli ambiti principali di azione attraverso il tracciamento accurato dei dati e lo sviluppo, di conseguenza, di algoritmi che permettano di prevedere quello che succederà in funzione di quello che è successo. Questa, secondo noi, è la grande potenzialità dell’Intelligenza Artificiale che permetterebbe quindi un ribaltamento del modello tradizionale di questo settore che prevede la presenza di un gestore unico che funziona come una sorta di CPU umana. Una delle cose che stiamo cercando di fare è quella di lasciare la gestione degli asset più complessi nelle mani del gestore principale, strutturando dei modelli di gestione più analitici attorno alle posizioni più semplici e creando degli hub specializzati per tutte le altre attività di supporto. Il presupposto per tutto questo è stata un’analisi che abbiamo condotto sul tempo-gestore e che ci ha permesso di capire che i gestori spendono appena il 25-30% del loro tempo in attività dal valore aggiunto mentre tutto il resto delle energie viene assorbito da attività collaterali. Se i gestori si concentrassero soltanto sulle attività corporate, aumentando ancora di più il proprio livello di specializzazione e venendo supportati da hub laterali per tutte le altre attività, avremmo come risultato un processo altamente controllato e performante.
Crescite rapide e significative degli asset under management richiedono paralleli incrementi in nuove risorse umane e competenze diversificate. Quali sono le strategie ed i progetti adottati dal vostro gruppo in tema di training & recruitment?
A.R. Il tema delle competenze nella credit industry è un tema chiave visto che il settore ha una storia lunga appena una decina di anni, essendosi sviluppato in modo industriale dopo il 2010. A tal proposito Cerved ha istituito dal 2018 un Accademy attraverso cui assumiamo stabilmente ogni anno dalle 20 alle 40 persone, soprattutto giovani neo laureati, che andiamo ad inserire in percorsi formativi altamente qualificati e performanti, che poi trovano uno sbocco in tutti i rami della nostra azienda. Questo progetto rappresenta un pilastro della nostra organizzazione che non abbiamo mai abbandonato, neanche durante la pandemia, né tanto meno in momenti complicati per l’azienda. Ci teniamo a portarlo avanti con percorsi di formazione strutturati, che prevedono il supporto di coach e mentor di elevato livello. Inoltre siamo in grado di offrire un ambiente moderno, positivo e stimolante, che mette al centro il concetto di work life balance ed è assolutamente attento alle tematiche inclusive e di qualità della vita.