Lo scorso 16 giugno la Corte di Cassazione è tornata ancora una volta sul delicato tema del bilanciamento tra il diritto del creditore a richiedere il pagamento del debito e l’aspettativa del debitore di vedere esercitata correttamente l’azione di recupero. L’oggetto del contendere è stato il numero di telefonate effettuate dalla società di recupero crediti per contattare il debitore al fine di trovare una soluzione bonaria.
Come ha ricordato il Presidente di UNIREC Marcello Grimaldi, “un sicuro parametro di riferimento per individuare un modello di correttezza nell’azione delle agenzie di recupero è costituito dal Codice di condotta, adottato dal Forum Unirec-Consumatori che, nel regolare i contatti del debitore e di terzi, fissa il limite di un colloquio effettivo al giorno e massimo tre la settimana”. Grimaldi ricorda che si fa riferimento a “colloqui effettivi”, in cui l’operatore si è effettivamente intrattenuto con l’interlocutore, poiché i tentativi andati a vuoto non rilevano – né potrebbe essere diversamente – ai fini del rispetto dei limiti imposti dal Codice di condotta.
Anche perché, sottolinea ancora Grimaldi “evitare di rispondere al telefono non costituisce una via efficace per non adempiere alle proprie obbligazioni. Il protrarsi dell’inadempimento e il rifiuto di dialogo con chi propone una soluzione conciliativa, espone irrimediabilmente il debitore a conseguenze ben più gravi non solo per l’aggravio delle spese e degli interessi, ma anche – e soprattutto – perché a quel punto il creditore potrebbe decidere di procedere al pignoramento”.
Ed è proprio questo il punto su cui hanno posto l’attenzione anche le Associazioni dei consumatori aderenti al Forum Unirec-Consumatori. Se passa il messaggio per cui anche il semplice tentativo di contatto con il debitore viene considerato molestia, che fine fa il naturale diritto di difesa del cittadino in sede negoziale? Il rischio è che si salti questo passaggio di dialogo costruttivo per andare direttamente all’azione legale?
Credit Village ha posto la domanda all’Avvocato Antonella Nanna di Federconsumatori, in qualità di Vicepresidente del Forum Unirec-Consumatori. “I contatti che le società a tutela del credito tentano con i debitori più che apparire come un tentativo di disturbo sono finalizzati al raggiungimento di una risoluzione negoziale delle situazioni debitorie. E’ proprio nella fase del contatto tra le due parti che, laddove si crea un rapporto di dialogo, che il debitore può ottenere tutte le informazioni e la documentazione necessarie a capire la natura del suo debito, ad inquadrarne le causali ed a trovare insieme alla controparte una soluzione condivisa. Tutto questo con l’obiettivo di evitare l’azione esecutiva in Tribunale. Deve passare il messaggio che ogni tentativo di contatto, che va effettuato nel rispetto della privacy come stabilito dal Codice di condotta elaborato proprio insieme alle Associazioni dei consumatori, va considerato in senso propositivo, come un tentativo di risolvere una situazione di criticità. L’alternativa sarebbe molto peggiore, ovvero la richiesta da parte della società che riceve il mandato per il recupero, di attivare fin da subito un decreto ingiuntivo. Questo costringerebbe il debitore a trovarsi immediatamente un avvocato, sostenendo delle spese per essere difeso e prevenire situazioni più spiacevoli. Bisogna capire che le criticità aumentano quando, invece di una telefonata arriva direttamente un decreto ingiuntivo la cui conseguenza potrebbe essere anche un pignoramento immediato. Il Forum Unirec-Consumatori è nato proprio nell’intento di avere un confronto quotidiano sulle eventuali problematiche che si possono creare nella gestione di questo rapporto, per prevenire eventuali situazioni spiacevoli, nel rispetto dei ruoli di ciascuno e del sacrosanto principio che i debiti vanno pagati. Oltre alla fase amichevole, in cui si può avviare un dialogo per conoscere la propria situazione ed arrivare ad una soluzione condivisa, abbiamo previsto anche un meccanismo di tutela successiva (ex post) attraverso lo strumento della conciliazione che consente al consumatore di contestare una situazione che non condivide o che magari non considera in linea con il Codice di condotta.
Purtroppo questo settore pone particolare attenzione anche alla luce della crisi economica che sta facendo aumentare le situazioni debitorie. Per gestire queste situazioni è necessario pianificare un percorso comune affinché si abbia una tutela effettiva del consumatore. Spesso di fronte a colui che ci viene a richiedere un debito, la reazione naturale è quella di scappare ma bisogna ribaltare questa logica partendo dal presupposto che gli obblighi pecuniari vanno onorati e bisogna cercare di avere un rapporto costruttivo. Per il futuro mi aspetto che il rapporto tra le Associazioni dei consumatori e le società di recupero crediti si affini ancora di più affinché passi il messaggio che questi contatti non debbano essere considerati come un momento di disturbo, ma come un’occasione per avere un piano di rientro più ampio o una soluzione negoziale più vicina alle esigenze del debitore e prevenire ulteriori azioni”.
“Con le società di recupero crediti abbiamo lavorato per tanti anni a costruire un rapporto improntato al rispetto delle tutele e dei diritti dei debitori sia ex ante che ex post – ha aggiunto Ovidio Marzaioli del Movimento Consumatori, consigliere del Forum Unirec-Consumatori – In questo percorso siamo arrivati a stabilire mezzi alternativi di risoluzione delle situazioni di criticità che permettono di arrivare ad una soluzione nell’interesse di entrambe le parti, senza arrivare all’azione giudiziaria. Ricordiamoci che la strategia migliore è quella di prendere atto della propria situazione e cercare di risolverla il prima possibile, mentre posticipare o far finta di nulla porta solo ad inasprire eventuali criticità. Purtroppo, in questo caso, ci è sembrato che la sentenza avesse più un obiettivo sanzionatorio riguardo al non rispetto del numero di telefonate previste dal Codice di condotta, tralasciando completamente il fatto che sul piano tecnico esistono degli strumenti alternativi di risoluzione che non sono stati proprio presi in considerazione. La presenza del Codice di condotta di settore e una lunga tradizione di mancata sanzione da parte dell’Antitrust avrebbe dovuto avere un peso maggiore nella decisione finale. E’ innegabile che ormai da diverso tempo le società di recupero crediti non vengano più sanzionate per comportamenti scorretti grazie proprio al rapporto che si è costruito con le Associazioni dei consumatori in questi anni”.
Lo scorso 16 giugno la Corte di Cassazione è tornata ancora una volta sul delicato tema del bilanciamento tra il diritto del creditore a richiedere il pagamento del debito e l’aspettativa del debitore di vedere esercitata correttamente l’azione di recupero. L’oggetto del contendere è stato il numero di telefonate effettuate dalla società di recupero crediti per contattare il debitore al fine di trovare una soluzione bonaria.
Come ha ricordato il Presidente di UNIREC Marcello Grimaldi, “un sicuro parametro di riferimento per individuare un modello di correttezza nell’azione delle agenzie di recupero è costituito dal Codice di condotta, adottato dal Forum Unirec-Consumatori che, nel regolare i contatti del debitore e di terzi, fissa il limite di un colloquio effettivo al giorno e massimo tre la settimana”. Grimaldi ricorda che si fa riferimento a “colloqui effettivi”, in cui l’operatore si è effettivamente intrattenuto con l’interlocutore, poiché i tentativi andati a vuoto non rilevano – né potrebbe essere diversamente – ai fini del rispetto dei limiti imposti dal Codice di condotta.
Anche perché, sottolinea ancora Grimaldi “evitare di rispondere al telefono non costituisce una via efficace per non adempiere alle proprie obbligazioni. Il protrarsi dell’inadempimento e il rifiuto di dialogo con chi propone una soluzione conciliativa, espone irrimediabilmente il debitore a conseguenze ben più gravi non solo per l’aggravio delle spese e degli interessi, ma anche – e soprattutto – perché a quel punto il creditore potrebbe decidere di procedere al pignoramento”.
Ed è proprio questo il punto su cui hanno posto l’attenzione anche le Associazioni dei consumatori aderenti al Forum Unirec-Consumatori. Se passa il messaggio per cui anche il semplice tentativo di contatto con il debitore viene considerato molestia, che fine fa il naturale diritto di difesa del cittadino in sede negoziale? Il rischio è che si salti questo passaggio di dialogo costruttivo per andare direttamente all’azione legale?
Credit Village ha posto la domanda all’Avvocato Antonella Nanna di Federconsumatori, in qualità di Vicepresidente del Forum Unirec-Consumatori. “I contatti che le società a tutela del credito tentano con i debitori più che apparire come un tentativo di disturbo sono finalizzati al raggiungimento di una risoluzione negoziale delle situazioni debitorie. E’ proprio nella fase del contatto tra le due parti che, laddove si crea un rapporto di dialogo, che il debitore può ottenere tutte le informazioni e la documentazione necessarie a capire la natura del suo debito, ad inquadrarne le causali ed a trovare insieme alla controparte una soluzione condivisa. Tutto questo con l’obiettivo di evitare l’azione esecutiva in Tribunale. Deve passare il messaggio che ogni tentativo di contatto, che va effettuato nel rispetto della privacy come stabilito dal Codice di condotta elaborato proprio insieme alle Associazioni dei consumatori, va considerato in senso propositivo, come un tentativo di risolvere una situazione di criticità. L’alternativa sarebbe molto peggiore, ovvero la richiesta da parte della società che riceve il mandato per il recupero, di attivare fin da subito un decreto ingiuntivo. Questo costringerebbe il debitore a trovarsi immediatamente un avvocato, sostenendo delle spese per essere difeso e prevenire situazioni più spiacevoli. Bisogna capire che le criticità aumentano quando, invece di una telefonata arriva direttamente un decreto ingiuntivo la cui conseguenza potrebbe essere anche un pignoramento immediato. Il Forum Unirec-Consumatori è nato proprio nell’intento di avere un confronto quotidiano sulle eventuali problematiche che si possono creare nella gestione di questo rapporto, per prevenire eventuali situazioni spiacevoli, nel rispetto dei ruoli di ciascuno e del sacrosanto principio che i debiti vanno pagati. Oltre alla fase amichevole, in cui si può avviare un dialogo per conoscere la propria situazione ed arrivare ad una soluzione condivisa, abbiamo previsto anche un meccanismo di tutela successiva (ex post) attraverso lo strumento della conciliazione che consente al consumatore di contestare una situazione che non condivide o che magari non considera in linea con il Codice di condotta.
Purtroppo questo settore pone particolare attenzione anche alla luce della crisi economica che sta facendo aumentare le situazioni debitorie. Per gestire queste situazioni è necessario pianificare un percorso comune affinché si abbia una tutela effettiva del consumatore. Spesso di fronte a colui che ci viene a richiedere un debito, la reazione naturale è quella di scappare ma bisogna ribaltare questa logica partendo dal presupposto che gli obblighi pecuniari vanno onorati e bisogna cercare di avere un rapporto costruttivo. Per il futuro mi aspetto che il rapporto tra le Associazioni dei consumatori e le società di recupero crediti si affini ancora di più affinché passi il messaggio che questi contatti non debbano essere considerati come un momento di disturbo, ma come un’occasione per avere un piano di rientro più ampio o una soluzione negoziale più vicina alle esigenze del debitore e prevenire ulteriori azioni”.
“Con le società di recupero crediti abbiamo lavorato per tanti anni a costruire un rapporto improntato al rispetto delle tutele e dei diritti dei debitori sia ex ante che ex post – ha aggiunto Ovidio Marzaioli del Movimento Consumatori, consigliere del Forum Unirec-Consumatori – In questo percorso siamo arrivati a stabilire mezzi alternativi di risoluzione delle situazioni di criticità che permettono di arrivare ad una soluzione nell’interesse di entrambe le parti, senza arrivare all’azione giudiziaria. Ricordiamoci che la strategia migliore è quella di prendere atto della propria situazione e cercare di risolverla il prima possibile, mentre posticipare o far finta di nulla porta solo ad inasprire eventuali criticità. Purtroppo, in questo caso, ci è sembrato che la sentenza avesse più un obiettivo sanzionatorio riguardo al non rispetto del numero di telefonate previste dal Codice di condotta, tralasciando completamente il fatto che sul piano tecnico esistono degli strumenti alternativi di risoluzione che non sono stati proprio presi in considerazione. La presenza del Codice di condotta di settore e una lunga tradizione di mancata sanzione da parte dell’Antitrust avrebbe dovuto avere un peso maggiore nella decisione finale. E’ innegabile che ormai da diverso tempo le società di recupero crediti non vengano più sanzionate per comportamenti scorretti grazie proprio al rapporto che si è costruito con le Associazioni dei consumatori in questi anni”.